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di e con Angela Iantosca

Natalino se n’è andato

LATINA – Se n’è andato così, in punta di piedi, alle prime luci dell’alba. Con quel fare discreto che è proprio della Natura. Si è lasciato smontare, pezzo pezzo, ed ha accettato di ritornare nell’ombra. Si chiamava Natalino. Natalino Sempreinpiedi. Con questo nome lo indicavano ormai tutti, perché lui, forse unico in Italia, con ostinazione aveva deciso di non andarsene da quella piazza che aveva illuminato per giorni e giorni, rallegrando grandi e piccini. Anche quando le luci della festa erano state spente, lui era rimasto lì al posto di comando, visibile da ogni punto della città, fiero nel suo abito verde, simbolo di speranza, in attesa della sua fine. Natalino era un albero (non proprio vero cari bambini) alto alto alto e verde verde verde e con il suo fascino era riuscito a catturare le attenzioni di tutti, diventando oggetto di domande sconvolgenti a tratti allucinanti da parte di ogni abitante della città. “Perché è ancora lì?”, “Cosa si aspetta?”, “Rimarrà fino a Pasqua?” si chiedevano tutti che non riuscivano a pensare ad altro. Per qualche tempo aveva riempito con la sua bellezza la piazza principale della città e le menti dei pontini, lui famoso quasi quanto Spelacchio che ha fatto il giro del mondo per le sue vicissitudini e quei rami secchi che hanno gettato un’ombra sulla città di Roma e la sua amministrazione.

Ora che Natalino ci ha lasciato riusciremo ad occuparci di altro?
O cominceremo a lamentarci per i prossimi undici mesi del vuoto incolmabile lasciato nella piazza?

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