SABAUDIA – Ha creato forte allarme tra gli ambientalisti (e non solo) il bando pubblicato dalla Regione Lazio per la gestione dell’area Pantani D’Inferno. Non è infatti chiara la ragione e soprattutto l’utilità di affidare in gestione a privati un’area naturale di estrema delicatezza e oltretutto soggetta a vincoli ambientali strettissimi.
IL PARCO – In una nota l’Ente Parco Nazionale del Circeo fa sapere che “presenterà una manifestazione di interesse per la gestione dell’area di “Pantani d’Inferno”, perché “l’assegnazione temporanea all’Ente Parco di questa zona permetterebbe di garantirne la gestione ambientale e ovviamente la sua tutela, come richiesto nell’avviso pubblicato dalla Regione Lazio”. Inoltre “la concessione temporanea per la gestione dell’area permetterebbe anche una possibile fruizione pubblica, nei limiti dei vincoli esistenti”. Il Parco avverte di voler valutare anche una gestione congiunta dell’area con il Comune di Sabaudia, al quale nei prossimi iorni sarà presentata una proposta da parte del commissario straordinario dell’Ente Gaetano Benedetto.
Nella sua nota l’Ente ricorda che l’area è soggetta a vincoli stringenti, come è noto anche alla Regione Lazio, ed è difficile ipotizzare quale uso possa essere fatto da privati della stessa, atteso che si trova nell’area della Riserva Naturale Integrale “Pantani d’Inferno”, e in zona di vincolo integrale (“Zona I/b”) del Piano Territoriale Paesistico vigente fino all’approvazione del Piano del Parco.
IL NO DI LEGAMBIENTE – Il circolo Larus Legambiente di Sabaudia dal canto suo presenta osservazioni alla proposta di affidamento del servizio di gestione ambientale dell’area Pantani d’Inferno. “Una proposta che lascia stupiti per la vacuità delle condizioni poste, per la superficialità del bando e i pericoli che un’iniziativa di questa natura può determinare per l’area in oggetto, di straordinaria delicatezza ecologica e di enorme valore naturalistico” scrive in una nota il presidente Marco Omizzolo, sottolineando le molte anomalie dell’avviso che oltretutto non è presente nel B.U.R.L. della Regione Lazio, non è presente nell’elenco ufficiale degli avvisi della Regione Lazio e pone un termine massimo di soli giorni 10 per la manifestazione di interesse: “Tutto questo e la sua concomitanza con le festività natalizie appaiono anomali”.
LE OSSERVAZIONI –
In merito all’”AVVISO PUBBLICO – MANIFESTAZIONE D’INTERESSE PER L’AFFIDAMENTO
DEL SERVIZIO DI GESTIONE AMBIENTALE DELL’AREA DENOMINATA “PANTANI
D’INFERNO” IN SABAUDIA (LT)” promosso dal Dipartimento Istituzionale e Territorio della Regione
Lazio, relativo all’affidamento della “conduzione ambientale” a soggetti terzi di aree demaniali ricadenti
nel territorio del Parco Nazionale del Circeo e più precisamente situate nella zona denominata “Pantani
d’Inferno”, si evidenzia quanto segue.
L’area demaniale in oggetto è costituita da una zona umida ricadente all’interno del territorio del Parco
Nazionale del Circeo, di seguito PNC.
Conseguentemente, la stessa area ricade all’interno della ZPS relativa al PNC ed è inclusa nella direttiva
Habitat Naturali (Natura 2000) e nel SIC n. IT6040012.
La stessa area è classificata nel Piano Territoriale Paesistico n. 13 in ambito TI – Tutela Integrale, ossia
“aree di eccezionale pregio naturalistico e scientifico, destinate alla tutela integrale, inidonee a
sopportare qualsiasi intervento di trasformazione, pena la distruzione progressiva delle loro qualità, con
la sola eccezione delle operazioni di restauro dei resti archeologici;”.
Giova anche riportare quanto stabilito dalle Norme Tecniche del succitato Piano, ossia che “[…]Nelle
zone umide e lungo le sponde marittime e dei laghi debbono essere preservate le caratteristiche sabbiose
Circolo Larus Legambiente Volontariato Via Garibaldi n° 45, 04016 Sabaudia (LT)
C.F. 91080270597 – c/c bancario n° 1/13672/92 presso Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino, ABI 08738, CAB 74110
Telefoni:, +393382546257, +393475252133 – E-mail: circolo.larus@email.it – internet: www.laruslegambiente.it
e torbose dei terreni senza alterazioni della duna e della vegetazione autoctona. Gli attraversamenti della
duna debbono essere realizzati con passerelle in legno o simili. E’ vietata l’installazione di chioschi e la
realizzazione di aree di parcheggio.[…]”.
Istituita con Decreto Ministeriale del 12 febbraio 1979 come “riserva di popolamento animale”, la Riserva
Naturale Statale Pantani dell’Inferno protegge una grande zona umida costiera di circa 40 ettari,
particolarmente idonea al ripopolamento animale, presentando caratteristiche ambientali notevolmente
adatte a garantire la sosta, lo svernamento e la nidificazione di numerose specie avifaunistiche migratorie.
