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INCONTRI

Flussi Migratori, se ne parla al Circolo Cittadino

L'incontro è organizzato dal Pd di Latina, partecipano Lucio Caracciolo e Antonio Pennacchi

Pennacchi e Pernarella

Pennacchi e Pernarella

LATINA – Il Partito Democratico organizza, per venerdì 12 alle ore 17.30 al circolo cittadino di Latina, un incontro pubblico sul problema dei flussi migratori nel mediterraneo. Introduce il Segretario Provinciale Salvatore La Penna, intervengono Lucio Caracciolo e Antonio Pennacchi. A curare l’organizzazione è il responsabile delle politiche culturali Clemente Pernarella.
Dopo il focus dedicato all’Islam, dopo l’iniziativa con il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, continua la serie di incontri promossi dalla Segreteria Provinciale del PD di Latina, per discutere e riflettere di politica internazionale, del ruolo dell’Italia e dell’ Europa.
Questa volta particolare attenzione sarà rivolta ai flussi migratori e alla comprensione di cosa spinge una persona a partire per un viaggio che può durare mesi o anni, ad attraversare deserti, guerre, montagne per arrivare di fronte al mare e aspettare per giorni, settimane, mesi, il momento giusto per essere stipato su una barca che metterà la prua verso l’altra sponda del mediterraneo? Cosa spinge un fiume di ragazzi, di madri, padri, bambini a rischiare di morire in mezzo alla sabbia o di finire sepolti 500 metri sotto la superficie del mare? Sono tante le domande cui bisogna rispondere e con cui ci dobbiamo confrontare. Non saremo mai in grado di gestire le migrazioni se non comprenderemo prima la spinta che le alimenta.
Come si registra quotidianamente, giorno dopo giorno i numeri che documentano del viaggio che i migranti affrontano nel mediterraneo vengono aggiornati e rivisti, modificati dal carico delle improbabili imbarcazioni che salpano alla volta delle coste Italiane provenienti dal Nord Africa. Impressionante e doloroso pensare alle tante storie che sono dietro questi numeri, storie di persone che lasciano la propria terra consapevoli che, tra i tanti lidi d’approdo, quello finale potrebbe essere la morte.
Cosa può fare l’Italia? E l’Europa? Cosa stanno già facendo ? E noi? Noi possiamo accogliere l’urgenza di queste domande e chiedere a due voci autorevoli di parlarne insieme. Abbiamo chiesto ad Antonio Pennacchi un confronto pubblico sul tema invitando insieme a lui Lucio Caracciolo, che dirige e che ha fondato la rivista Limes, è uno dei massimi esperti italiani di geopolitica. Questo perché da una parte ci sono le storie degli uomini e delle donne che partono, dall’altra il motivo che li spinge a farlo: la fame. Da dove nasce il problema? Quali sono le ragioni che hanno voluto e vogliono che una parte del mondo sopravviva in condizioni di assoluto sottosviluppo? Da dove partire per immaginare la soluzione agli errori che hanno generato un sistema in cui una parte del mondo sconta la ricchezza e il benessere dell’altra?
“Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là.” Sono le parole che aprono “Canale Mussolini” il romanzo di Antonio Pennacchi, premio Strega nel 2010, che racconta la storia della nostra comunità e raccoglie il nucleo della nostra identità sociale nelle sofferenze e nei sacrifici affrontate da persone che lasciarono le loro case perché spinti via, cacciati, dalla fame e dalla povertà. Vicende di uomini che rispondono disperatamente alla storia. Antonio Pennacchi ha vissuto una storia di proletario, ha raccontato e racconta, non solo in Canale Mussolini, della sistematicità di un’economia costruita sulle spalle dei deboli e ha raccontato l’epopea della migrazione dei coloni veneti in agro pontino, migrazione che ebbe la stessa dolorosa natura di quella che affrontano oggi coloro che guardano alle nostre coste come la sola possibile alternativa ad un destino di morte e schiavitù.
Lucio Caracciolo è una voce autorevole, uno dei pochi in grado di poter restituire una visione d’insieme di un problema assai complesso data la quantità enorme delle concause che lo hanno generato, degli interessi che ne impediscono la soluzione e delle difficoltà di progettarne una soluzione. Nati in questa terra, in questa città, figli di migranti, siamo chiamati forse più di altri a comprendere le proporzioni della tragedia e del dolore che ogni giorno viaggia su una barca nel mediterraneo comprendendo che, in fondo, su quella barca, abbiamo viaggiato e forse viaggiamo anche noi.
Riflettere su quanto accade da anni ormai nei nostri mari deve avere per la nostra comunità un senso particolare e profondo. Per noi significa riflettere, allo stesso tempo, sulle nostre radici e sul futuro di una Europa che deve essere il nostro punto di riferimento. Una Europa che è stata pensata sulle nostre isole, pensata guarda caso in mezzo al mare, e che noi dobbiamo sentire nostra.

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