ASCOLTA RADIO LUNA ASCOLTA RADIO IMMAGINE ASCOLTA RADIO LATINA  

l'intervista

Clochard nel centro di Latina, Ciccarelli: “Si chiama povertà e la combattiamo tutti i giorni in silenzio”

Casapaund fotografa i senzatetto e ironizza sulla città dell'accoglienza

(la foto fa parte di una serie di scatti con cui Casapound ha documentato la situazione. Per rispetto delle persone ritratte abbiamo usato quella più distante)

LATINA – Ci sono senzatetto che dormono per strada a Latina, in Via Don Morosini e in via Costa. Sono bianchi e neri, senza distinzione di razza, tutti fortemente disagiati, alcuni rifiutano anche l’aiuto che viene loro offerto. Non aiuta in estate la chiusura del dormitorio emergenziale dove si possono accogliere tutti, anche i cittadini senza documenti e quelli che non vogliono seguire un programma, adeguarsi alle regole, accettare un nuovo progetto di vita come accade per gli ospiti del dormitorio pubblico di Via Aspromonte. “Ecco la città dell’ accoglienza voluta da chi tifa porti aperti, una situazione ormai fuori controllo a pochi passi da Piazza del Popolo”, ironizza Casapound diffondendo una nota e alcune foto che ritraggono immigrati extracomunitari e comunitari buttati sulle panchine e a terra nel centro della città. Ma che fare per loro? Può bastare una foto-denuncia?

“Si chiama povertà, una situazione che conosciamo bene e non abbiamo certo bisogno di Casapound per accorgercene. Sono otto persone, alcuni comunitari, polacchi e rumeni, altri extracomunitari, e ognuno di loro è monitorato dal servizio di Pronto Intervento Sociale. Una povertà che questo Governo ha peggiorato diminuendo gli strumenti che i Comuni hanno a disposizione per intervenire e producendo situazioni di maggiore irregolarità di fronte alle quali è impossibile oggi intervenire”, dice Patrizia Ciccarelli, assessora ai servizi sociali del Comune di Latina. “La politica dei porti chiusi  – prosegue – significa chiudere i porti alle Ong, non chiudere con gli sbarchi che al contrario continuano senza che nessuno se ne curi. Gli sbarchi producono presenze sul territorio che non siamo più in grado di seguire come servizi sociali e che siamo obbligati a seguire a nostre spese –  e non a spese dell’Ue come avveniva prima –  quando diventano marginalità estrema. Questa è la situazione. Noi comunque non ci arrendiamo e a ciascuna di queste persone abbiamo proposto anche soluzioni alternative, spesso purtroppo non collaborano”.

ASCOLTA

 

3 Commenti

3 Commenti

Lascia un commento

Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

In Alto