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in via aspromonte

Gloria, la zia si difende e nega, il cognato non parla. Tracce di sangue in casa della coppia

Il gip Bortone alla presenza del sostituto Spinelli ha ascoltato i due indagati accusati di aver ucciso di botte la ragazza

LATINA – “Non la picchiavo e anzi quando vedevo i lividi di Gloria, lei minimizzava e mi tranquillizzava dicendo che non era nulla di cui preoccuparmi. Tanto passa, diceva”.  Loide Del Prete 39 anni ha riposto al gip Pierpaolo Bortone nell’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Via Aspromonte a Latina dove la donna accusata di aver massacrato di botte la nipote fino a causarne la morte insieme con il compagno di 23 anni, è stata trasferita per essere ascoltata dal giudice che ha emesso il provvedimento cautelare. La donna ha anche detto di aver provato a convincere la nipote ad andare in ospedale la notte del 23 agosto, ma che lei non aveva voluto saperne.

Puntuali poco prima delle 10,30, a distanza di alcuni minuti l’una dall’altro erano arrivati nel carcere di Latina,  il sostituto procuratore Luigia Spinelli che ha coordinato le indagini dei carabinieri sull’omicidio di Gloria Pompili e il gip Bortone. La zia della ragazza si è difesa, ha detto di non sapere chi ha picchiato Gloria riducendola in quello stato. Già la notte della morte, nella piazzola di sosta a Prossedi la donna aveva detto ad uno dei presenti uscito per soccorrere la ragazza adagiata sull’asfalto, che non sapeva che cosa potesse esserle accaduto, che la nipote ne combinava sempre una e che la mattina l’avevano lasciata sulla Nettunense e quando era risalita in auto stava già male.

Una ricostruzione molto diversa da quella fatta dai carabinieri che hanno ascoltato conoscenti e vicini a Frosinone e poi uomini e donne che Gloria frequentava per via del suo ultimo lavoro.

TRACCE DI SANGUE  – E poi dalle indagini dei carabinieri emerge anche il tentativo dei due di cancellare tracce di sangue dalla casa in cui vivevano con Gloria. Sarebbe un’ulteriore  prova che proprio tra le mura domestiche si consumavano i maltrattamenti quotidiani di cui hanno parlato da subito gli inquirenti. I due sapevano di essere nel mirino dei militari che stavano svolgendo accertamenti.

L’EGIZIANO – Sahad Mohammed, il 23enne egiziano che conviveva con la Del Prete, nella stessa casa con il fratello sposato da Gloria probabilmente per fargli avere il permesso di soggiorno, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Ha solo detto che la tragica notte della morte di Gloria aveva cercato di rianimarla.

I due parenti sono accusati della morte di Gloria come conseguenza dei continui maltrattamenti oltre che di sfruttamento aggravato della prostituzione. Erano infatti loro a portare la giovane donna sulla strada al mattino per riprenderla la sera. Forse il 23 agosto lei aveva portato a casa troppi pochi soldi e ha scatenato la furia dei suoi aguzzini. I due indagati sono assistiti dagli avvocati Renato e Filippo Misserville.

 

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