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I fratelli Gabriele e Mirco Ceci per la chiusura del Festival Pontino di Musica

Mirco e Gabriele Ceci chiudono la 46esima edizione del Festival

SPERLONGA – Si terrà domani sera, presso l’auditorium di Sperlonga il concerto di chiusura del Festival Pontino di Musica la cui 46esima edizione di quest’anno ha voluto festeggiare anche i quarant’anni del Campus. A salire sul palco saranno due promettenti musicisti italiani, i fratelli Gabriele e Mirco Ceci, nati a Bari rispettivamente nel 1990 e 1988, diplomatisi con il massimo dei voti nel Conservatorio della loro città, attualmente impegnati in corsi di perfezionamento presso prestigiose istituzioni: Mirco all’Accademia di Imola, dopo aver frequentato a Sermoneta la classe di Elissò Virsaladze e ad essersi aggiudicato nel 2007 il Concorso pianistico internazionale “Premio Venezia”. Gabriele, dopo l’esperienza dei Corsi di perfezionamento a Sermoneta nella classe di violino di Mariana Sirbu, ha seguito diverse masterclass tra le quali la Hochschule “Felix Mendelssohn Bartholdy” di Lipsia, sempre nella classe della Sirbu. Nel 2007 ha vinto il Premio nazionale di violino “Bruno Zanella”.

IL CONCERTO – I due fratelli apriranno la serata di domani con la Sonata n. 3 op. 30 in sol maggiore di Beethoven, scritta fra il 1801 e 1802 e dedicata allo zar Alessandro I. A seguire un recente lavoro di Nicola Campogrande, compositore nato nel 1969, che ha studiato prima a Milano sotto al guida di Azio Corghi, poi a Parigi. Dal carattere lieve e ludico, la sua musica si ispira spesso al mondo dell’infanzia, come dimostrano le Danze della signorina Olivia per violino e pianoforte, scritte nel 2008 su commissione della giovane violinista inglese Chlie Hanslip (che è stata tra gli altri allieva di Salvatore Accardo) ed eseguite al teatro Bellini di Catania nel maggio del 2008. Definite “Tre balletti per la sala da concerto”, queste danze nascono da una divertente situazione familiare, che il compositore racconta così: «Olivia è una ballerina di due anni. La sera, quando il suo papà torna a casa, gli chiede sempre un po’ di musica per mettersi a danzare. E così, questa volta, ho pensato di inventare tre balletti da sala da concerto, tutti per lei. Il primo nasce dalla memoria di una habanera. Ha dentro energia, accenni rock, vitalità ma, ad ascoltarla, sotto sotto scorre la gentilezza sensuale della Spagna più morbida. Il secondo è un balletto bianco, da danzare in tutù e sulle punte, con tutta la delicatezza del caso. All’interno ha trovato posto un ‘pas de deux’ nel quale il violino e il pianoforte devono cimentarsi in esercizi di eleganza. Il terzo è un balletto di sottointesi e seduzioni: tra detto e nondetto, tra affondi e sospensioni, si srotola un nuovo capitolo della storia che avvinghia i due strumenti, questa volta impegnati in un velocissimo gioco di sovrapposizione». Chiude il concerto la Sonata n. 3 op. 108 in re minore di Johannes Brahms, composizione della piena maturità, abbozzata nel 1886 e completata nell’estate del 1888, sulle rive del lago di Thun. La sonata si caratterizza per la particolare vena melodica, il carattere appassionato, la libertà inventiva e la varietà dei motivi impiegati, tutti caratteri che la distinguono rispetto alle prime due.

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