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cronaca

Contrasto al riciclaggio, operazione Black Queen della Guardia di Finanza di Formia

Due arresti e sequestri per 1,2 milioni di euro

FORMIA – La Guarda di Finanza di Formia ha dato esecuzione al provvedimento del Tribunale di Cassino che prevedeva il sequestro di denaro, beni immobili e mobili nei confronti di una società di Minturno operante nel settore lattiero-caseario, per un ammontare complessivo di circa 1,2 milioni di euro, e all’applicazione di 2 misure cautelari di cui una in carcere e una agli arresti domiciliari nei confronti di due dei cinque indagati per i reati di riciclaggio, reimpiego, autoriciclaggio, favoreggiamento e distruzione o occultamento di scritture contabili.

Le indagini, coordinale dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Cassino, sono iniziate da una verifica fiscale effettuata nei confronti di una società operante a Minturno e dai primi riscontri è emersa subito la gestione fraudolenta dell’attività, a partire dalla quasi totale assenza di documentazione contabile fino al conferimento della rappresentanza a un soggetto inesistente. Le Fiamme Gialle hanno analizzato le movimentazioni ed effettuato intercettazioni telefoniche, che hanno consentito di individuare gli amministratori di fatto della società, F.M. (classe ‘76) e C.P. (classe ’65), i quali avevano costituito l’impresa utilizzando beni aziendali spogliati da un’altra società operante nel medesimo settore e oggetto di una bancarotta fraudolenta, ma riconducibile agli indagati.

Le indagini hanno dimostrato la continuità operativa aziendale tra le due imprese, acclarata anche dall’escussione in atti di numerosi clienti e fornitori. Gli indagati, uno dei quali è risultato essere vicino ad ambienti della criminalità organizzata di stampo camorristico, a distanza di tempo, hanno riciclato e reimpiegato il denaro provento della bancarotta nella nuova società per reimmettere nel circuito legale dell’economia gli ingenti capitali, con la compiacenza di soggetti terzi. Negli anni somme di denaro contante sono state riciclate sui conti correnti della società indagata, giustificandoli contabilmente quali ricavi di vendite al dettaglio, di fatto mai effettuate. Nello specifico, tali proventi venivano annotati sui registri dei corrispettivi per rilevanti importi giornalieri, con la motivazione “mancato funzionamento del registratore di cassa”.

L’operazione è stata eseguita nelle provincie di Roma, Latina e Viterbo.

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