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il provvedimento

Era nell’agenda di Amri e cercava informazioni sui poliziotti che hanno ucciso l’attentatore di Berlino, il tunisino espulso che viveva a Borgo Montello

Digos, Postale e ufficio Immigrazione lo controllavano da tempo dopo la segnalazione giunta dalla Questura di Milano. Dian: "Si era radicalizzato"

Al centro la dirigente della Questura di Latina Paola Pentassuglia, a destra il capo della Digos Walter Dian

LATINA – Secondo gli investigatori era divenuto pericoloso per la sua vicinanza alla jiad islamica e dalle ricerche che faceva sul suo computer dalla sua casa a borgo Montello, cercava notizie sui poliziotti che hanno ucciso a Milano in un conflitto a fuoco Anis Amri, l’attentatore di Berlino, suo amico. Per questa ragione, per la sua adesione al fanatismo religioso e a personaggi rispediti nei paesi di origine prima di lui, è stato espulso con decreto del ministro dell’Interno, Al Haabi Isham, un tunisino di 37 anni residente a Borgo Montello. L’uomo lavorava da tempo in un’azienda agricola di Borgo Podgora, teneva un profilo basso, aveva scarse frequentazioni, nessuna anzi, al di fuori del lavoro. Dalla reazione avuta quando gli è stato notificato il decreto di espulsione riteneva senz’altro di essere al sicuro, ben mimetizzato in una vita ordinaria e ai margini.

“E’ rimasto spiazzato”, ha detto il dirigente della Digos di Latina Walter Dian che ha coordinato le indagini sorvegliandolo per alcuni mesi . Il giovane nordafricano è stato  accompagnato sabato alla frontiera di Roma Fiumicino, e messo su un volo per Tunisi. “Gli è stato revocato il permesso di soggiorno e non potrà rientrare nel nostro Paese. Anche un eventuale ricorso contro il provvedimento del Ministro dell’Interno italiano dovrà essere avviato dalla Tunisia”, ha spiegato la dirigente dell’ufficio Immigrazione Paola Pentassuglia.

LA PRIMA SEGNALAZIONE DA MILANO – Ad innescare le indagini in provincia di Latina era stata la segnalazione giunta dalla polizia di Milano dopo l’uccisione di Amri in un conflitto a fuoco con la polizia nei giorni seguiti alla strage dei mercatini di Natale nella capitale tedesca. Alhaabi Isham infatti figurava nella rubrica telefonica dell’attentatore, vecchi contatti avuti nel 2015 quando Amri era stato ospite di una coppia di amici (lui tunisino) a Campoverde. Dalle indagini avviate dall’ufficio Immigrazione diretto dalla dottoressa Paola Pentassuglia e dalla Digos, il 37enne  era regolare sul territorio italiano dal 2011 ma non si era integrato, escluse le ore al lavoro, viveva rintanato in casa da dove gestiva vari profili Fb pubblicando materiale, foto e video sulla guerra in medio oriente e sulle azioni terroristiche.

NESSUNA CELLULA TERRORISTICA A LATINA – Secondo gli investigatori italiani però non esiste una cellula terroristica a Latina, e lui non era un terrorista; non ci sono stati in questi anni contatti sospetti con italiani o con connazionali con l’obiettivo di dare vita ad un’organizzazione strutturata. Sta di fatto che tre nordafricani radicalizzati vivevano in provincia di Latina, in un raggio di pochi chilometri dal capoluogo, sono stati considerati pericolosi per la sicurezza pubblica ed espulsi nel giro di pochi mesi uno dall’altro: uno faceva volantinaggio fuori dalla moschea ed era stato espulso a marzo dello scorso anno, un’altro è stato messo su un aereo senza biglietto di ritorno pochi giorni fa, alla fine di febbraio.

“AlHaabi era un solitario radicalizzato e per questo suo profilo, pericoloso per la sicurezza”, ha sottolineato Dian che ha voluto rimarcare come esista una collaborazione stabile e proficua con le associazioni islamiche ufficiali costituite a Latina

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 “Siamo il front office con gli immigrati, li seguiamo e stiamo attenti a segnalare ogni particolare che possa generare sospetti”, ha detto la dirigente dell’Ufficio Amministrativo e Immigrazione della Questura di Latina Paola Pentassuglia:

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