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III pubblicazione

Rapporto Mafie nel Lazio, un capitolo dedicato a mafia e calcio a Latina

Da Aprilia al sud pontino, il lato oscuro della provincia

LATINA – E’ stato presentano il Rapporto “Mafie nel Lazio” dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti, dal prefetto di Roma Paola Basilone, Don Luigi Ciotti, presidente Associazione Libera, dalle forze dell’ordine e da Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio. La pubblicazione è il resoconto delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, e una buona parte rigyarda la provincia di Latina. La terza edizione dà conto dei fatti giudiziari e gli atti istituzionali degli ultimi diciotto mesi presi in esame dall’Osservatorio e restituisce la sintesi di questi primi tre anni di monitoraggio del fenomeno mafioso nella regione.

SUD PONTINO – “Nell’area di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Minturno, tra il 2014 ed il marzo del 2016, sono stati compiuti, ben 11 tra attentati ed intimidazioni, tutti fatti che rappresentano chiari “reati spia” dell’attività di organizzazioni mafose”. Il 30 agosto del 2014 ignoti esplodono diversi colpi di fucile contro l’abitazione di Castelforte di Enrico Giuliano amministratore della società Csa che si occupa del ciclo dei rifuti nei
comuni di Castelforte ed in altre realtà del basso Lazio; il 16 ottobre del 2014 vengono esplosi diversi colpi di pistola
contro la casa dei genitori di Enrico Giuliano amministratore della società Csa; il 6 giugno del 2015 viene sparato un colpo di arma da fuoco contro l’Hotel Nuovo Suio in Castelforte; il 19 giugno dello stesso anno vengono sparati alcuni colpi di fucile contro l’agenzia funebre di Francesco Cifonelli a SS. Cosma e Damiano; il 19 settembre del 2015 viene sparato un colpo di pistola contro la casa di un imprenditore di Minturno in località Pizzo Balordo; il 4 dicembre del 2015 alcune persone si presentano armate in un cantiere che sta riguardando lavori di ristrutturazione di un plesso scolastico di SS. Cosma e Damiano; il 6 marzo del 2016 nuova intimidazione nei confronti dell’amministratore della società CSA Enrico Giuliano, la cui abitazione è bersagliata da colpi di fucile; il 19 marzo 2016 viene esploso un colpo di fucile calibro 12 contro la sede dell’agenzia funebre di Scauri (Minturno) di
Francesco Cifonelli; il 20 marzo del corrente anno vengono bruciati alcuni mezzi di una ditta di Formia impegnata nei lavori di ampliamento del cimitero di SS. Cosma e Damiano; il giorno 11 settembre 2016 un commando in moto si presentava presso un cantiere per la ristrutturazione di una scuola in località gru nuovo di SS. Cosma e Damiano minacciando gli operai presenti ed intimando il fermo dei lavori; il 26 settembre del 2016 viene incendiato un automezzo della Ecocar a Minturno; Nel contesto territoriale del basso Lazio molteplici sentenze hanno confermato l’operatività di associazioni di tipo camorristico federate con il clan dei Casalesi, o talvolta diretta espressione del sodalizio.

