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Mercato immobiliare, Fiaip: “Prezzi mai più come nel 2000”

Non tira aria buona per chi vuole vendere

mutuo-casaLATINA – Non tira aria buona per chi possiede una prima o seconda casa, magari vuota, e ha deciso di tenersela in attesa di un periodo più favorevole per vendere. Esiste il rischio concreto – a sostenerlo è uno studio autorevole della Banca d’Italia – che non rientri mai più dell’investimento originario. Perché quella iniziata a fine anni Novanta per concludersi nel 2007, si legge nel rapporto, era veramente una bolla immobiliare e le quotazioni del mattone non torneranno mai a quei livelli. Dalla fine degli anni Novanta fino al 2006 – prosegue il resoconto – il mercato immobiliare ha conosciuto una crescita straordinaria, un po’ perché quella era la tendenza internazionale, ed anche perchè a spingere la domanda, all’inizio, era stata la crescita della popolazione residente e l’aumento del numero delle famiglie con un boom di acquisti del 75%. In quel periodo insomma gli italiani facevano più figli, si sposavano. Negli anni l’incremento è stato parzialmente mangiato dalla crisi e dalla scarsa fiducia dei risparmiatori; i veri cali sono cominciati a partire dal 2007. Nel 2013 i volumi di compravendita erano più che dimezzati, determinando l’accumulo di uno stock di abitazioni invendute stimato a 500 mila unità nel 2012.
E a Latina? «Nonostante il boom di case vuote e invendute e il conseguente eccesso di offerta – sottolinea Nardi -, all’inizio non ci sono state grosse ripercussioni sui prezzi degli immobili. Dopo essere aumentati di oltre il 60% tra la fine del 1998 e il 2006, i prezzi hanno continuato a crescere ancora fino al primo semestre 2008 e hanno sostanzialmente ristagnato fino a tutto il 2011». È stata una forma di resistenza da parte dei proprietari che pensavano in un calo temporaneo: solo a partire dal 2012 i prezzi hanno iniziato a calare accumulando una riduzione del 9,5% nel biennio 2012-2013 che al netto dell’inflazione al consumo è stata ancora più pronunciata (-20% circa) rispetto al 2007 per assestarsi in alcuni casi sino a trenta punti percentuali in meno rispetto agli anni d’oro. «Per quanto riguarda gli affitti – continua Nardi – c’è una richiesta maggiore perché le persone non riescono a comprare, con un abbassamento dei prezzi perché c’è più concorrenza. Certo i prezzi non sono bassi abbastanza da risolvere il problema casa». E in questo scenario s’innestano anche politiche miopi dei governi che hanno continuato a utilizzare l’immobiliare come un Bancomat. «Infatti oltre che sulle vendite, anche sui contatti di affitto ci sono tasse molto alte – sostiene Nardi – sebbene qualche ultimo segnale dato dalla politica sembri andare nella direzione giusta. Il Governo, piuttosto che tassare, dovrebbe dare la possibilità a chi affitta di avere la certezza di riavere la casa nei tempi stabiliti. Secondo la mia opinione, se lo Stato vuole risolvere il problema casa, dovrebbe dare la certezza che gli sfratti, alla cessazione del contratto, siano esecutivi e non rinviati di anni. In questo modo invece di tenere la propria casa sfitta, i proprietari, se sanno che quando scade il contratto la riavranno in tempi brevi, affitteranno anche a prezzi più bassi. Così il conduttore si trova un prezzo più basso, perché le tasse sono più basse, e sarà più bravo a pagare perché paga meno e il proprietario non avrà più paura di affittare o perdere l’immobile. In questo modo si sfoltirebbe di molto anche il lavoro dei Tribunali.
Ripresa? Qualche segnale si scorge – riprende il rapporto della Banca Centrale Italiana – ma Il mercato non tornerà mai quello di prima. I problemi di accesso al credito di giovani e stranieri, che nell’ultimo decennio hanno sostenuto la domanda «spingono verso modelli di crescita molto diversi, Oltre a una stretta da parte delle banche c’è stato un «forte ridimensionamento del mercato immobiliare». Il calo delle compravendite e «i conseguenti elevati livelli d’invenduto». Poi il calo delle nascite, «un contesto demografico meno favorevole del passato».
Non è in crisi tutto il settore. Ma dal rapporto emerge che il mercato muterà radicalmente. Una «crescente attenzione alle tematiche della salvaguardia del paesaggio e delle aree verdi, al miglioramento delle condizioni di sicurezza, alla riqualificazione del patrimonio abitazione esistente, al miglioramento dell’efficienza energetica. In questo contesto il settore sta evolvendo dalla offerta di nuove abitazioni «all’offerta di servizi abitativi».
Più affitti, quindi, e anche social housing. Ma sul mattone non si potrà più speculare.

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