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CRISI PONTINA
Pd: “Basta beghe tra Provincia e Regione
Sì ad uno sviluppo concreto”

Le notizie relative ai dati che certificano il tracollo dell’economia pontina richiamano a un forte senso di responsabilità da parte di tutti i soggetti istituzionali. Non è certo il momento delle beghe politiche a cui assistiamo tra Provincia di Latina e Regione Lazio, ma sarebbe opportuno iniziare a individuare e valutare concretamente le misure anticrisi applicabili e finanziabili, attraverso un Tavolo di concertazione che coinvolga ogni livello istituzionale e politico, insieme alle rappresentanze delle forze sindacali e delle associazioni di categoria.
La tanto sbandierata filiera di governo del centrodestra si è rivelata un segno di debolezza: la Regione Lazio appare matrigna riguardo la nostra provincia, causando un indebolimento generale del territorio. Per l’ennesima volta si parla di autostrada, porto, aeroporto, temi di cui discutiamo da anni, e che in questo momento storico appaiono ben difficilmente finanziabili. I dati ci dicono che solo nello scorso novembre le ore di Cassa integrazione in provincia di Latina hanno superato quota un milione, coinvolgendo 6 mila lavoratori, che salgono a 12 mila considerando quelli in disoccupazione o mobilità. Nel 2011 si è registrato un crollo delle imprese attive, che ha visto la nostra provincia tra le peggiori dieci a livello nazionale, con tante situazioni critiche che vanno costantemente monitorate. Ciò significa che dobbiamo essere capaci di individuare un modello di crescita diverso. Ad esempio, il piano del Parco Nazionale del Circeo è un punto da cui partire per immaginare uno sviluppo attraverso la tutela e la valorizzazione del territorio, tenendo conto di elementi economici come le produzioni agricole locali, in particolare quelle legate alla bufala e ai suoi derivati, considerato che l’agricoltura in provincia di Latina ha un peso doppio sul Prodotto interno lordo rispetto a quello nazionale. La tutela dell’ambiente e la valorizzazione dei beni culturali sono elementi determinanti per il rilancio dell’economia, anche perché si tratta di fattori legati al territorio e non delocalizzabili. Ancora, i Monti Lepini non hanno un Parco Naturale: lo sviluppo risiede qui, non in fattori vecchi e ormai superati.
Servono poi misure concrete a sostegno del credito per le imprese, che dovrebbero essere messe nella condizione di rivolgersi a un unico soggetto. Le Amministrazioni comunali dovrebbero dotarsi tutte di uno Sportello unico per le attività produttive.
Per quanto riguarda l’Università, si tratta di un elemento decisivo: deve diventare un punto di ricerca legato alle eccellenze del territorio, dal chimico-farmaceutico alla nautica e così via, garantendo una formazione di alto rilievo.
Inoltre, la politica e le Istituzioni devono ripensare il rapporto con Roma, dopo l’istituzione di Roma Capitale e in vista della costituzione della Città metropolitana, attraverso politiche di rilancio del Lazio meridionale. Il modello di sviluppo ponga alla Regione il problema di finanziare l’area vasta, favorendo i rapporti tra Comuni. Questo è il compito della politica, non quello di fare come i manzoniani polli di Renzo, che si beccavano fra loro poco prima di finire tutti in pentola.

Riceviamo e pubblichiamo

da Enrico Forte

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