LATINA – Queste consorterie criminali operano, dagli anni ’80, rappresentando una costante minaccia per l’economia dei territori di questa parte del Lazio. Rileggiamo questi fatti grazie agli ultimi documenti istituzionali prodotti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie. Nel testo curato dal comitato su mafie e calcio, si legge: “Nel corso di numerose indagini della squadra mobile di Latina e del nucleo investigativo del comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri emergevano i rapporti tra esponenti apicali della malavita organizzata di Latina e il presidente pro tempore dell’US Latina Calcio, Pasquale Maietta, eletto alla Camera dei deputati. Si trattava sia di inchieste volte al contrasto della criminalità organizzata, sia di indagini che disvelavano gravi delitti nel contesto della pubblica amministrazione (indagine Olimpia). I curatori della Relazione richiamano le parole del Gip di Latina, Mara Mattioli, nella misura custodiale emessa a carico di numerosi soggetti nell’ambito dell’inchiesta Olimpia: «La forte influenza del Maietta sull’attività amministrativa deriva non solo dalla carica da lui rivestita (deputato del Parlamento italiano) ma anche dagli stretti legami di quest’ultimo con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata locale, particolarmente violenta, a cui risulta essere parimenti assoggettato il Comune di Latina; si tratta di soggetti che operano a loro volta nelle locali società calcistiche dilettantistiche beneficiando anch’essi di strutture sportive e del sostegno logistico Comune; soggetti che peraltro rappresentano il braccio armato della tifoseria del Latina Calcio»
«È il caso – prosegue la relazione – di Di Silvio Costantino alias “cha cha”, pluripregiudicato della omonima famiglia rom criminale del capoluogo pontino imparentata con i Casamonica, che – come si dirà – intima e ottiene dal funzionario Deodato Nicola la riparazione delle caldaie degli spogliatoi del campo Sportivo di Campo Boario in uso alla squadra AS Campo Boario presieduta dall’altro pluripregiudicato Tuma Gianluca. Ebbene Di Silvio Costantino e
Tuma Gianluca sono stati recentemente destinatari di ordinanza di custodia cautelare a seguito dell’operazione della Polizia di Stato di Latina denominata “Don’t touch” della procura della Repubblica di Latina (proc. N. 11929/15 R.G.N.R.) per la commissione di reati di usura, estorsione e reati in materia di armi, stupefacenti e intestazione fittizia di beni (processo recentemente defnito in primo grado). Nell’ambito del procedimento sono stati monitorati i loro legami con MaiettaPasquale (indagato in quel procedimento per il reato di violenza privata), non solo nella gestione del Latina Calcio, ma anche per risolvere, attraverso metodi intimidatori, questioni personali del Maietta; intorno alla tifoseria del Latina Calcio ruotano poi pregiudicati violenti dediti anche a traffici di stupefacenti nelle sedi della tifoseria”. Come ha riferito il procuratore federale Figc Pecoraro: “Abbiamo aperto un procedimento disciplinare nei confronti della società Latina e in particolare dell’ex presidente, Pasquale Maietta, dell’allenatore Marc Iuliano e di alcuni calciatori, Crimi e Bruno. Questi procedimenti tengono conto di un rapporto particolare, di protezione, da parte di Vitale e Di Silvio, detto «Cha cha» a Latina, perché questi giocatori frequentavano Di Silvio e c’era una sorta di protezione dello stesso di Silvio nei confronti della società Latina, tant’è che decideva anche chi dovesse entrare in curva»440. La struttura criminale del clan Di Silvio è stata confermata da numerose sentenze di primo, secondo, grado e definitive. Significativo è l’intervento da parte della polizia di stato e dei carabinieri forestali per l’abbattimento delle stalle abusive del clan Di Silvio, avvenuto il 19 ottobre del 2016.

Per quanto concerne, infine, la presenza della ‘ndrangheta nel capoluogo  della provincia pontina, va ricordato che è in avanzata fase dibattimentale il processo alla famiglia Crupi per reati connessi al narcotraffico aggravati da modalità mafiose. La famiglia in questione è attiva nel commercio dei fori e radicata da tempo a Latina. Il legame dei Crupi con la famiglia Commisso di Siderno ha portato la consorteria criminale in questione a svolgere un ruolo primario nel narcotraffico sul piano internazionale. Nel maggio del 2017 il tribunale di Latina ha disposto il sequestro dei beni di Vincenzo e Rocco Crupi: beni mobili e immobili per un valore complessivo di 30 milioni di euro dislocati in 13 province – Roma, Latina, Arezzo, Caserta, Crotone, Napoli, Padova, Perugia, Reggio Calabria, Salerno, Torino, Venezia e Vibo Valentia. Tra i beni di particolare rilievo spiccano, nella Capitale, un bed & breakfast e diversi immobili sull’Aurelia, poi un albergo ad Arezzo, a Latina un centro sportivo e terreni. Senza dimenticare i 33 veicoli e i 26 conti correnti bancari.

