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l'orrore a Cisterna

Una tragedia annunciata, gli allarmi di Antonietta Gargiulo che aveva paura del marito

La donna era già stata aggredita, aveva presentato un esposto. Non è bastato a impedire la follia

CISTERNA – La strage di Cisterna si poteva forse evitare. La moglie, colpita con tre colpi ieri mattina all’alba e ricoverata al San Camillo di Roma in condizioni definite dai medici gravissime, aveva paura.

Antonietta Gargiulo, di 39 anni, già diverse volte aveva subito aggressioni da parte dell’ex marito che era diventato, spiega l’avvocato della donna, Maria Belli, “una ossessione”, tanto che Antonietta aveva già parlato con il comandante dell’arma dei Carabinieri di Velletri dove Luigi prestava servizio. Poi l’ultimo episodio a settembre quando l’aveva aggredita davanti al posto di lavoro e poi sotto casa alla presenza delle figlie, Antonietta quindi, per non fargli perdere il posto di lavoro, già ipotecato da una sospensione per una truffa alle assicurazioni e poi reintegrato. “Forse non sarebbe cambiato niente- dice l’avvocato – ma bisogna sempre denunciare”.

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Per proteggere la sua famiglia Antonietta aveva anche cambiato la serratura di casa, ma non è bastato

VESCOVO – “La tragedia che ha sconvolto oggi la città di Cisterna, e in particolare la comunità parrocchiale di S. Valentino, getta nello sconforto per l’immane dolore che rivela e trasmette. Questo è soprattutto il momento della partecipazione, del cordoglio, della preghiera. Non si dovrà certo smettere di riflettere, comprendere e cercare di agire per prevenire simili atrocità. Ci sono senza dubbio cause molteplici accumulate nel tempo e tutti siamo, in vario modo, tirati in ballo e interpellati nelle nostre responsabilità. La comunità parrocchiale, a cominciare dai presbiteri, ha cercato di accompagnare e sostenere una famiglia ormai in grave difficoltà per l’insostenibilità ulteriore della relazione di coppia, coinvolgendo anche la figlia maggiore nell’Azione Cattolica. Ma non è bastato. Troppo complicato è il groviglio della psiche umana e delle relazioni difficili nelle relazioni di coppia e di famiglia. Due cose forse andranno pensate, col tempo. Due cose che hanno a che fare con l’educazione al senso della persona, degli affetti, delle relazioni, del rispetto, non ultimo al senso della fragilità e all’esperienza dei fallimenti umani, che non diventano mai più importanti delle persone e della vita. La delicatezza e le implicanze per sé e per gli altri della scelta del matrimonio impongono una educazione al discernimento della persona con la quale si vuole costruire il proprio progetto di vita comune. Ancora spropositato è lo spazio riservato in questo campo all’amore romantico rispetto all’amore come atto di scelta motivata e responsabile. È un compito a cui tutti, società civile e comunità ecclesiale, dobbiamo dedicarci con rinnovata drammatica consapevolezza. E poi è indispensabile creare reti protettive attorno alla famiglia nucleare, spesso ridotta a monade persa in un mondo ostile, dentro la quale non si riesce più a distinguere tra ostilità esterna e ostilità interna, diventando preda di emozioni e stati d’animo senza più controllo ragionevole di sorta. Anche le nostre comunità, pur con il grande lavoro che fanno e che hanno fatto anche in questo caso, devono promuovere un senso più grande e intimo di solidarietà e di premura. E ci sono le condizioni per farlo. Ma intanto, rientriamo in una delicata attenzione al dolore delle persone coinvolte e in una rinnovata fiducia nella misericordia di Dio, con una infinita pietà che sappiamo di poter fondere nella preghiera della Chiesa, che in maniera speciale si esprimerà stasera nell’incontro promosso dalla comunità parrocchiale di S. Valentino».

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