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PREZZO DEL LATTE
Rottura del tavolo delle trattative
Preoccupata Coldiretti

LATINA – Proprio mentre sembrava che si fosse trovata l’intesa si è interrotta la trattativa per il nuovo prezzo del latte ovino. E’ amaro il commento del direttore della Coldiretti di Latina, Saverio Viola: “Da Latina – spiega – si alza il grido d’allarme per la salvaguardia del settore e non si escludono proteste eclatanti contro gli industriali che non hanno voluto siglare l’intesa. Le richieste di Coldiretti sono per un prezzo che arrivi a 95 centesimi per ogni litro a fronte degli attuali 70 mediante un percorso virtuoso che premi qualità e trasparenza oltre che rintracciabilità del prodotto. Durante l’ultimo dei 5 incontri sembrava si fosse trovata l’intesa per raggiungere e sottoscrivere un accordo che, oltre a incrementare il prezzo, potesse prevedere ragionamenti legati alla qualità del latte. La trattativa si è bruscamente e clamorosamente rotta naufragabndo nonostante l’impegno dell’assessore regionale alle politiche agricole, Angela Birindelli”.

“Il tavolo di ieri – ha commentato con rammarico Carlo Crocetti, presidente Coldiretti Latina – era il risultato di oltre due mesi di trattative nelle quali sembrava si fossero fatti passi avanti per il raggiungimento di un accordo che soddisfacesse le parti. L’assessorato con responsabilità, pragmatismo e tempestività, aveva confermato la volontà di mettere a disposizione risorse ingenti per tutti gli attori della filiera”. In provincia di Latina, intanto, è scomparso quasi un gregge di pecore su tre negli ultimi dieci anni e sugli allevamenti sopravvissuti ci sono molte preoccupazioni per il futuro. Dalla mungitura quotidiana di una pecora si ottiene in media un litro di latte che viene pagato ben al di sotto dei costi di allevamento. La situazione è insostenibile e rischia di decimare gli allevamenti sopravvissuti che svolgono un ruolo  insostituibile per l’economia, il turismo, l’ambiente e la stabilità sociale del territorio. Coldiretti è pronta alla mobilitazione per evitare l’estinzione delle pecore e per difendere i formaggi laziali a partire dal pecorino romano. Il settore è tra i più importanti a livello economico nel Lazio. La quasi totalità delle aziende conta su un numero di capi compresi tra 1 e 99, e dispone di una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari. Negli ultimi 12 mesi nel Lazio risultano aperte 8.782 aziende, di cui 7121 di ovini, 835 di ovini e caprini, 826 di soli caprini. Il numero di capi nella regione è pari a 760.903 totali, di cui 715.397 ovini, 45.506 caprini. Oltre 1000 le imprese che da gennaio hanno chiuso.

 

 

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