APRILIA – Qui lo scenario si fa ulteriormente complesso. La città di Aprilia è fortemente infiltrata da organizzazioni criminali, lo confermano anche le parole pronunciate dal questore di Latina Giuseppe De Matteis davanti alla Commissione antimafia, il 16 maggio 2016: «La terza delle priorità è, secondo me, l’area nord della provincia di Latina, di cui obiettivamente si sa poco per una serie di motivi. Tenete presente che l’area nord vanta il quarto centro del Lazio per popolazione, la città di Aprilia, città che ha avuto una sovraesposizione demografca davvero importante, e conseguentemente ha dovuto anche supportare logisticamente quest’espansione demografica. Quest’area di Aprilia e Cisterna è stata interessata, quindi, da una forte speculazione edilizia, da un forte investimento di capitali di provenienza soprattutto illecita nel settore edilizio, con tutto quello che ne consegue, come cambi di destinazione d’uso, piani regolatori generali approvati in un certo modo e così via. Insiste in quest’area nord una serie di organizzazioni criminali riferibili essenzialmente alla ’ndrangheta. Anche in questo caso si parla di ’ndrangheta di serie A». Le intimidazioni e gli attentati ai danni di amministratori locali e funzionari comunali rappresentano una costante e sembrano essere la “normalità” in questi anni ad Aprilia. Per una completa analisi del territorio, anche in questo, rinviamo alla precedente edizione del Rapporto ma qui riportiamo, poiché significativi di questa progressiva occupazione del territorio analizzato l’elenco dei principali “reati spia” che hanno condizionato il territorio negli ultimi anni: il 16 settembre 2011 veniva data alle fiamme l’automobile del direttore generale della Multiservizi di Aprilia, Fabio Biolcati Rinaldi e il garage del direttore del personale della stessa azienda, Ilvo Silvi, il 6 novembre del 2013 veniva aggredito a colpi di spranga il consigliere comunale Pasquale De Maio, davanti alla sede municipale in piazza dei Bersaglieri ed il 23 dello stesso mese venivano esplosi diversi colpi d’arma da fuoco verso un bar gestito dal fglio del consigliere comunale Giorgio Nardin; il 20 dicembre del 2013 venivano rinvenuti 10 proiettili calibro 9 x 19 mm innanzi all’abitazione dell’assessore alle fnanze del comune d’Aprilia, Antonio Chiusolo, la cui autovettura era stata incendiata il 26 agosto dello stesso anno, insieme a quella del coordinatore provinciale di Libera; il 20 maggio 2016, alle ore 14, due uomini armati a bordo di uno scooter hanno esploso diversi colpi di pistola calibro 9 contro l’automobile del responsabile tecnologico del comune di Aprilia, dottor Corrado Costantino. Nel contempo si registrano anche diverse intimidazioni dirette a commercianti ed imprenditori. Anche di queste scegliamo di fornire un elenco dettagliato, frutto del monitoraggio dell’ultimo periodo preso in esame dal presente Rapporto: il 18 settembre 2016 in via Vannucci ignoti esplodevano diversi colpi di pistola; la notte tra il 19 e il 20 settembre 2016 ignoti incendiavano alcune autovetture parcheggiate nella medesima via; il 20 settembre del 2016 veniva incendiato un furgone dell’emittente Radio Studio 93; il 26 marzo del 2017 veniva incendiata – per la seconda volta – un’agenzia immobiliare di v. Matteotti; il 31 ottobre scorso, infine, nei pressi del bar Ro e Mi in Aprilia viene assassinato alle 19,15, da un commando a colpi di pistola, il pregiudicato Luca Palli. L’uomo era dipendente della società Multiservizi del comune. Il delitto avveniva in una zona centrale della città. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale dei carabinieri e i successivi provvedimenti dell’autorità giudiziaria di Latina escludono che il delitto sia maturato in un contesto di criminalità organizzata. Va tuttavia evidenziato che il contesto in cui si svolgono le indagini è caratterizzato da omertà, sfiducia nello Stato e nelle Istituzioni. Nell’immediatezza del delitto gli investigatori individuano il soggetto che ha chiamato fuori dal bar Luca Palli, si tratta di Massimo Sparacio che l’8 aprile del 2015 aveva denunciato Palli per una grave aggressione. Sparacio, ex titolare del bar “La Coccinella”, presso cui aveva lavorato la ex compagna di Palli – scrivono gli investigatori: «A seguito dell’aggressione Sparacio riportò: “ferite
escoriate multiple in regione frontale bilaterale. Piccola ferita lacero contusa superficiale arcata sopraccigliare dx. Regione orbitaria dx tumefatta ecchimotica e dolente alla digito-pressione con contestuale edema palpebrale superiore. Assenza di 4 incisivi arcata superiore, da appurare recente avulsione traumatica con prognosi di 10 gg. Secondo quanto riferito dalla vittima, i problemi avevano avuto inizio allorquando la compagna del Palli era stata licenziata». «Inoltre – proseguono – il 19 gennaio 2015 il negozio – magazzino della Q8, attiguo al bar, era stato distrutto da un incendio doloso. Sparacio Massimiliano, tuttavia, 31 marzo del 2015 presentò remissione della querela». Per meglio comprendere il contesto in cui si svolgono i fatti, si riporta, qui di seguito, la denuncia-querela presentata da Massimiliano Sparacio, in cui emerge palesemente la forte conflittualità tra questi e Luca Palli. Infine, l’undici novembre di quest’anno venivano arrestati per furto aggravato, resistenza a p.u. e violenza Alessandro Tirelli e Ciro Montenero. Nella fase dell’arresto operato dalla polizia stradale di Aprilia tentavano di investire un poliziotto cercando di darsi alla fuga. Ciro Montenero è dipendente della società Multiservizi. La famiglia Montenero risulta, fin dagli anni ’80, collegata con importanti organizzazioni criminali della ‘Ndrangheta, come attestano le indagini e le sentenze per il sequestro dell’imprenditore farmaceutico, Maurizio Gellini, avvenuto
il 14 maggio del 1982 ad opera di esponenti apicali del clan Gallace. I fratelli Nino e Michele Montenero, pregiudicati, sono esponenti apicali della malavita organizzata di Aprilia. Nino Montenero, in particolare, ha precedenti per rapina, omicidio associazione a delinquere fnalizzata al traffico di stupefacenti. Il figlio Dimitri è stato oggetto, recentemente, di misura cautelare emessa dal Gip di Latina per traffico di stupefacenti nell’ambito dell’inchiesta “Las Mulas”. Negli atti dell’indagine, Dimitri Montenero fa riferimento agli affari con i narcos colombiani intrattenuti con i narcos colombiani. Nel testo si legge: «dice che suo padre (Nino Montenero) c’è stato in Colombia 13 anni fa e che ha dovuto camminare 4 giorni per raggiungere una piantagione di cocaina nella giungla e ha trovato i produttori intenti a impastare lo stupefacente». Nella realtà di Aprilia numerose indagini e sentenze della magistratura di Latina hanno attestato, ancora, l’operatività di agguerriti gruppi di usurai attivi anche nei comuni della provincia di Roma. Vanno citati, Sandro Brunetti e Stefano Penta arrestati in fragranza di reato per usura ed estorsione il 5 maggio del 2016. Contro Brunetti il Gip distrettuale ha emesso una nuova misura di custodia cautelare, nuovamente, nel dicembre del 2017 per gli stessi delitti. Per affrontare la questione della criminalità ambientale nel Lazio occorre partire da un inchiesta che ha svelato ad Aprilia (in provincia di Latina) un vasto traffico di rifiuti, una vera e propria “Gomorra laziale”. Qui si è svolta la più importante inchiesta degli ultimi anni sullo smaltimento illegale e l’interramento di rifiuti nella regione. L’attività d’indagine della polizia stradale di Aprilia ha portato il 16 luglio del 2017 ad eseguire numerosi arresti per associazione a delinquere finalizzata, appunto, al traffico di rifiuti. Una vera e propria “Gomorra dei rifiuti” in una ex discarica di Pozzolana, riconducibile al gruppo Piattella. Le indagini individuavano con assoluta chiarezza, l’esistenza di una vera e propria associazione a
delinquere ben delineata nell’ordinanza del Gip che riproponiamo in larga misura in alcuni passaggi integrali, significativi per la comprensione dell’indagine. Nel testo si legge «[…] una vera e propria associazione a delinquere tra Piattella Antonino, Piattella Riccardo, Lanari Roberta, Santioni Carlo, Bacci Elio, Papi Alessandro, Esanu Cristinel, Puca Aldo e Telesca Patrizio, nei termini descritti al capo che operava secondo precisi criteri con continuità e professionalità». Scrive ancora il Gip distrettuale di Roma: «dagli atti acquisiti e sopra descritti si evince chiaramente l’esistenza di una associazione assolutamente stabile del corso di un lungo lasso di tempo, quantomeno dal maggio 2016 ad oggi, di cui il Piattella Antonino è il “capo” unitamente al figlio Piattella Riccardo ed entrambi si avvalgono del supporto della moglie Lanari Roberta la quale, pur ponendosi meno in evidenza, risulta essere perfettamente consapevole e compartecipe all’attività illecita in esame, e perfettamente in grado di interloquire con i “clienti” in caso di contestuali impegni dei congiunti […]. I Piattella si occupano dunque come visto e meglio ancora si vedrà nel prosieguo dell’esposizione, di concordare gli sversamenti di rifiuti con i conferitori, di decidere se accettare o meno nuovi conferimenti, di pattuire e riscuotere il prezzo, nonché di coordinare l’attività dei collaboratori ma non esitano, all’occorrenza, ad effettuare personalmente attività di trasporto e scarico dei rifiuti o all’interramento dei medesimi; Santoni Carlo viene incaricato di predisporre e “sistemare” le buche in cui vengono poi sversati i rifuti; Bacci Elio (maggiormente), Papi Alessandro, Esanu Cristinel, Puca Aldo e Telesca Patrizio hanno il compito di ritirare e trasporta e i rifiuti nonché di scaricarli, e/o presenziare e/o collaborare alla “sistemazione” e copertura di scarichi effettuati da altri trasportatori. Tutti costoro dunque, uniti dalla volontà di operare insieme (c.d. affectio societatis) apportano con continuità il proprio contributo per la realizzazione del comune fine di commettere – con stabilità e professionalità – un numero indeterminato di trasporti e scarichi di rifiuti, pericolosi e non, provenienti da varie aziende, in assoluto spregio di qualsivoglia disposizione legislativa e regolamentare in materia, e di gestire poi gli stessi presso la ex cava di pozzolana sita in Aprilia, zona Tufetto, via Corta, sempre in aperta violazione di tutte le prescrizioni in materia, cagionando così una compromissione ed un deterioramento gravi ed estesi del territorio. […] L’indagine della polizia stradale osserva un via vai continuo di automezzi che sversano nella ex cava dismessa, gli sversamenti abusivi permettono lauti guadagni alla famiglia Pittella.

