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Dimensionamento, la Provincia boccia il Comune di Latina

Stralciata dalla discussione la modifica che coinvolgeva l'Ic Cena e il Volta

LATINA – La commissione provinciale ha detto “No” alla proposta di dimensionamento scolastico avanzata dal Comune di Latina di accorpare l’infanzia e la primaria di piazza Dante (ora all’IC Cena), all’istituto Comprensivo Volta.  E dunque non è andata in Consiglio. Questo significa che in Regione quel piano non ci arriverà. “Una cosa gravissima”, ha detto Maria Grazia Ciolfi consigliera provinciale di Lbc che ha parlato in assise: “Il parere della commissione può essere obbligatorio ma mai vincolante, la potestà regolamentare è, per legge, attribuita al consiglio e alla sua sovranità è stata sottratta la possibilità di esprimersi su una delibera comunale formalmente corretta”.

Un fatto che ha il sapore di una battaglia politica, uno “Sgarbo istituzionale”, l’ha definito la Ciolfi. A rimetterci la scuola. Di norma, infatti, la Provincia recepisce semplicemente le proposte dei Comuni e le inoltra alla Regione Lazio che deve dare il suo parere favorevole entro il 15 dicembre. Forza Italia, Partito Democratico e  Provincia Viva hanno motivato il “No” spiegando che il dimensionamento avrebbe dovuto riguardare tutti e 12 gli istituti comprensivi e non solo quello della Volta e della Cena.

PROTESTA – Il “No” al piano si era levato forte già nei giorni scorsi, con una conferenza stampa del dirigente Luigi Orefice che aveva annunciato battaglia su tutti i tavoli. E questa mattina i genitori hanno protestato per le vie del centro, da piazza Dante, passando sotto la Provincia e poi sotto il Comune dove sono stati ascoltati dal sindaco Damiano Coletta e dall’assessore Antonella Di Muro la quale ha ribadito che questa è stata una scelta adottata in seguito agli incontri e con l’ausilio del parere dell’Ambito Territoriale di Latina, dei dirigenti scolastici, dei sindacati di categoria e che le alternative prese in esame dall’Amministrazione sono state bocciate in alcuni casi dalle organizzazioni sindacali perché avrebbero comportato una riduzione degli istituti comprensivi da 12 a 11, in altri perché incoerenti rispetto alla realtà territoriale.

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