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Pronto soccorso, a sorpresa i pazienti sono soddisfatti. Lo dice una ricerca della Asl

Il rovescio della medaglia di Simeone: "Pazienti in barella per giorni"

L'ospedale Goretti di Latina

L’ospedale Goretti di Latina

LATINA – Mentre si grida allo scandalo per gli accessi al pronto soccorso, con malati sulle barelle per giorni per i posti letto mancanti, la Asl di Latina rendi noti i risultati di un sondaggio secondo il quale il 42,2% dei pazienti ha notato un miglioramento nel servizio di accettazione. I dati, inoltre, mostrano un buon grado di soddisfazione per le cure ricevute per un 82,7% che ha riguardato particolarmente la disponibilità del personale medico infermieristico, l’esaustività delle informazioni ricevute e l’assenza di barriere architettoniche. La ricerca è stata realizzata dalla Uos Comunicazione e Rapporti con il Cittadino in collaborazione con le Associazioni di Volontariato all’interno delle strutture di Pronto Soccorso degli ospedali di Latina, Terracina, Fondi e Formia.
“L’obiettivo dell’analisi – spiegano dalla Asl – è quello di riuscire a valutare le pratiche e le modalità attraverso cui i Pronto Soccorso rispondono ai bisogni dei cittadini, per far emergere i punti di forza e le criticità del sistema e pianificare con azioni adeguate e politiche di miglioramento l’offerta”.
Per la fase di rilevamento è stato costruito un questionario composto da 20 domande, di cui 19 a risposta chiusa e un ultima domanda a risposta aperta per invitare le persone a esprimersi apertamente, offrendo l’opportunità di fornire suggerimenti e considerazioni.
La strategia di campionamento è stata inizialmente considerata su un numero di pazienti stimati annualmente che accedono ai Ps della Asl. Nello specifico oltre 60 mila unità per Latina, oltre 37 mila per Formia e oltre 52 mila per Terracina e Fondi.
E’ stato quindi elaborato il campione di riferimento: 423 casi per Latina, 236 per Fondi Terracina e 237 per Formia. Il periodo di ricerca include i mesi estivi (da giugno a settembre) nei quali si evidenzia un incremento di affluenza soprattutto nelle località di Terracina e Formia.

AREE- Le aree problematiche al centro dell’indagine riguardano diversi aspetti del processo di umanizzazione del servizio sanitario e nello specifico:
Le modalità di fruizione dei servizi sanitari e delle cure in relazione ad una visione più o meno centralizzata dell’ospedale sull’ospedale;
Le dinamiche relazionali e comunicative tra l’utente e il personale sanitario;
I canali di informazione e i soggetti considerati dagli utenti “opinion leader” in ambito sanitario; L’Organizzazione e la vivibilità dei luoghi dell’assistenza.
A conclusione dell’indagine, è possibile sostenere che “per il cittadino l’ospedale si conferma, purtroppo ancora come il luogo centralizzato delle cure. L’utilizzo del servizio ospedaliero dovrebbe avvenire solamente nel caso di acuzie mentre, per i casi di cronicità, il cittadino deve trovare risposte nei servizi di assistenza sanitaria territoriale. L’errata considerazione dell’ospedale come unico presidio delle cure sottopone il servizio sanitario ospedaliero ad una gravosità di domanda di assistenza che non può gestire in modo adeguato. Un corretto utilizzo delle strutture sanitarie eviterebbe disservizi per le strutture stesse e per gli utenti.
Il ricorso all’ospedale come soluzione primaria nella scelta dei cittadini, risulta essere determinato da diversi fattori legati sia alla dimensione culturale, sia alle debolezze di una parte del sistema socio – sanitario. Da punto di vista culturale, il grado di allarmismo e l’esigenza di immediatezza nelle risposte condizionano l’uso spesso inappropriato dei servizi di pronto soccorso. Il diritto alla salute e alle cure necessita di un rafforzamento nelle forme di comunicazione e informazione mirate a diffondere una migliore educazione all’uso dei servizi socio sanitari”.
Il rapporto di ricerca è stato progettato per una definizione dei canali privilegiati, le aree della comunicazione e gli opinion leader su cui veicolare una campagna informativa di promozione della salute sull’offerta dei servizi anche in ambito territoriale per il superamento della cultura di ospedale- centrismo.
La maggior umanizzazione, infatti, in sanità non può prescindere dalla centralità del cittadino nella logica di ridefinizione dei servizi socio sanitari.
La partecipazione dei cittadini alla costruzione del rapporto tra sanità e società è un punto centrale nel concetto di modernizzazione dell’offerta dei servizi.

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA – Dall’altra parte, però, non mancano le testimonianze di chi ha vissuto interminabile ore di attesa, come dichiara il consigliere regionale Giuseppe Simeone: “Rabbia e disperazione. Sono questi  i sentimenti che accompagnano i cittadini della provincia di Latina che in questi giorni sono stati costretti a confrontarsi con la sanità nella provincia di Latina. Sono questi i disagi che ogni giorno gli operatori segnalano, inascoltati, alla direzione sanitaria della Asl di Latina. Ogni anno in questo periodo di feste, con gli ambulatori chiusi, i cittadini hanno quale unico riferimento per poter effettuare una visita ed essere curati il Pronto soccorso. E quello dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina è oltre la soglia del collasso. I locali dell’ospedale, quello che doveva diventare Dea di II livello entro la fine di giugno 2015, sono costellati da file interminabili di barelle e letti di fortuna su cui si mischiano senza continuità di sorta, né la dovuta attenzione alle singole patologie, con pazienti più gravi e meno gravi accatastati uno accanto all’altro. Una donna con una grave infezione ai reni, costretta a sottoporsi a dialisi e ad una trasfusione, è stata costretta ad attendere ore prima di una visita e ad aspettare due giorni prima di avere un posto letto assegnato in reparto. E questo è solo uno delle decine di casi che si sommano ogni giorno evidenziando che non solo la struttura dell’ospedale principale della provincia di Latina è inadeguata al flusso di pazienti ma soprattutto che medici ed infermieri, già sottodimensionati rispetto alle effettive esigenze della pianta organica e a dispetto delle promesse di Zingaretti, sono costretti a fare i salti mortali per dare le cure adeguate, e che la tanto citata assistenza territoriale è rimasta solo pura utopia. Il tutto senza considerare che, come denunciato dagli operatori di tutti gli ospedali della provincia di Latina, i ritardi accumulati da Zingaretti e Caporossi nell’adeguamento delle strutture  e della pianta organica sta solo mettendo ulteriormente a rischio la vita dei cittadini. Una situazione che, come denunciato dal sindacato dei medici, mette a rischio la vita dei pazienti precludendo loro le cure e le attenzioni necessarie per effettuare una attenta diagnosi. Sono due anni che a gennaio Zingaretti si sveglia dal torpore e di fronte all’emergenza Pronto soccorso convoca una riunione dei direttori generali con il risultato di spostare il problema da un reparto all’altro e senza mai mettere in atto azioni incisive e risolutive per evitare che questo disastro si paghi in termini di vite umane. Il primo anno alla riunione aveva dimenticato di invitare i direttori generali delle Asl delle province, il secondo anno ha tentato di correre ai ripari promettendo che entro il 2015 personale e strutture sarebbero state adeguate. Siamo nel 2016 e il risultato è sotto gli occhi di tutti”.

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