RIFIUTI – L’ultima relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifuti ha consegnato un prezioso documento che analizza la situazione criminale, per quel che riguarda il Lazio e in particolar modo il Basso Lazio. L’incisivo lavoro di politici, consulenti e tecnici chiamati a ricostruire un quadro molto complesso che riguarda il mercato dello smaltimento dei rifiuti nel Lazio, ha restituito nel dettaglio la grave situazione dell’illegalità nella gestione del sistema, anche con riferimento ad interessi specifici del clan dei casalesi. La relazione, per quel che riguarda l’area qui presa in esame, fa riferimento alla grave situazione della discarica di Borgo Montello emersa in seguito alle indagini della squadra mobile di Latina guidata dal dirigente pro-tempore Tommaso Niglio. Ne riproponiamo integralmente un passaggio: «Questa Squadra Mobile ha avviato specifche attività info-investigative da cui è scaturito che in una specifica porzione dell’area, ove insiste la discarica di Borgo
Montello, che questo ufficio è in grado di raggiungere seguendo indicazioni precise, gestita attualmente dalle società Ecoambiente srl, per quanto attiene agli invasi denominati S0, S1,S2 e S3, ed Indeco srl, per l’area contrassegnata dalle sigle S4, S5, S6 e B2, sono stati interrati, tra il 1987 ed il 1990, rifuti altamente pericolosi, tali da inquinare le falde acquifere”, allegando una mappa con l’indicazione precisa del punto di interramento.

