LATINA – Con un valore delle merci pontine collocate sui mercati internazionali di poco superiore ai 5miliardi e 300milioni di euro, Latina si conferma in deciso rallentamento per l’export, già emerso in occasione delle rilevazioni trimestrali rispetto ai record del 2015 (-19,23% la variazione percentuale), che sembra essere coerente con il contesto internazionale di contrazione della domanda estera e con alcune operazioni di straordinarie compiute nel comparto farmaceutico, che hanno determinato il boom dell’annualità precedente. E’ chiaro che si tratta di un risultato non positivo e che interrompe per la prima volta la crescita senza soluzione di continuità degli ultimi anni, con un significativo impatto “emotivo” in relazione al ruolo di traino che tale componente del PIL ha per l’economia locale.
Ciò che di più significativo emerge è il maggiore “equilibrio commerciale” determinatosi per le province di Latina e Frosinone che spiegano entrambi una quota intorno al 27%.
Il saldo della bilancia commerciale della nostra provincia diviene negativo per 473milioni di euro (a fronte dei 673miliardi di avanzo targato 2015), all’esito della vistosa contrazione tendenziale delle vendite all’estero, e della maggiore tenuta delle importazioni, che arretrano di appena il 2% rispetto ai dodici mesi precedenti, grazie ad una prima porzione d’anno decisamente più favorevole, rispetto ai trimestri successivi. Se il confronto tendenziale con l’anno da record, il 2015, è chiaramente penalizzante, l’estensione dell’orizzonte temporale al medio periodo mostra come nell’ultimo quinquennio le esportazioni locali sui mercati internazionali abbiano registrato variazioni ineguagliate sia rispetto al Lazio che ai valori nazionali, attraverso le rette di interpolazione lineare; elemento questo indispensabile per valutare, in relazione anche alle prossime rilevazioni, se l’ultimo anno sia stato frutto di “un’estemporaneità dei mercati”, o sia l’avvio di un nuovo corso.
La significativa flessione dell’export locale, in controtendenza rispetto alle dinamiche nazionali non solo nel segno ma anche nella determinante geografica, è attribuibile al contenimento dei flussi verso l’Europa (come già evidenziato, invece, in crescita a livello nazionale), con un vertiginoso -21,7% rispetto al 2015, attribuibile prevalentemente dal comparto farmaceutico. Diversamente, crescono le vendite verso il continente americano (+8,7%) e verso l’Asia (+4,02%), ma tali variazioni non sono state di certo sufficienti a bilanciare la diminuzione rilevata verso il continente europeo, atteso che si tratta di destinazioni “minori”.
Riguardo ai mercati di sbocco dei prodotti pontini, si evidenzia come le destinazioni europee, e non poteva essere altrimenti, abbiano avuto un ruolo decisivo in merito al risultato annuale con una contestuale riduzione anche del peso percentuale sull’intero aggregato delle esportazioni locali (sceso dal 90% all’87%, che in un solo anno è un differenziale considerevole). Nello specifico i Paesi che rappresentano i maggiori mercati di sbocco delle merci e servizi pontini sono in primis il Belgio (62% dei flussi verso l’UE), destinazione “logistica” dei prodotti delle grandi multinazionali farmaceutiche, in flessione tendenziale per circa ¼ dei flussi; seguono a grande distanza i Paesi Bassi e la Germania (entrambi con una quota intorno al 9%). Spostandoci oltre oceano, sono gli USA (4,93%) il primo cliente americano che acquista merci locali per un valore che ha raggiunto i 262milioni di euro (+17% la variazione percentuale, 72% la quota sull’intero continente americano). Tra le destinazioni asiatiche, in cima alla lista la Cina (26% la quota), per una crescita assolutamente degna di nota: +80% la variazione che porta a 65milioni di euro il valore delle vendite di merci locali.
Le dinamiche per settori. Come avviene a livello nazionale, anche per la provincia di Latina il Manifatturiero e l’Agricoltura sono le determinanti principali delle vendite sui mercati internazionali dei prodotti locali, spiegando questi la quasi totalità dei flussi verso l’estero. E quindi opportuno analizzarne le dinamiche.
In primis, di seguito viene esposto il dato riepilogativo generale riferito all’anno appena concluso con la suddivisione dei flussi di import/export per i diversi settori economici rilevati in provincia. Come illustrato nella tabella precedente, il comparto agricolo ha chiuso il 2016 con un ottimo segno positivo in termini di crescita dell’export (+12,12% la variazione tendenziale), per un ammontare di merci acquistate dall’estero pari a oltre 164milioni e mezzo di euro, raggiungendo una quota del 3,09% sul valore totale delle esportazioni locali. Senz’altro non si tratta di valori assoluti trascendentali, ma sono in continua e costante crescita; il confronto con gli esiti a livello nazionale restituisce piena contezza della dimensione di tale performance, risultando l’incremento delle vendite all’estero dei prodotti agricoli pontini circa sei volte superiore alla variazione certificata dall’Istat per l’Italia (+2,99%). Peraltro, si evidenzia che le produzioni orticole locali, segmento di punta della nostra provincia in relazione ai quantitativi di assoluto rilievo che essa esprime, stanno registrando un crescente appeal, tale da collocare la nostra provincia costantemente nell’ultimo triennio entro il 7° posto nella graduatoria provinciale (6° posto nel 2016), con circa il 5% di quota nazionale sui mercati esteri.
