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operazione della guardia costiera

Corruzione e inquinamento al porto di Gaeta, quattro indagati

Danno erariale da un milione, sequestri per equivalente. Assunzioni pilotate

guardia costieraGAETA – Sono quattro gli indagati nell’inchiesta sul porto di Gaeta.  La Guardia Costiera ha visitato ieri gli uffici dell’Autorità portuale notificando l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, che prevede misure cautelari personali e reali. Sospeso dalle funzioni il dirigente dell’Ente. Sequestrati beni e danaro per un milione di euro.

I reati ipotizzati nell’inchiesta della Procura di Cassino sono gestione non autorizzata di rifiuti, falso ideologico, traffico illecito di rifiuti, violazione dell’autorizzazione allo scarico acque di prima pioggia, danneggiamento, getto pericoloso di cose e deturpamento di bellezze naturali. Gli indagati devono rispondere anche di corruzione, abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

RIFIUTI PERICOLOSI – Irregolarità nella movimentazione, gestione e stoccaggio nel porto di Gaeta di rottami ferrosi provenienti dal basso Lazio e dalla Campania, hanno dato il la alle indagini dopo una serie di esposti di privati cittadini e di associazioni. La verifica su un cumulo di circa 4.500 tonnellate di materiale depositato presso la banchina “Cicconardi” del porto di Gaeta, ha consentito di appurare che il prodotto dichiarato non era lo stesso di quello effettivamente conferito sulle banchine e che nel mucchio erano finite ben 9 tonnellate di rifiuti speciali. Da qui, l’inchiesta è proseguita per appurare le modalità di assegnazione delle aree portuali (che fanno parte del demanio marittimo) impiegate per lo stoccaggio dei materiali ed occupate per mesi in via esclusiva da parte di privati imprenditori.

IL PROFILO AMBIENTALE – “La vicinanza del prodotto contaminato alle acque del Golfo, nonché la mancata adozione delle necessarie precauzioni volte ad assicurare un idoneo stoccaggio e trattamento del materiale, comportava il rotolamento a mare di parte dello stesso e dei relativi ossidi di dilavamento” – si legge nella nota della Guardia Costiera. Un fatto su cui ha svolto accertamenti il Nucleo Subacquei della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto, intervenuto per i necessari accertamenti di carattere ambientale.

REATI CONTRO LA P.A. – Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, al porto di Gaeta venivano applicate tariffe per l’occupazione del pubblico demanio marittimo portuale dieci volte inferiori a quelle previste, per un mancato introito nelle casse dello Stato di circa un milione di euro. Venivano anche favoriti alcuni imprenditori privati, che operavano grazie a semplici autorizzazioni al posto delle obbligatorie concessioni demaniali (soggette a precise procedure ad evidenza pubblica a tutela della libera concorrenza). In cambio però venivano assunti amici e parenti. “Le condotte illecite avevano assunto nel tempo il carattere della sistematicità”.

Segnalata all’Autorità Giudiziaria, anche la violazione della normativa nazionale in materia di responsabilità amministrativa derivante da reato commesso da figure apicali dell’impresa (D. Lgs. 231/2001) da parte delle Società coinvolte ed avvantaggiatesi dai reati di “gestione non autorizzata di rifiuti”, “traffico illecito di rifiuti” e “corruzione per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio”, con pene pecuniarie massime previste, per i reati contestati, fino a 2.000.000 (due milioni) di Euro.

Al vaglio degli inquirenti la documentazione rinvenuta e sequestrata durante le perquisizioni.

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