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il saluto

Faloni: “Lascio una provincia in ripresa, qui il bene c’è ed è tanto”

Il prefetto lascia Latina dopo tre anni di lavoro e scherza: "Ora tornerò a fare le vacanze che non ho avuto"

Il Prefetto uscente Pierluigi Faloni

LATINA – Ci sono gli scatoloni all’ingresso di casa Faloni. La signora e i due chihuahua hanno già lasciato l’appartamento di piazza della Libertà  mentre il Prefetto si attarda tra saluti e altre incombenze degli ultimi giorni. Il ritardo si accumula durante la mattinata, perché non è facile lasciare la città che ci si è abituati a sentire casa propria. Ed è ancora più difficile salutare le persone con cui si è condiviso, tra alti e bassi, un pezzo di strada. Non ne fa un segreto: “Quando hai una difficoltà sono gli amici che ti salvano”.

“Qui sono stato bene, questa provincia mi piace e tornerò per godermela visto che, in questi tre anni, il lavoro me lo ha impedito”, dice Faloni. Un faldone di numeri racconta la provincia di Latina a tre anni dall’insediamento: meno reati, piani di emergenza aggiornati uno a uno, beni confiscati, sequestri. “Non ci siamo fatti mancare nulla”, dice riferito alle inchieste della magistratura, ai comuni commissariati, alla criminalità organizzata, anche di stampo mafioso. “Abbiamo dovuto studiare prima di agire, le forze dell’ordine, tutte, hanno risposto, sono state presenti e hanno prodotto risultati che sono il frutto delle strategie concordate ai tavoli della sicurezza”. Una prassi che qualcuno ha anche sofferto.

“Reprimere l’illegalità e la criminalità è importante, ma non basta. E’ necessario lavorare sulla cultura della legalità – aggiunge il Prefetto – partendo dalle scuole.  Ogni cittadino, ogni fattore che si unisce a questo disegno contribuisce al successo. Una piazza è più pulita se nessuno la sporca”.

Un gruppo motivato ha lavorato in squadra: Monica Perna capo di gabinetto, Luigi Scipioni Vicario, gli altri veterani e nuovi arruolati nella segreteria.

Pierluigi Faloni guarda ad una città che è in ripresa: “Ci sono forti segnali in questo senso, nuovi capitali, più lavoro; è necessario saper vedere anche le cose buone e qui sono tante”.  Chiude come è nello stile, sorridente e allo stesso tempo istituzionale, rispettosissimo della riservatezza che l’apparato deve ad alcune notizie, ma convinto che il Palazzo deve essere aperto a tutti: “L’unica regola è quella della buona educazione”.

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