Per una questione di prossimità, che per tale comparto è ancor più significativa per la naturale deperibilità dei prodotti, il mercato principale di sbocco è l’Europa, destinazione di oltre il 90% dei prodotti, per un valore di poco superiore ai 152milioni di euro, in crescita significativa rispetto ai dodici mesi precedenti (+12,4%).
A seguire, il continente americano che esprime una quota di poco inferiore al 5% (quasi 8milioni di euro), che sebbene assuma una dimensione piuttosto contenuta è, diversamente, molto significativo in termini di crescita.
Come di consueto, il miglior acquirente dei prodotti agricoli pontini si conferma la Germania, che importa dalla provincia di Latina merce per quasi 75milioni e mezzo di euro, per una quota intorno al 46%; seguono, a notevole distanza, la Polonia e la Francia, che importano entrambi intorno al 15milioni di euro (9% la relativa quota). Tra i paesi extraeuropei, sono gli USA il miglior cliente che acquista merci per oltre 7milioni di euro, pari al 4,5% del totale, quota non rilevante ma in costante crescita (+47% rispetto al 2015).
In relazione alla tipologia di prodotti agricoli esportati, le “Colture agricole non permanenti”, cui si è già accennato in precedenza, in prevalenza rappresentate dagli ortaggi, si confermano di gran lunga i più venduti all’estero, per un ammontare superiore ai 117milioni di euro (72% la quota), per un ulteriore incremento tendenziale che rispetto al 2015 sfiora il 18% (+8% l’anno precedente). Seguono le “Colture permanenti”, ovvero uva, frutta, agrumi, pomacee ecc…, per un valore di export pari ad oltre 32milioni di euro, circa 1/5 del totale, anch’esse in crescita (+2,89% la variazione sui dodici mesi precedenti).
Dopo aver considerato il settore agricolo che ha assunto una sua rilevanza e che continua a far registrare ottime performances nel tempo, è il caso di soffermarsi in maniera più approfondita sul comparto leader dell’export italiano e, chiaramente, anche provinciale, cioè la Manifattura.
Nell’ambito di tale settore, la provincia di Latina nel corso 2016 registra complessivamente un deciso decremento delle vendite sui mercati internazionali (-19,93%), passando da un valore superiore ai 6miliardi e 400milioni di euro del 2015, ai 5miliardi e 156milioni di euro dell’anno appena trascorso. Tale brusca flessione ha inevitabilmente influenzato il bilancio complessivo delle esportazioni locali, tenuto conto del peso che la componente industriale ha nella nostra provincia (97% delle vendite all’estero).
La determinante di tale esito è il Farmaceutico, la cui performance in termini di valore delle merci esportate replica la variazione dell’anno precedente, ma con un’inversione di segno, quest’anno appunto negativo, tornando alle dimensioni del 2014; il che lascia presumere che nel corso del 2015 si sia realizzata qualche operazione straordinaria. Al riguardo, occorre evidenziare che Latina si colloca al primo posto nella graduatoria provinciale per valore delle esportazioni dei prodotti Farmaceutici di base e dei preparati, come evidenziato nella tabella seguente, rappresentando quasi 1/5 del totale delle esportazioni nazionali e collocandosi a significativa distanza dalla seconda e terza provincia, Milano e Frosinone, per un differenziale che misura circa 30 punti percentuali.
Tornando all’insieme, anche gli altri segmenti mostrano in prevalenza un contenimento dei flussi; fanno eccezione i Mezzi di trasporto, in crescita quasi del 10%, in linea con le tendenze rilevate a livello nazionale.
Il risultato complessivo sembrerebbe foriero di prospettive negative, ma le valutazioni non possono prescindere dagli scenari che di seguito vengono esposti.
Prima di tutto va detto che il polo farmaceutico della provincia di Latina, rappresenta uno dei più importanti a livello nazionale, se non il più importante per quanto riguarda i valori esportati, insieme a quelli della Lombardia e della Provincia di Frosinone. Va inoltre sottolineato che il polo laziale (in cui rientrano anche Frosinone e in piccola parte Roma), negli ultimi anni ha registrato una crescita continua ed è il quarto distretto farmaceutico in Europa, quasi sullo stesso livello di quello di Darmstadt in Germania1. I suoi punti di forza sono l’alta specializzazione, la logistica e l’efficienza distributiva. Il risultato dello scorso anno con grande probabilità si è venuto a determinare in relazione ai notevoli investimenti che sono stati effettuati dalle case madri a cui fanno capo gli stabilimenti presenti in provincia, che dovrebbero portare alla produzione di nuovi farmaci tra cui alcuni medicinali innovativi contro l’HIV e contro i tumori del sangue, ma soprattutto nel campo della Bio-Tech, già a partire dal 2017. Infatti quando vengono approntate nuove linee produttive, è inevitabile che vi sia una flessione della produzione, per via dei tempi tecnici necessari, per la formazione e le nuove assunzioni necessarie per far fronte alle nuove esigenze che si creano. E’ vero che i prodotti realizzati sono per la maggior parte destinati all’estero, ma i risultati positivi in termini di indotto e di occupazione sono comunque ricchezza che si crea e rimane a livello locale.