Ad esempio i trampolieri, che vedono ridursi sempre più drasticamente il loro habitat, sono ospiti
particolarmente importanti di questa riserva che è inserita nella più vasta area lungomare comprensiva
anche delle zone umide internazionali, e come tali riconosciute dalla convenzione di Ramsar, dei laghi di
Caprolace, Monaci, Fogliano e Sabaudia. All’interno di una vegetazione prevalente che è quella delle zone
umide e dei pascoli, tutta l’area è importante tanto come sito riproduttivo che come area di transito durante
migrazioni e svernamenti in particolare per l’avifauna acquatica. Airone rosso e tarabusino vi trovano
importanti siti di nidificazione, ma anche la varietà ed il numero di numerose specie di Anatidi,
Ciconiformi, Gruiformi e Caradriformi rendono la riserva di particolare importanza e delicatezza. Va
ricordato anche che, in tali ambienti, durante le migrazioni o l’inverno si trovano numerose specie di
Falconiformi e, anzi, l’intera area rappresenta uno dei principali siti italiani per la migrazione dei rapaci, in
particolare del Falco di palude.
Ciò considerato, si sollevano alcune perplessità inerenti l’Avviso in oggetto.
Nelle premesse dell’Avviso si rileva “[…]la presenza di un compendio sito nel Comune di Sabaudia che
necessita di una gestione ambientale in quanto nello stesso è presente una pineta che risulta abbandonata
ed in pessimo stato, nonché un’area non arborata che rischia di impaludarsi in quanto i canali di scolo si
sono interrati, come da relazione e foto agli atti.[…]”.
Successivamente, negli impegni a carico del conduttore si prevede quanto segue:
“[…]
– Pulizia dei canali di scolo della bonifica e correzione delle livellette;
– Taglio delle ramaglie inferiori degli alberi costituenti la pineta;
– Pulizia della pineta;
– Taglio dei roveti e delimitazione dell’area mediante apposizione staccionate in legno;
– Richiesta ai vari Enti preposti sui permessi e modalità di esecuzione delle opere.
[…]”
In relazione a quanto sopra si evidenzia quanto segue:
– La Riserva comprende un’area che, posta all’interno della duna litoranea (zona retrodunale), si
presenta normalmente inondata nella stagione autunnale e primaverile, mentre è tendente alla
siccità durante l’estate.
– L’area in oggetto costituisce una zona umida, pertanto il fenomeno impropriamente descritto come
“impaludamento” è una sua caratteristica peculiare. Il ripristino dei canali di bonifica, realizzati in
epoca anteriore alla istituzione delle diverse tutele di cui oggi gode l’area, ne provocherebbe il
prosciugamento con ripercussioni gravissime sull’equilibrio naturalistico dell’area.
– Gli interventi di taglio e pulizia vanno descritti in modo meno approssimativo e devono
uniformarsi a quanto previsto dagli strumenti di tutela dell’area protetta. Si rammenta che i soli
Circolo Larus Legambiente Volontariato Via Garibaldi n° 25, 04016 Sabaudia (LT)
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interventi consentiti su aree a tutela integrale sono quelli finalizzati al mantenimento delle stesse e
che in nessun caso è consentita l’alterazione anche parziale della natura dell’area. A conferma di
ciò, va ricordato che il valore prescrittivo della classificazione del già citato Piano Territoriale
Paesistico n.13 è ulteriormente ribadita dagli uffici del Parco nazionale del Circeo che, nella
proposta di “Piano del Parco Nazionale del Circeo”, nella carta della zonizzazione, individuano
tale area proprio come riserva integrale (A) e, nello specifico, intesa come “tutela dell’integrità e
dei processi naturali” (A1) là dove, nelle norme tecniche di attuazione, si evince come nelle
riserve integrali (zone A) …l’ambiente è conservato nella sua integrità e nel prioritario rispetto dei
suoi caratteri naturali; nel caso poi delle sottozone A1 (come il caso specifico) sono preclusi non
solo gli interventi proposti nel bando, ma anche solamente …gli accessi salvo per motivi di studio,
monitoraggio e vigilanza. Non si attuano interventi di gestione, salvo quelli straordinari e
comunque funzionali al mantenimento degli obiettivi di conservazione della natura,
specificatamente realizzati o autorizzati dall’Ente Parco. Obiettivi e finalità dell’area sono ribaditi
nel provvedimento d’istituzione (il DM 12 febbraio 1979) e cioè la tutela della flora e della fauna,
la conservazione delle speciali formazioni geologiche e delle bellezze del paesaggio, la
promozione dello sviluppo socio-culturale; tutte funzioni che verrebbero irrimediabilmente
compromesse con gli interventi di alterazione del regime idrico attuale che le azioni di bonifica
oggetto del bando vorrebbero apportare.
– Tutti gli interventi previsti e l’affidamento a soggetti terzi dell’area sembrerebbero orientati a
favorire una fruizione pubblica dell’area e ad un suo utilizzo per eventuali attività economiche. Si
ritiene tale utilizzo incompatibile con i livelli di tutela dell’area, considerate le gravi e inevitabili
interferenze che queste avrebbero con l’habitat naturale di altissima importanza.
Riscontriamo poi diverse anomalie relative alle procedure di pubblicazione dell’Avviso. Nello specifico, si
evidenzia quanto segue:
L’avviso non è presente nel B.U.R.L. della Regione Lazio.
L’avviso non è presente nell’elenco ufficiale degli avvisi della Regione Lazio.
Il termine massimo di soli giorni 10 per la manifestazione di interesse e la sua concomitanza con le
festività natalizie appaiono anomali.
Per quanto affermato si invitano le autorità preposte ad intervenire al fine di ritirare il bando così da
evitare l’ulteriore sfregio dell’area protetta, la quale necessita di ben altri interventi strutturali a tutela della
sua biodiversità, utili alla sua promozione anche turistica. Le formule alchemiche immaginate nel bando in
oggetto servono solo per creare ulteriore danno all’ecosistema del Parco e a introdurre potenziali progetti
anche infrastrutturali che non possono che umiliare ulteriormente il Parco nazionale e non certo
valorizzarlo, come invece necesiterebbe.
