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Pannone: “Attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti”

LATINA – L’audizione del Procuratore Aggiunto D’Elia e del Sostituto Miliano in Commissione Bicamerale d’Inchiesta conferma l’esistenza nel territorio pontino di interessi e attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e gli intrecci tra società (apparentemente) autoctone e interessi criminali nel sistema.

La provincia di Latina appare sempre più stuzzicante per chi sguazza nel torbido. Una classe politica mediocre e incline a speculazioni di ogni tipo, opinione pubblica quasi assopita, sistema di controlli fortemente indebolito, una crisi diffusa, rendono la nostra provincia il posto ideale per soddisfare la cupidigia di affaristi di ogni risma.

Si scopre che tutta l’area tra B.go Sabotino, il Montello e Le Ferriere è coinvolta nell’intrigo internazionale delle navi Zanobia e Karin B, con il ruolo di ospitare nel proprio sottosuolo fusti di scorie; una parte, per così dire, collaterale, ma in realtà essenziale, senza la quale l’affare non si conclude.

Dai verbali apprendiamo che da tempo la Commissione presieduta da Scalia prima e Pecorella oggi, sa che Latina è uno dei terminali di un circuito internazionale di traffici di rifiuti tossici, ne cerca solo le prove definitive.

Tecnicamente viene definito“abbancamento”, è il metodo che ha fatto sorgere nell’area dei borghi del nord un nuovo sistema collinare, un artificio per coprire sotto tonnellate di immondizia “comune” rifiuti pericolosi.

A scomparire non sono solo i fusti ma anche i pozzi piezometrici utilizzati per monitorare il contenuto della discarica, casualmente proprio quelli che avevano segnalato la presenza di sostanze altamente inquinanti.

Insomma, non si tratta di semplice magia, ma di un incantesimo specializzato, che fa volatilizzare oggetti e svanire strumenti, per confondere le idee e tramestare nel torbido.

Un fenomeno, quello della “copertura per abbancamento”, in qualche modo applicato anche al sistema giustizia; in Procura pendono oltre 15.000 procedimenti giudiziari. Sotto una montagna di cause si nascondono i cosiddetti “reati specializzati”, per confondere gli inquirenti che, con determinazione e coraggio, ma pochi mezzi, affrontano gli interessi “scaricati” in provincia.

Anche queste ragioni indurrebbero ad un intervento per rafforzare gli strumenti di controllo. Da un lato, con l’adeguamento del numero di Magistrati e del personale del Tribunale, una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine e un adeguamento delle relative dotazioni, dall’altro prevedendo nel territorio pontino la creazione di una sezione distaccata della Direzione Investigativa Antimafia.

Per uscire dall’incantesimo non possiamo affidarci ai trucchi o ai buoni propositi, servono programmazione e strumenti concreti. Non dobbiamo affrontare mostri da favola, ma criminali veri e interessi indecenti.

 Riceviamo e publichiamo

da Giuseppe Pannone

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