Tornando all’intero comparto manifatturiero, dall’esame dei mercati di sbocco, l’Europa è la destinazione principale (87,07%) e risulta, appunto, in significativa contrazione (-22,5% la variazione tendenziale) per le ragioni su esposte.
In aumento le esportazioni verso il continente americano (+8,29%), grazie al contributo del tessile, e alla consistente crescita del Farmaceutico; positivo anche il trend dei flussi verso l’Asia (+4,69% su base annua), trainati dai segmenti Farmaceutico (+6,06%) e alimentare (+46,55%).
Il Belgio, con oltre 2miliardi e 860 milioni di euro (56% il peso sull’intera export industriale) è la prima destinazione dei prodotti manifatturieri della provincia di Latina; fenomeno già più volte spiegato nelle rilevazioni precedenti per la presenza in tale Paese di un polo farmaceutico di forte rilevanza e per i rapporti degli stabilimenti locali con le case madri farmaceutiche ivi ubicate. A notevole distanza troviamo i Pesi Bassi con quasi 400milioni di merce (7,73% il peso sul totale) e la Germania che importa merci dalla provincia per oltre 328milioni di euro, pari al 6,37% del totale. Tra i paesi extraeuropei, spiccano gli USA con il 4,95% del totale manifatturiero venduto all’estero, per un valore di merci superiore ai 255milioni di euro, in significativo incremento rispetto allo scorso anno (+19,43%). Per quanto riguarda l’Asia, è la Cina il miglior acquirente, con oltre 65milioni e 500mila euro, per un’espansione “oltre misura” (+79% rispetto allo scorso anno).
Conclusioni
Il 2016, anche se non sui livelli degli ultimi anni, si è chiuso con risultati abbastanza confortanti in termini di export per quanto riguarda il sistema produttivo italiano, che conferma i suoi settori di punta legati al Made in Italy come un atout da spendere sul mercato globale, accanto ai macchinari industriali. Il surplus commerciale è stato superiore ai 51 miliardi di Euro, di certo non ai livelli tedeschi, ma di assoluto rispetto.
Ma nuovi scenari sono destinati ad aprirsi in concomitanza delle politiche protezionistiche che sembrano voler essere introdotte da un player mondiale come gli USA, a seguito dell’elezione del nuovo Presidente e il conseguente abbandono delle trattative per il TTIP, il trattato per il libero scambio, che avrebbe regolamentato i rapporti commerciali tra UE e USA. Altrettante incognite in prospettiva nel medio temine dominano il panorama Europeo, con l’inizio della procedura di uscita della Gran Bretagna dall’area del mercato comune.
Per il sistema imprenditoriale italiano non si tratta di buone notizie, visto che si parla di due tra i più importanti “clienti” del Made in Italy, per cui l’eventuale introduzione di dazi alle importazioni non potrà non avere conseguenze.
L’export rappresenta circa un quarto della ricchezza nazionale di un paese come il nostro che non può contare, come altri, sulle ricchezze del sottosuolo (petrolio, gas, metalli rari ecc…), ma soltanto sulle sue capacità di creare prodotti che siano caratterizzati da un appeal che li renda unici e, soprattutto, sulla ricerca del top della qualità che li renda insostituibili. Questo deve essere necessariamente accompagnato dalla capacità di penetrazione in nuovi mercati che possano rappresentare un’alternativa ad eventuali cadute di domanda dei prodotti italiani da parte di clienti importanti, come quello americano e britannico.
Al riguardo, i mercati asiatici prima di tutti presentano un potenziale enorme: sono paesi in forte crescita, con un miglioramento delle condizioni economiche delle classi medie e con una conseguente propensione ai consumi che tende, quindi, ad aumentare.
In questo quadro generale, la provincia di Latina è vero che non ha fatto registrare i dati delle scorse rilevazioni ma, come abbiamo detto, il segmento Farmaceutico, che ha una rilevanza assoluta sulle vendite all’estero provinciali, è in una fase caratterizzata da nuovi e notevoli investimenti che daranno i loro frutti in un breve/medio lasso di tempo. Ma oltre al manifatturiero, un comparto che ha dato soddisfazioni dal lato delle vendite all’estero è il settore Agricolo, che si è confermato in crescita e che in prospettiva nulla impedisce che potrebbe continuare a farlo, visto che le sue produzioni si rivolgono soprattutto verso la Germania e i Paesi Bassi, per cui problemi di dazi doganali e barriere varie al momento non se ne intravedono.