Una seconda informativa è stata inviata dalla Squadra mobile di Latina all’autorità giudiziaria l’8 gennaio del 2014, con ulteriori elementi particolarmente rilevanti. L’inchiesta ha ripercorso le precedenti indagini partite all’inizio degli anni ‘Novanta – che hanno dato luogo alla citata condanna in primo grado e declaratoria di prescrizione in appello – per sversamento di rifiuti pericolosi. La Squadra mobile ha poi approfondito alcune informative dei primi anni ‘Novanta, ricostruendo il complesso intreccio societario dei gestori dell’epoca (alcuni dei quali sono, dopo diversi passaggi di azioni, ancora oggi operativi sul sito di Borgo Montello). Il risultato dello sforzo investigativo della squadra mobile di Latina ha portato alla individuazione puntuale di almeno due invasi dove – tra la fine degli anni ‘Ottanta e i primi anni ‘Novanta – sono stati sversati rifiuti pericolosi”. La Commissione d’inchiesta parlamentare aggiunge: Le vicende societarie dei gestori dell’epoca sono complesse, con incroci molto spesso opachi. L’indagine citata della squadra mobile Latina ha inoltre ricostruito – riprendendo informative del 1994 – anche una possibile “copertura politica” di alto livello nei confronti dei gestori dell’epoca, che verrà richiamata più oltre. Le testimonianze raccolte – sia contenute nelle indagini pregresse di Latina, sia raccolte direttamente dalla Commissione – indicano un periodo temporale preciso riguardo agli interramenti di rifuti pericolosi, compreso sostanzialmente tra il 1988 e il 1994»470. La commissione, inoltre, ha sottolineato la presenza sull’area di Borgo Montello di un’esponente di spicco del clan dei casalesi ovvero Michele Coppola già condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

