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L’ultima sfida di Daniele Nardi sul ghiacciaio indiano Thalay Sagar

L'alpinista di Sezze in spedizione su una delle montagne più affascinanti del mondo

vettaLATINA – Daniele Nardi con  Alex Txikon,  Txus Lizarraga, Adrian Legarra, Ekaitz Maiz e Felix Criadopartiti sul Thalay Sagar. E’ l’ultima parete scalata dall’alpinista di Sezze e fa spavento solo a vederla fotografata. La spedizione partita a fine agosto su una delle montagne più affascinanti del mondo (la seconda più alta sul versante meridionale del ghiacciaio Gangotri) si è conclusa a metà settembre: “La vetta non è stata raggiunta, ma la squadra può ritenersi comunque soddisfatta per il lavoro svolto lungo la via nel pilastro sul versante nordovest, a destra della via tedesca (Harvest Moon, 2004), chiamata “Beats of Freedom” (Battiti di libertà) 700m + 520m M5/6, A3, WI4+”, si legge in un comunicato ufficiale.
Il perché è facile intuirlo se si considera che “non c’è un modo semplice per raggiungere la vetta del Thalay Sagar a 6904 metri. L’arrampicata è esposta e impegnativa e percorrere ogni sua via rappresenta un premio prezioso per qualsiasi alpinista”, assicurano dalla spedizione. Le difficoltà peggiori per superare la famigerata banda di scisti, fatta di rocce che si sfaldano, in prossimità della vetta.

DOVE SONO ARRIVATI – “La parete scalata è alta circa 900/1000m ed è composta  – spiegano gli scalatori – di due parti: la prima parte è un pendio di ghiaccio con pendenze tra i 60 e gli 80 gradi poggiato su una parete di granito; la seconda parte è una vera e propria parete di roccia verticale ed a volte strapiombante”.

IL LIMITE – C’è una terza parte di parete che si ricongiunge alla via normale della montagna che la squadra non ha scalato terminando cosi la via all’imbocco della via normale e cioè sul colle a 6450m.

 

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