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cronaca

Rapporto mafie nel Lazio, Latina tra camorra e clan Ciarelli – Di Silvio

La criminalità organizzata nella provincia esiste e ha lo stesso modus operandi della camorra

no mafiaLATINA – Un’intero capitolo nel rapporto sulle mafie nel Lazio presentato oggi a Roma è dedicato alla provincia di Latina. “La criminalità presente sul territorio ha caratteristiche simili a quelle delle mafie nel sud Italia – si legge nella terza parte della relazione. In particolare, spiega la Commissione Antimafia, ricalca il modus operandi della camorra”.

“Nella zona si sono insediate organizzazioni criminali camorristiche casertane dedite all’usura, alle rapine, alle estorsioni e al riciclaggio di denaro. Si deve sottolineare inoltre che a Latina – scrive ancora la Commissione Antimafia – opera una criminalità organizzata locale di elevata pericolosità e capacità criminale che si è a volte manifestata in scontri violenti e che è dedita all’usura, alle estorsioni e al traffico di stupefacenti”. Un capitolo a parte meritano nel rapporto, le famiglie Ciarelli – Di Silvio, mentre è definita “residuale” la cellula della famiglia Baldascini. Le famiglie rom perfino nello stato di detenzione esercitano la loro attività criminale inducendo in uno stato di soggezione gli altri detenuti. In relazione alla caratura criminale si rileva che si tratta dell’unica struttura autoctona ad aver respinto i tentativi di penetrazione del clan dei Casalesi.

SENTENZE – Il rapporto menziona numerose sentenze del Tribunale che permettono di raccontare e ricostruire il radicamento e la pressione nei confronti del tessuto economico, sociale, amministrativo e politico delle organizzazioni camorristiche e ‘ndranghetiste in provincia.

FORTE – «Il rapporto “Mafie nel Lazio” offre un quadro dettagliato e poco rassicurante sulle infiltrazioni criminali nella nostra regione e in provincia di Latina, infiltrazioni che coinvolgono il tessuto sociale, politico, amministrativo ed economico e che vanno combattute ad ogni livello e non soltanto con gli slogan».
Il consigliere regionale del Partito Democratico Enrico Forte commenta il rapporto “ Mafie nel Lazio” realizzato dall’Osservatorio legalità e sicurezza della Regione Lazio in collaborazione con Libera Informazione presentato questa mattina a Roma.
«Le relazioni degli organismi antimafia e le decine di sentenze emesse a conclusione di processi per associazione a delinquere di stampo mafioso – spiega Forte – confermano come a Latina e provincia si siano radicati, da Aprilia a Castelforte, clan di diverse organizzazioni criminali che hanno acquisito nei decenni importanti fette di attività economiche e commerciali e che hanno in qualche caso riferimenti all’interno delle amministrazioni locali. Tali realtà consolidate oltre ad inquinare pesantemente il clima, non esitano a mettere in atto gravi intimidazioni ai danni di imprenditori, politici ed esponenti della società civile. Preoccupa particolarmente il dato relativo agli incendi e agli attentati sul territorio pontino, 23 nel 2013 e 29 nel 2014, che collocano la nostra provincia ai livelli di quella romana. Altrettanto pesante il livello di diffusione del narcotraffico e i numeri delle illegalità nel ciclo del cemento (151 che rappresentano il 2,7% del totale nazionale) così come le infrazioni accertate nel settore del ciclo dei rifiuti, 91 in totale pari all’1,6%). La mappa della provincia di Latina, così come mostra il Rapporto “Mafie nel Lazio”, è contrassegnata dalla presenza dei più importanti clan della ‘drangheta, della camorra, della camorra e di gruppi criminali locali: di fronte ad una situazione di questo tipo, all’interno della quale organizzazioni di diversa origine si sono suddivisi il territorio per condurre le loro attività economiche, la politica non può che riaffermare la cultura del rispetto delle regole per difendere concretamente e non solo a parole la legalità e le aziende sane che spesso non sono in grado di competere con chi adotta modalità criminali. In questo senso – prosegue il consigliere regionale pontino – la Regione Lazio ha stipulato con gli imprenditori il “Patto della legalità”, ha fatto partire meccanismi di controllo sulla spesa pubblica e gli appalti con il supporto dell’Autorità nazionale anticorruzione, ridotto i centri decisionali, attuato la digitalizzazione della spesa e dei processi amministrativi: si tratta di un chiaro segnale con il quale la politica sceglie di dire no ai comitati di affari e alle organizzazioni criminali. Il fenomeno delle infiltrazioni, anche in provincia di Latina, è stato troppo a lungo sottovalutato, circostanza che ha favorito il rafforzamento della criminalità. Oggi sappiamo che i clan e il malaffare –conclude – vanno combattuti con la buona politica, la cultura del rispetto delle regole ed il meticoloso controllo di atti e procedure che tutelino la aziende ed i professionisti onesti».

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