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l'intervento

Formia, fiamme al Redentore, un patrimonio in fumo

Movimento Democratici e Progressisti: "La parola d'ordine è prevenzione"

Il Monte Redentore

FORMIA  – L’ennesimo incendio  tra Trivio e Maranola che ha mandato in fumo una delle aree più belle di Formia, il Redentore,  ripropone la necessità di un piano straordinario di prevenzione.   Art Uno, il Movimento Democratici e Progressisti circolo di Formia fa il punto dopo la scia di roghi che vanno distruggendo la natura e il paesaggio e chiedono maggiore attenzione alla prevenzione con la redazione di un piano serio.

“Gli incendi e i conseguenti disastri ambientali che si sono susseguiti evidenziano con nettezza la necessità di una programmazione orientata alla tutela e alla conservazione del nostro patrimonio boschivo e di un’azione di controllo della nostra montagna”, scrive in una nota Maria Rita Manzo.

“Una stagione tra fuoco e fiamme sta dilapidando, nel nostro comprensorio e nella nostra città, un patrimonio naturalistico di grandissimo pregio.  Troppo facile  – aggiunge Manzo addossare la responsabilità solo ai piromani, alla follia del singolo (che pure rappresentano un problema serio) o alle condizioni meteorologiche e climatiche legate alla stagione estiva. Così come non basta l’ordinaria amministrazione ad affrontare le emergenze ambientali che inevitabilmente e puntualmente si presentano.

Pensavamo e pensiamo che Il Comune e il Parco hanno il dovere di affiancare il lavoro della Protezione Civile e dei Vigili del fuoco, investendo – crediamo- sul versante della prevenzione e della protezione dell’ambiente, dei boschi e della montagna che rappresentano nella nostra città una porzione significativa di territorio comunale. Ai piedi del monte Redentore, laddove per consuetudine giacciono cumuli di spazzatura e di rifiuti, predisponemmo, anche al fine di evitare tale scempio, in accordo con il Commissario dell’Ente parco degli Aurunci, il recupero, la bonifica e l’organizzazione del sito che avrebbe, tra l’altro, ospitato un impianto in grado di sorvegliare e monitorare sia lo spazio immediatamente circostante sia parte cospicua del bosco. Su questi temi non c’è ancora una risposta e le nostre richieste di allora continuano ad essere inascoltate, insieme a quelle , a nostro giudizio, altrettanto importanti che riguardavano la cura dei torrenti e più in generale il dissesto idrogeologico – altro tema rilevante , quest’ultimo ,nell’ambito delle politiche di protezione ambientale – e che non ha trovato mai una condivisione tale da tradursi in agibilità di azione e possibilità concreta di intervento”.

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