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DI E CON ANGELA IANTOSCA

In attesa dei risultati elettorali francesi

Viaggio a Nizza dove la ferita è ancora aperta

Sono stata a Nizza in questi giorni. Ho parlato con i ragazzi e la gente e ho trovato che la ferita è ancor aperta. E allora, come sempre, come in qualsiasi altre parte della terra, e come in Italia, ho dovuto constatare che i riflettori si accendono sui luoghi quando accadono fatti eclatanti.
Di Nizza e di quella strada sul mare, la Promenade, ne abbiamo sentito parlare tanto. Abbiamo visto i fiori. Abbiamo sentito i racconti dei sopravvissuti.
Poi le telecamere sono andate via, i riflettori si sono spenti e abbiamo pensato che tutto era finito lì, che la ferita si sarebbe ricucita…
perché in fondo basta non vederle le cose per pensare che vada tutto bene.
Ma la gente rimane lì, nei luoghi feriti, e la ferita se la porta dento.
Chi abita lì parla di un prima e dopo attentato. Non è più come una volta la città.
Mi raccontano che nelle ore immediatamente sucessive c’era addirittura chi rubava i telefonini a chi giaceva su quel marciapiede senza vita. Scene impensabili per la ricca e civilissima città che si affaccia sul mare, protetta dalle sue colline e dalla libera Francia.
i ragazzi non ne vogliono parlare di quella giornata. Ogni rumore anormalo li fa sobbalzare. Ci vorrà del tempo per ritrovare la normalità.
Ma davvero sarò possibile ritrovarla? Mazzi di fiori sono appoggiati lì, freschi, in memoria di…
Mentre lo spettro delle elezioni aleggia sulla città e sui francesi. Ma anche di questo, soprattutto i ragazzi non vogliono parlare. Mi colpisce questo silenzio.
Cosa accadrà alla Francia? L’Europa osserva e attende. E anche noi, preoccupati…

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