SABAUDIA – Si è tolto la vita sabato 6 giugno Joban Singh, bracciante indiano che lavorava nei campi pontini. Lo hanno trovato i suoi coinquilini del residence Bella Farnia Mare, vicino Sabaudia dove era arrivato 3 anni fa. Da 9 mesi era irregolare e non aveva potuto rinnovare il permesso di soggiorno. Aveva 25 anni. A raccontare la sua storia su Il Manifesto è il sociologo Marco Omizzolo: “Era arrivato in Italia – spiega – mediante un trafficante indiano che era riuscito a vendergli, per circa 8 mila euro, il biglietto di sola andata per l’italia. Si è ritrovato a lavorare come uno schiavo in alcune aziende agricole pontine, sotto diversi padroni italiani e caporali indiani, ricevendo in cambio un salario che non superava i 500 euro mensili. Poi la notizia della regolarizzazione e con essa la possibilità di liberarsi dalle catene del caporalato. Per questo si è recato ripetutamente, insieme a diversi compagni di lavoro, da vari padroni italiani per domandare di essere regolarizzato. Tutto inutile. I padroni non la ritenevano conveniente. Alla fine ha deciso di togliersi la vita”. E’ il 13esimo suicidio negli ultimi 3 anni.
QUI IL RACCONTO DI MARCO OMIZZOLO PER IL MANIFESTO