LATINA – Le immersioni subacquee nel Mare di Ross sono, tra le attività organizzate a supporto dei ricercatori italiani di stanza in Antartide, le più spettacolari, ma anche quelle più complesse e rischiose, indispensabili per conoscere la vita sotto i ghiacci. Per questo, seguendo le indicazioni dettate dal biologo ambientale della Sapienza Università di Roma-CoNISMa, Edoardo Calizza, con l’ausilio del biologo marino di Latina Armando Macali dell’Università della Tuscia, sono entrati in questi giorni in azione palombari e incursori della Marina Militare e gli incursori dell’Esercito messi a disposizione dal Ministero della Difesa per il PNRA, specializzati in immersioni negli ambienti estremi (le temperature sono di -2° circa e c’è pochissima luce).
Con il loro aiuto i ricercatori sono in grado di campionare stelle marine che raggiungono anche due metri di lunghezza, spugne che vivono magari da 60 anni; ricci e altri invertebrati: “Sono la base della catena alimentare di questo sistema e sono utilissimi per gli scopi della nostra ricerca. Li campioniamo, per ricostruire i primi livelli della piramide, poi, dopo i prelievi, la maggior parte delle specie viene rilasciata, in modo che, anche i nostri studi, abbiano l’impatto minore possibile sull’ambiente – dice Edoardo Calizza – Quello che osserviamo è straordinario e coloratissimo: se infatti il paesaggio fuori dal mare è povero di vita ed è tutto bianco, sotto lo strato di ghiaccio la biodiversità è ricchissima”. Quest’anno per la prima volta i ricercatori sono riusciti a fare immersioni sotto un ghiacciaio, in uno scenario molto particolare: “Stiamo esplorando un’area di fatto inesplorata. Le specie che abbiamo trovato sotto questo ghiacciaio non sono nuove, ma non eravamo mai riusciti a trovarle. Grazie al lavoro combinato nostro e della logistica riusciremo a dare informazioni importanti”.
I subacquei indossano un granfacciale, un caschetto in cui tutta la superficie della faccia è libera e possono così parlare e comunicare con noi attraverso una radio. “Una braga lega i palombari alla superficie, sarebbe infatti molto difficile e pericoloso sotto i ghiacci ritrovare l’uscita – spiega Armando Macali – C’è poi la presenza costante del medico che misura i parametri vitali prima e dopo l’immersione proprio per le condizioni estreme in cui avviene”.
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