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politica

Sicurezza, il decreto che non piace a nessuno

Dalla Regione al Pd, tutti contro le decisioni del Ministro Matteo Salvini

LATINA – Ottiene consensi da più parti la battaglia di diversi sindaci italiani, tra cui quello di Latina, Damiano Coletta, contro il decreto sicurezza. “A rompere il muro di propaganda salviniana ci hanno pensato i sindaci, con la forza tipica di chi svolge funzioni di prossimità, vicino al paese reale, ogni giorno alle prese con il dramma di un paese impoverito e spaventato. Hanno messo in campo l’approccio di cui il Paese ha bisogno, si sono serviti di atti di disobbedienza, per dire che quella raccontata dai vicepremier è un’Italia intrisa di cattiva ideologia che non corrisponde ai valori costituzionali di solidarietà e accoglienza”. Lo dice il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio che continua: “La nostra amministrazione ha scelto già da tempo da quale parte stare e ha affrontato il tema sicurezza con atti concreti, talvolta anche supplendo a mancanze di altri enti. Il decreto sicurezza mette in mezzo alla strada migranti vulnerabili, privando non solo loro, ma anche le nostre comunità, degli strumenti necessari all’integrazione. Le nostre strade saranno l’unica possibilità per persone in situazione di particolare fragilità sociale, con le conseguenze immaginabili”.

PD – Appoggio che arriva anche dal PD della Provincia di Latina: “Siamo vicini e sostieniamo la battaglia dei sindaci come Orlando, Nardella, Pizzarotti, Ricci, Decaro e tanti altri sul tema del decreto sicurezza”, dice il coordinatore provinciale Claudio Moscardelli. “Le norme contenute in questo provvedimento sono discriminatorie e violano gravemente i principi costituzionali e i valori di civiltà umana. Sul merito la norma è anche contraddittoria nella sua gravità. Da un lato consente il rilascio per il permesso di soggiorno per il richiedente asilo valido per sei mesi e dall’altro esclude che per lo stesso periodo  di tempo (sei mesi) il richiedente asilo possa essere iscritto all’anagrafe e ricevere assistenza sociale e sanitaria. Occorre sostenere tutte le iniziative utili per modificare la legge a partire dalla richiesta del Presidente ANCI il sindaco di Bari Decaro che ha chiesto un tavolo di confronto con il Governo per le modifiche da apportare al decreto. Se ai migranti presenti nelle nostre città non possiamo garantire i diritti basilari assicurati agli altri cittadini, né, ovviamente, abbiamo alcun potere di rimpatriarli, come dovremmo comportarci noi sindaci? “- ha dichiarato Decaro Presidente ANCI.
Quando si è deciso di depotenziare i centri Sprar, che distribuendo su tutto il territorio nazionale il flusso migratorio assicuravano un’accoglienza diffusa, anticamera di una necessaria integrazione, si è perseguito un disegno ben preciso”. “A parte l’odio fomentato da Salvini e la sua folle idea di giustizia fai da te, l’istigazione a sentimenti razzisti e la volontà di tenere sempre in tensione il Paese con il nemico degli immigrati ha prodotto provvedimenti come il Decreto Sicurezza. Si alimenta un clima di odio e si scaricano sul nemico di comodo come gli immigrati tutti i problemi. In passato la Lega ci ha consegnato una sanatoria per 600 mila clandestini, oggi con il ridimensionamento e la messa in discussione degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati) , strumenti utili di controllo e monitoraggio delle persone e con progetti di integrazione, si è ottienuto un duplice risultato aberrante . Da una parte si mettono per strada uomini, donne e bambini, perché hanno solo il permesso di soggiorno per motivi umanitari senza diritti e senza sapere dove andare. Una vera barbarie e vergogna per tutta l’Italia. Dall’altra si vuole alimentare un clima di insicurezza per tenere sempre alta la tensione e lucrare elettoralmente a fronte del fallimento delle politiche economiche. Salvini sfida i sindaci a disobbedire e si permette di dire è finita la pacchia a chi ogni giorno è sul fronte delle emergenze delle città e cerca di affrontare i problemi dei cittadini con risorse limitate . Occorre un sussulto di responsabilità è di umanità da parte del Governo e chiamare i Sindaci al confronto e al dialogo. Il PD promuove ed è a sostegno di tutte le iniziative politiche per ottenere una modifica di norme discriminatorie che ci riportano con la memoria al ricordo  di leggi vergognose per l’Italia. Oggi siamo all’anticamera di quelle leggi e della rottura dell’ordinamento democratico”.

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