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La morte di Michela Murgia e il ricordo della scrittrice di Scauri Chiara Valerio

La poetessa-matematica e acuta analista fa parte della famiglia queer della Murgia

LATINA – “La zarina di tutte le Russie. Lo Scoglio di Scauri. ciao murgi”. Così la scrittrice, matematica e poetessa nata e cresciuta a Scauri, nel sud Pontino, Chiara Valerio, saluta oggi  l’amica Michela Murgia. La Valerio (resa nota dal suo saggio La matematica è politica (Einaudi), preceduto da altri cinque romanzi e seguito dall’ultimo saggio La tecnologia è religione ) fa da tempo parte della famiglia queer sopravvissuta alla scrittrice morta ieri sera all’età di 51 anni. Nell’ultima intervista rilasciata a Vanity Fair, proprio la Murgia parlando della sua eredità materiale e del testamento redatto con l’avvocata Cathy La Torre (anche lei della famiglia queer) aveva raccontato che “Chiara Valerio invece non ne vuole sapere niente, lei è nella fase rifiuto, dice: “Io voglio trattarti da viva fino all’ultimo giorno, io voglio far finta che questi preparativiverso la morte non esistano”. È il suo modo di proteggersi dal pensiero della perdita».

Oggi che è arrivato il tempo del distacco, il ricordo di Chiara Valerio pubblicato sui social è accompagnato da una foto della Murgia sorridente e con il colbacco: “Michela Murgia ha scritto romanzi, ha scritto saggi, ha scritto post, ha scattato foto, e ha scritto liste della spesa. Non scriveva diari, ma agende. Michela Murgia ha fatto video, ha fatto meme, ha inventato modi di dire. Ha amato ridere, e ha amato piangere. Ha amato cucinare e mangiare. Amava fare scherzi agli amici e soprattutto amava stare raccolta nelle sedie, nei divani, nei dondoli e sulle amache. Non è mai riuscita a far crescere una pianta, neanche grassa, e ciò nonostante non amava i fiori recisi. I carciofi sì. Michela Murgia cantava in elfico ed è stata una grande giocatrice di ruolo. Niente di umano le è stato alieno, e in questo non esserle alieno niente, in questo suo essere vicina a tutto ciò che amava, Michela ha ribadito, con ogni parola – frasi senza vezzeggiativi, senza troppi aggettivi – che la vita è in sé politica. Ha a che fare cioè con la relazione. Che significa poi che i legami tra le persone sono più persistenti delle persone stesse. Motivo per cui Michela Murgia è morta, ma i legami che ha stretto, intessuto, disegnato rimangono qui, annodati. Michela Murgia è stata una scrittrice sarda, ha studiato teologia e ha militato nell’Azione Cattolica. Ha fatto il portiere di notte, ha lavorato in un call center e ha fatto molti altri lavori che compaiono nel cursus honorum di una persona alla quale non è capitato di scrivere ma che ha scelto di farlo. Michela Murgia è stata una attivista femminista. Ha corso per diventare governatore della Sardegna e ha perso. Michela Murgia scriveva con qualsiasi cosa, parole, persone, pensieri, ingredienti delle ricette, opere, omissioni e numeri del lotto – non le piacevano i giochi di numeri, nemmeno il gioco dell’oca. Per Michela Murgia scrivere è stato insomma un modo di vivere, e di questa attitudine danno testimonianza, per tutti coloro che non l’hanno conosciuta, e ancora non la conoscono, i suoi libri e i suoi profili social. Come ha scritto Marina Cvetaeva, in questa stanza ci sarà sempre una sedia vuota di te“.
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