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IL CASO

I funerali di Benito Di Fazio a Sperlonga, dopo i fischi al parroco, l’Arcidiocesi si scusa

"Non volevamo prendere le distanze dall'impegno politico del defunto"

di-fazio

Benito Di Fazio

SPERLONGA – Diventano un caso le esequie di Benito Di Fazio, il politico di Sperlonga che si è distinto per le sue battaglie per la legalità e il rispetto delle regole, morto sabato all’ospedale Goretti di Latina dopo una caduta in casa. Ieri, nella chiesa  di Santa Maria Assunta in Cielo, la decisione del parroco Don Gaetano Manzo di interrompere l’elogio funebre dell’amico del defunto, Nicola Reale ha suscitato l’indignazione di molti presenti  che hanno fischiato il sacerdote e abbandonato la Messa.
Prima della celebrazione eucaristica il parroco aveva autorizzato la lettura del ricordo da parte di Reale, avendo però voluto prima leggerla, e avendo suggerito una versione abbreviata. Quando si è accorto che le parti del testo “tagliate”, venivano lette ugualmente, ha voluto rimarcare che i patti non erano stati rispettati. Un rimprovero apparso ai presenti troppo lungo, superfluo e sconveniente, oltretutto mentre la salma attendeva di essere benedetta e i familiari erano in lacrime per il dolore della perdita.

Don Gaetano Manzo

Don Gaetano Manzo

La grande rilevanza mediatica che l’episodio ha avuto, ha spinto oggi l’Arcidiocesi di Gaeta a inviare una nota  nella quale si difende Don Gaetano, ma si chiede scusa per l’accaduto: “Il messaggio preparato era troppo lungo e affrontava i temi più vari, in ambito personale, sociale e politico e si era dunque concordato di leggere solo i passaggi più familiari”,  riferisce la nota che aggiunge: “Dinanzi alla lettura integrale del messaggio, don Gaetano ha fatto un breve chiarimento che non riguardava il contenuto del testo, ma la lettura integrale e il suo uso nel contesto liturgico. Don Gaetano Manzo è conosciuto da tutti come uomo mite, pacato e moderato e le sue parole non intendevano sminuire la figura dell’ingegner Di Fazio, ma richiamare tutti al senso liturgico delle esequie cristiane”.

Ma quello che non va giù alla Curia è che in qualche modo la Chiesa pontina sia stata rappresentata come “collusa con la mafia” dal momento che è stato proprio sulle parole che rimarcavano la lotta di Di Fazio alla mentalità mafiosa che si  consumato la rottura: “Qui  nascono nuovi presidi di giustizia e di libertà frutto della collaborazione tra parrocchie, oratori, scuole e associazioni del mondo civile, tra le quali l’Associazione Libera Contro le Mafie e l’Associazione Caponnetto. Sono una prova di tale impegno la recente nascita della Carta di Fondi e il lavoro quotidiano di laici e sacerdoti a favore di una società improntata sulla giustizia e la pace che viene dal Vangelo”, scrive ancora l’Arcidiocesi.

Dunque L’Arcidiocesi di Gaeta e don Gaetano Manzo, si rammaricano per l’accaduto “e per gli effetti involontari della vicenda, il più grave dei quali è aver dato l’impressione di aver preso le distanze dall’impegno sociale e politico di uomo che ha segnato la storia della comunità sperlongana”. Sul fatto che l’effetto più grave dell’atteggiamento di Don Gaetano sia stato questo, concordiamo pienamente.

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