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Giorno del ricordo, il discorso del Prefetto Maria Rosa Trio

Oggi la deposizione della corona d'alloro al Monumento dei martiri delle Foibe

LATINA – Si è svolta questa mattina, presso il Monumento intitolato ai Martiri delle Foibe, in Piazzale Trieste, la cerimonia commemorativa del “Giorno del Ricordo”, organizzata dalla Prefettura d’intesa con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e in collaborazione con il Comune di Latina.
Alla manifestazione hanno partecipato le Autorità civili, militari e religiose della provincia, e una rappresentanza di studenti degli Istituti scolastici del Capoluogo. L’esecuzione di brani musicali, a cura della banda musicale del Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia, ha accompagnato i diversi momenti della manifestazione che ha visto la deposizione della Corona di alloro al monumento dei Martiri delle Foibe, gli interventi del Presidente del Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmata, del Sindaco di Latina Dott. Damiano Coletta e del Signor Prefetto di Latina Dott.ssa Maria Rosa Trio e la benedizione del Vice Parroco della Parrocchia Immacolata Concezione di Latina. Nel suo intervento, il Prefetto Trio, nel citare la legge n. 92 del 30 marzo 2004, con la quale è stato istituito il “Giorno del Ricordo”, ha evidenziato come ancora oggi una quantificazione delle vittime sia impossibile e come per anni, su questo capitolo buio della nostra storia, sia calato il silenzio.

IL DISCORSO DEL PREFETTO – Autorità civili, militari religiose e cari ragazzi, Con la legge 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito il Giorno del Ricordo di uno degli avvenimenti più dolorosi della storia italiana, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Una quantificazione delle vittime è impossibile, sulla scorta della documentazione e dalle analisi compiute negli ultimi anni è stato confermato che le vittime, militari e civili, non furono meno di 16.500.
E a questa strage è seguito l’esodo. Si stima che i giuliani, istriani, fiumani e dalmati che furono costretti a lasciare le loro case ammontino ad un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone. Un capitolo buio che causò lutti, sofferenze e spargimento di sangue innocente, sul quale per anni è calato il silenzio, come ha ricordato il nostro Presidente Mattarella, un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. I danni del nazionalismo estremista, dell’odio etnico, razziale e religioso continuano a generare nel mondo guerre fratricide, stragi e violenze disumane ed è per questo che oggi più che mai è necessario rendere il paese più inclusivo. Mi rivolgo a voi giovani affinchè non rinunciate alla memoria perché più vi compenetrate con ogni passaggio importante della nostra storia di italiani, anche quello più doloroso, tanto più potrà rinsaldarsi la nostra coesione nazionale e insieme con essa rafforzarsi l’ideale europeo, l’idea di una comune casa Europea in cui i popoli possano sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’ è posto per le contrapposizioni, L’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche. Il senso di questa ricorrenza è proprio questo, portiamo sempre avanti le ragioni dell’unità su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, il sacrificio delle vittime di questa tragedia che oggi ricordiamo si rivelerebbe vano.

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