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Latina, spiati dalla banda dei furti: trentaquattro colpi in pochi mesi

I primi arresti dopo Via Palermo. Colpi anche in via Manuzio, Via Clementi, Via Bixio, Via Marche

LATINA – Una carta post-pay e un telefono cellulare trovati nelle tasche di Domenico Bardi, il ladro morto in Via Palermo a Latina raggiunto dai colpi di pistola sparati da un avvocato accorso per controllare cosa stesse accadendo in casa dei genitori che si trovavano fuori per una festa di matrimonio, sono i due elementi da cui sono partiti gli investigatori della Squadra Mobile di Latina per arrivare alla banda arrestata nell’operazione San Valentino. Un gruppo che ha  fatto razzia in almeno 34 ville e appartamenti di Latina e dei comuni vicini e in 100 nel resto del centro Italia, anche se probabilmente il numero è più alto. Spiavano le loro vittime senza essere visti, fuori da ristoranti e teatri, poi si mettevano in movimento.

I PRIMI ARRESTI DOPO VIA PALERMO – Due mesi dopo i fatti di Via Palermo la Squadra Mobile di Latina era già arrivata a Napoli dopo aver scoperto che il colpo in casa dell’avvocato Palumbo era stato  programmato nei dettagli. I ladri avevano pernottato tutti insieme nello stesso albergo di Terracina. Poi quel tragico fuori programma che apre la strada alle indagini. Arrivano le prime quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip Laura Matilde Campoli nelle indagini coordinate dal sostituto procuratore Simona Gentile.  I ladri hanno continuato ma hanno cambiato zona lasciando Latina  dove avevano colpito in Via Manuzio, Via Clementi, Via Bixio, Via Marche solo per citarne alcuni. Colpi con le stesse modalità sono stati messi a segno anche a Sezze, Cisterna, Priverno, Sermoneta. Nelle Marche invece uno degli arrestati viene fermato con un chilo e mezzo di monili nascosti nel vano airbag di una Suzuky Ignis che, nel corso delle indagini, era stata sottoposta a pedinamento satellitare da parte degli investigatori.

Le indagini dopo i primi arresti non si fermano e la polizia riesce a ricostruire le modalità di azione del gruppo, di scelta delle case e delle ville, quell’accesso (a pagamento ma ne valeva la pena evidentemente) nella banca dati del Pra per conoscere l’indirizzo di casa di chi andava a feste, matrimoni o spettacoli a bordo di auto di lusso e sarebbe stato assente da casa il tempo sufficiente a trovarla svaligiata.

Il bottino finiva ad un ricettatore di Napoli proprietario di due laboratori orafi nel quartiere Porto. Nessuna traccia invece delle 6 pistole e dei 7 fucili, di cui uno a pompa, rubati nel corso dei raid: “Sono stati certamente immessi nel mercato delle armi clandestine”, spiegano gli investigatori.

IL DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE DI LATINA CARMINE MOSCA illustra alcuni particolari dell’indagine

Un organigramma che vede  in cima alla lista degli indagati con il ruolo di capo Salvatore Pepe raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere con Giuseppe Rizzo, Salvatore Quindici,  Antonio Bellobuono e  Maria Rosaria Autore, tutti già arrestati. Con loro rispondono all’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti anche Salvatore Merolla, Davide Mirra,  Pasquale Caiazza e Adele Iannuzzelli. Agli arresti domiciliari è finito Antonio Cigliano.

 

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