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di e con Angela Iantosca

Arriverderci (letto alla Stanlio e Olio)

Riflessioni sul Festival di Sanremo

LATINA – E niente, quando c’è lui, si ferma tutto. Anche il mio cervello, ipnotizzato dal botulino, dalle voci, assopito dalle sonorità e ridestato a tratti dalle congiunture della ballerina ultraottantenne che accompagna a passi di danza lo Stato Sociale (ma non si era esibita ad Italia’s Got Talent? Vedete che comunque sempre lo zampino della De Filippi c’è?). San Remo è quella immancabile sequela invariabile di lamenti e mal di pancia che mi riportano serenamente tra le braccia di Morfeo. Come riescono a fare anche i Pooh, smembrati in mille pezzi (non so se era meglio prima: una botta sola ed era finita…).
Però è una certezza il festival: come certo è che in questi giorni tutto si immobilizza, come certo è l’ospite nazionale che poiché canta all’estero diventa internazionale, ma che colpito tristemente nella voce viene ridotto ad un collegamento telefonico (non pensate di averla scampata, torna sabato), come certo è l’orecchino di Gazzè, gli occhiali di Ruggeri e di quelli che cantano con lui (i Decibel?). Come certa è la chioma rossa di Noemi, il turbante di Elio (ultima volta o no?) e l’immancabile e unico Peppe Vessicchio, il vero special guest.
Meno male che Fiorello c’è (ma presentarlo lui il festival no?) e anche la bionda svizzera che di bellezza e bravura la Natura la dotò e che rianimano un palco che rischierebbe il tracollo se fosse affidato solo all’imbalsamato Dittatore artistico (ma lo apprezziamo per lo sforzo, soprattutto durante le gag!).
San Remo ha questo potere incredibile. Distrae. Sembra quasi un sistema di distrazione di massa: per una settimana siamo ipnotizzati e non pensiamo ad altro se non agli abiti della bionda: non pensiamo alla ragazza fatta a pezzi, a Macerata e al gesto folle, non pensiamo più a Natalino e in fondo non ci importa neanche che non ci sono i carri a Latina la prossima settimana, e neanche della discarica di borgo Montello che è un po’ pienotta e che forse non riempiranno più e non pensiamo neanche alle elezioni (e in fondo male non fa visto il clima e la confusione generale) e non ci interessa neanche di sapere che fine faranno le pensioni e la Fornero (che imperterrita parla su La7 come ogni martedì sera… ).
Chiudo con Elio e le sue eterne parole che ricorderemo sempre in questa edizione: “Siamo al tramonto… siamo ai titoli di coda di una scelta artistica di origine domestica… si chiude così una storia unica che ha una fine drastica”… magari se si fossero sciolti un po’ prima di San Remo sarebbe stato meglio.

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