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Microspie nell’ufficio della Polverini: sospetti sulla sanità

La presidente del Lazio Renata Polverini

ROMA – Decreti sanitari firmati a notte fonda, ma già noti la mattina dopo: la presidente della Regione Lazio Renata Polverini non esclude alcun movente sul perchè qualcuno avrebbe installato nel suo ufficio una microspia. Però un sospetto sembra averlo.

L’IPOTESI – Le tre microspie e la telecamera servivano probabilmente a tenere sotto controllo gli atti della sanità. È lo scenario che emerge dalla nuova spy-story in Regione Lazio. Sulla vicenda la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine per i reati di installazione abusiva di apparecchiature idonee ad intercettare ed interferenza illecita.

Gli accertamenti sono partiti da una denuncia dell’ufficio di gabinetto della Regione: personale specializzato ha prelevato le cimici per effettuare analisi finalizzate ad accertare alla ditta costruttrice ed a chi le abbia collocate. “Le apparecchiature erano ancora attive e quindi non riconducibili ad un’epoca precedente all’insediamento della nostra giunta”, ha spiegato la Polverini aggiungendo che al momento del suo insediamento non è stata fatta nessuna bonifica degli ambienti e che il lavoro, lavoro che è invece iniziato sabato scorso, dopo aver appurato che troppe  persone  avevano il badge per l’ingresso agli uffici. 

LA SANITA’ – Per quanto riguarda i sospetti sulla sanità, la Regione è in procinto di emettere settemila decreti per li accreditamenti per le cliniche private e di definire i parametri che le strutture sanitarie devono avere per poter ottenerli. Per il commissario del Pd Lazio, Vannino Chiti, a violazione degli uffici di una importante istituzione quale è la Regione Lazio è un fatto grave e preoccupante. Solidarietà è stata espressa alla Giovernatrice anche dal capogruppo del Pd nel consiglio regionale, Esterino Montino, è una »vicenda dai contorni torbidi che va chiarita al più presto individuando gli autori materiali e i committenti dello spionaggio.

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