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operazione stelvio

Latina, manganellate all’avvocato e sequestro per convincerlo a restituire la parcella: è mafia, 4 arresti

In manette Ernesto Pantusa di Latina. Le indagini dei Carabinieri sotto il coordinamento della Dda

LATINA – Sequestrato, picchiato con un manganello, rapinato e costretto a firmare cambiali per 110 mila euro. Una pesante intimidazione di stampo mafioso, quella subita da un avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere  spesso a Latina per lavoro, che questa mattina ha portato in carcere, nell’operazione Stelvio,  Ernesto Pantusa 44 anni, una vita vissuta tra Latina e Sabaudia e  precedenti per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla commissione di altri reati contro il patrimonio, e i suoi complici, tutti incensurati: Salvatore Carleo 63 anni, Fabrizio Fava  62 anni e Debora Fiorucci cinquantenne di Sermoneta. Per intimorire ulteriormente l’avvocato, Pantusa e gli altri,  gli avevano mostrato la foto di un boss della camorra: “Paga, perché abbiamo amicizie pesanti e sappiamo dove vivi e dove vive la tua famiglia”, era stata in sostanza la minaccia.

A GIUGNO IL SEQUESTRO – Ripercorriamo i fatti. L’inchiesta scatta a giugno, quando il legale dopo essere andato a quello che sembra un appuntamento con il cliente Ernesto Pantusa, in Via Ezio a Latina, davanti alla sede della Procura della Repubblica, viene fatto salire a bordo di una Stelvio (da qui il nome dell’operazione) e portato in un capannone abbandonato a Borgo Bainsizza dove rimane sequestrato per cinque ore. Picchiato e rapinato di soldi, orologio, dell’assegno appena ricevuto da un cliente e di altri valori, oltre che dell’auto – una BmwX6 poi ritrovata dai militari a Borgo Santa Maria – il professionista sotto shock viene rilasciato a Latina Scalo dove chiede aiuto prima a un passante, quindi ad un amico che lo  accompagna alla stazione carabinieri. Il resto è il lavoro di indagine svolto in questi mesi dal Nucleo Investigativo e dalla Compagnia Carabinieri di Latina sotto la guida del comandante provinciale, Gabriele Vitagliano e con il coordinamento della DDA di Roma. Ai quattro accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione in concorso tra loro, è contestata infatti l’aggravante del metodo mafioso.

LE INTIMIDAZIONI AGLI AVVOCATI – L’episodio  si inserisce nell’ambito di un quadro più ampio, in cui le intimidazioni agli avvocati diventano una fonte di forte preoccupazione per gli inquirenti, perché espressione di un atteggiamento mafioso e della certezza, da parte di appartenenti a organizzazioni criminali, di avere il controllo del territorio e di poterlo gestire allo scopo di  prevaricare gli altri restando impuniti. Un contesto sottolineato anche dal procuratore Antimafia di Roma, Michele Prestipino nel corso della sua ultima audizione davanti la Commissione parlamentare antimafia.

AVEVA PERSO UNA CAUSA – Ma perché il legale di fiducia di Pantusa a un certo punto viene minacciato? Perché perde una causa e l’assistito pretende di riavere indietro i suoi soldi. Di fronte al fermo rifiuto del  legale (dal momento che le somme pagate sono per il lavoro svolto, indipendentemente dal risultato, così come prevede la legge), scatta il piano. Pantusa vuole l’equivalente di quella parcella e di altre pagate al legale per il suo lavoro, e vuole anche un “disturbo”per sé e per i complici che lo aiuteranno a “convincere” l’avvocato. Totale: 110mila euro di cambiali. Non ne riscuoterà alcuna solo grazie all’intervento dei carabinieri.

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