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LAVIA AL D’ANNUNZIO
In scena “Il sogno di un uomo ridicolo”

Gabriele Lavia

Gabriele Lavia

Il Teatro di Roma comunica che la tournèe dello spettacolo “La Trappola” di Luigi Pirandello nella versione scenica di Gabriele Lavia – anche interprete nel ruolo del protagonista, accompagnato da Giovanna Guida e Riccardo Monitillo, che ha debuttato il 9 marzo al Teatro Argentina, ottenendo grandissimo consenso di pubblica e di critica – è stata annullata nelle repliche previste all’interno del circuito laziale a causa dello stato di agitazione proclamato dalle sigle sindacali Libersind, Uil e Ugl, che da venerdì 22 marzo hanno causato disagi e difficoltà, senza impedire però la regolare messa in scena delle ultime tre rappresentazioni.

“In sostituzione dello spettacolo precedentemente annunciato – si legge in a una nota –  Gabriele Lavia porterà in scena “Il sogno di un uomo ridicolo” di Fëdor Dostoevskij, per non disattendere le aspettative del pubblico e per tener fede agli impegni assunti con i teatri di Latina, Rieti e Montalto di Castro”. A Latina l’appuntamento, con il cambio di spettacolo, resta confermato per giovedì 28 marzo alle 21 al Teatro Gabriele D’Annunzio.

SCHEDA TECNICA

Il sogno di un uomo ridicolo

di Fëdor Dostoevskij
con Gabriele Lavia

Il sogno e la realtà, la vita e la morte, l’inganno e la verità, prendono forma e coscienza nella mente del protagonista che racconta la paura di sentirsi ridicolo ed indifferente a tutto, continuamente deriso dai suoi simili e vittima del dolore, della solitudine, dell’infelicità di cui è prigioniero, fino a quando il sogno gli aprirà la strada verso la verità e verso una nuova speranza di vita in comunione con gli altri. «Chi è ‘l’uomo ridicolo’? – racconta Gabriele Lavia – E’ un uomo del ‘sottosuolo’, cioè di quell’inferno sulla terra abitato da dannati che vivono in cupa solitudine, indifferenza, livore, odio nei confronti degli altri. Essi si sottomettono alle pene di questo inferno, come per una fatalità crudele e misteriosa e, a un tempo, conservano gelosamente un lucido senso della colpa che li condanna a vivere un’esperienza carica di esaltazione frenetica e sofferente. E allora perché ‘ridicolo’? Perché, a differenza degli altri dannati, quest’uomo ha scoperto il segreto della bellezza e della felicità, il segreto per ‘rimettere tutto a posto’. ‘Ama gli altri come te stesso’ ‘vecchia verità che non ha mai attecchito’. Nell’assurda proposta d’amore per il prossimo si trova tutta la sua ‘ridicolaggine’. Ma, attenzione, quest’uomo ridicolo è consapevole dell’impossibilità di riuscita del suo progetto, eppure nel raccontare, nel ‘predicare’ la ‘vecchia verità’ trova il senso più profondo e l’unico scopo possibile della vita: mostrare la via di salvezza agli uomini pur sapendo che non vi è possibilità di riuscita e di vittoria.[…] Il sogno di un uomo ridicolo è forse la più sconcertante opera di Dostoevskij. Nella situazione paradossale di un uomo che, decidendo di suicidarsi, si addormenta davanti alla rivoltella e ‘sogna’ il suicidio e la vita dopo la morte, lo scrittore, con una partecipazione sconvolgente e appassionata ci racconta come l’umanità si sia rovinata per sempre. E la coscienza che l’uomo non può vivere senza individualità significa che la condizione umana è senza via d’uscita.[…] Quello che posso dire è solo la parte superficiale, visibile, della messa-in-scena di un racconto non scritto per il teatro. Essa si fonda tutta sull’idea del ‘doppio’ e della moltiplicazione dell’Io. Il mio desiderio è quello di rappresentare una umanità che si è condannata alla sofferenza, auto-reclusa, serrata e costretta in una metaforica camicia di forza, vista come condizione e impedimento di ogni azione ‘buona’. Non c’è altra possibilità che raccontare, raccontare e ancora raccontare un pensiero allucinato e impotente».

 

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