LATINA – Due bambini su tre a Latina sono rimasti senza asilo nido. Sono 65 le richieste soddisfatte dal Comune contro le 149 presentate dai genitori dei bambini cosiddetti “divezzi” (di età tra i 12 mesi e i tre anni). La lista si accorcerà, per fortuna, anche se non basterà ad accontentare tutti. (nella foto le graduatorie affissee nell’atrio del Palazzo della Cultura)
LE CONVENZIONI – Degli 84 piccoli rimasti fuori, trenta saranno a scuola il primo di ottobre grazie alle convenzioni che l’amministrazione sta attivando. Il commissario prefettizio Guido Nardone ha messo a disposizione 115mila euro che saranno utilizzati per “affittare” posti nelle strutture private, a patto che queste accettino di adottare gli standard richiesti dal Comune: per esempio, stesso menù, cambio del pannolino a proprie spese, e altri requisiti fissati dal bando.
“La delibera è già pronta – fanno sapere dall’ufficio asili nido – e ci sono le risorse in bilancio. Entro la fine di settembre l’iter sarà completato e gli asili privati che dichiareranno di accettare i nostri requisiti saranno automaticamente convenzionati”. Sarà il Comune, in questo caso, a pagare la retta al privato, mentre le famiglie verseranno all’amministrazione quanto avrebbero pagato se il bambino avesse frequentato l’asilo pubblico”.
I LATTANTI – Meglio è andata quest’anno ai lattanti: su 83 richieste ne sono state soddisfatte 73, per gli altri dieci resta la speranza che qualcuno rinunci.
SCATTANO I CONTROLLI – Per accertare la veridicità delle dichiarazioni rese dalle famiglie con il modulo Isee, in sede di presentazione della domanda, per ottenere l’ambito posto in asilo comunale, l’ufficio ha chiesto alla Guardia di Finanza di Latina di svolgere tutte le verifiche del caso. “In estate abbiamo consegnato ai finanzieri tutti i fascicoli”, spiegano dal settore, retto dalla dirigente Paola Bracaloni. E’ probabile, comunque, che non si risconteranno irregolarità, perché il vero problema è a monte, ed è quello dell’evasione fiscale, per cui può capitare che ad accedere ai servizi, pagando magari la retta più bassa, siano, non le persone che ne hanno realmente diritto, ma quelle che occultano buona parte del loro reddito.