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Centro di Alta Diagnostica, i tempi si allungano: il Consiglio comunale vuole un parere indipendente

La Fondazione Roma: "Il nostro progetto vale 8 milioni e l'apparecchio sarebbe l'unico esistente in Italia". Dead line: marzo 2018. Bisogna correre

LATINA –  Il consiglio comunale di Latina ha deciso all’unanimità di dare mandato a un gruppo di esperti, terzo rispetto alle parti in causa (e dunque presumibilmente imparziale) di mettere a confronto e giudicare la proposta della Fondazione Roma di realizzare il progetto del Centro di Alta Diagnostica per Immagini regalando al capoluogo un macchinario diverso rispetto a quello previsto dalla convenzione firmata alcuni anni fa. Un giudizio che dovrebbe arrivare in tempi da record se non si vuole perdere anche questa nuova opportunità, dal momento che la Fondazione vorrebbe inaugurato il Centro di Alta Diagnostica, nei locali ristrutturati alle spalle della Facoltà di Medicina, entro marzo, prima della scadenza dell’attuale presidenza che vede al vertice il cittadino onorario di Latina Professor Emanuele Emmanuele.

Un pool di esperti – si dirà – per giudicare un “regalo” da 8 milioni di euro? Ma non valeva invece il detto che a caval donato non si guarda in bocca? E avere un servizio a Latina che attualmente non esiste, non è  – quale che sia la verità ultima sui macchinari  – un vantaggio per la città e per l’utenza visto che non si tratta di spazzatura? “Con una convenzione in essere il Comune e la Provincia (che ha speso 800 mila euro per ristrutturare i locali) sono tenuti a garantire i cittadini circa il rispetto dell’accordo”, spiega fuori dall’aula la consigliera comunale del Pd Nicoletta Zuliani. E per garantire tutti, è chiaro che qualcuno deve dire che, anche “rimodulato”, il progetto resta unico e farà di Latina un centro di eccellenza.  Lo ha detto nel suo intervento il consigliere regionale Enrico Forte, capogruppo del Pd a Latina.

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LA FONDAZIONE ROMA: RM 3 TESLA UNICA IN ITALIA – Lo assicurano intanto gli esperti della Fondazione Sanità e Ricerca, il braccio della Fondazione Roma che si occupa di questi temi, che hanno parlato oggi in consiglio comunale spiegando che i macchinari di cui si parla sono avanzatissimi e che Latina sarà il primo polo ad averli in Italia e il secondo in Europa.

“Il progetto non cambia, è stato rimodulato come accade quando il tempo passa e la tecnologia appare superata. Era un progetto ben fatto sei anni fa, ma sul territorio ci si è mossi molto lentamente e siccome parliamo di alta tecnologia, così come avanzano telefonini e televisori, avanza anche la tecnologia medica e diagnostica. Fondazione Roma spenderà 8 milioni di euro circa per questo Centro assicurando apparecchiature di altissimo livello  – spiega  il professor Ettore Squillaci, docente universitario a Tor Vergata, l’università accusata di voler scippare il progetto a Latina  – e la disponibilità di questa nuova Risonanza Magnetica 3 Tesla diversa da tutte le altre e mai montata prima in Italia, garantisce che sia mantenuta l’unicità del progetto”. Ma per parlare ai cittadini, a che cosa servirà la Rm 3 Tesla Prisma e che cosa invece era la Pet Rm3 Tesla?

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LA SAPIENZA, OPPORTUNITA’ DA NON PERDERE – L’università Sapienza non si schiera ufficialmente, ma di fatto lo fa, spiegando che permane l’interesse universitario a fare ricerca (uno dei compiti principali che il Centro di Alta Diagnostica è chiamato a svolgere) e che “in un momento come questo i fondi per la ricerca e per le attrezzature non sono affatto facili da trovare,  e che dunque l’offerta della Fondazione Roma sembra proprio un’occasione da non perdere” . Il parere è stato espresso nel corso dell’assise dal professor Carlo Della Rocca, medico morfologo e delegato del Rettore per il Polo Pontino della Sapienza. “Non sono radiologo e non voglio dire se questo progetto è meglio o peggio del precedente, so però che le apparecchiature sono soggette a rapida obsolescenza e che nessuno si stupisce se l’idea cambia e un progetto deve essere rimodulato. Quando i tempi poi sono lunghi, per avere il meglio bisogna avere flessibilità. Ciò che si propone adesso è una tecnologia che ha un vantaggio di maggiore risoluzione e che consente di acquisire anche immagini di organi in movimento, e questo apre nuovi scenari. Sicuramente queste cose che vengono proposte sono un’ importante evoluzione tecnologica, ma se aspettiamo ancora un po’ sarà superata anche quella”.

QUELLI DEL COMITATO – Nel frattempo si è costituito un gruppo che si definisce “comitato promotore”, un gruppo di persone di che più che promuovere vorrebbe congelare l’accordo tra Provincia, Comune, Sapienza e Fo­ndazione Roma “che è ad oggi  – spiegano in una nota – l’unica certezza e ha validità giuridicamente vincolante” . Si dicono comunque soddisfatti per l’ulteriore perizia decisa dal Consiglio comunale “ris­petto a quella che oggi in consiglio sembrava essere una consulenza di parte della corrente roma­na di Fondazione Roma, presentata come per­izia scientifica oggettiva e indipendente”. Lo stesso comitato ha rivolto un appello al Presidente Prof. Emanuele Emmanuele “perché fa­ccia chiarezza rispe­tto alle diverse verità scientifiche susseguitesi nel tempo da parte della Fondazione. Solo dal mese di maggio in cui è arrivato il diniego regionale – tra l’altro superabile – infatti,  la Fondazione Roma ha sentito l’esigenza di aggiornare  il progetto iniziale togliendo di fatto la medicina nucleare e lasciando una sola risonanza di alta tecnologia, quando fino a maggio l’eccellenza era l’ibrido nelle stesso centro”.

Non resta che sperare che il parere ulteriore arrivi presto,  nel rispetto dei tempi celeri chiesti dalla Fondazione (che altrove in gener  trova porte aperte e tappeti rossi)  e che i cittadini non siano beffati per l’ennesima volta, perdendo un polo di ricerca e diagnostica, che, comunque la si metta, non riuscirebbero ad aver in altro modo.

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