CRIMINI AMBIENTALI -Per quanto concerne i crimini ambientali nella restante parte della provincia di Latina – gli estensori della relazione scrivono: «Nel  gennaio 2017 la Dda di Roma ha ipotizzato un traffico organizzato di rifiuti in cui sarebbero coinvolte diverse aziende di trattamento, che conferivano rifiuti pericolosi in una discarica di Frosinone nella quale potevano invece essere smaltiti solo rifiuti non pericolosi. Le investigazioni, supportate da una cospicua attività tecnica, hanno coinvolto aziende operanti nelle province di Frosinone, Roma e Latina. In questa provincia le aziende coinvolte sono state la Centro Servizi Ambientali (CSA) S.r.l. di Castelforte e la Refecta S.r.l. di Cisterna di Latina, entrambe operanti nel trattamento dei rifiuti, le quali, nel biennio 2014-15, avrebbero conferito ad una azienda di Frosinone significativi quantitativi di rifiuti pericolosi declassifcandoli in non pericolosi, con la complicità di diversi laboratori di analisi chimica». E’ opportuno qui sottolineare che l’amministratore della CSA di Castelforte è stato oggetto di gravissime intimidazioni: il 30 agosto del 2014 diversi colpi di fucile sono stati sparati contro l’abitazione di Castelforte di Enrico Giuliano, amministratore della società CSA e il 16 ottobre del 2014 una nuova sparatoria è diretta verso la casa dei genitori del sopracitato Giuliano. Il successivo 17ottobre i carabinieri hanno rintracciato, a poca distanza, dell’abitazione della famiglia Giuliano un’Alfa 156 con all’interno due passamontagna ed un fucile a canne mozze.

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