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i dati

Gioco d’azzardo a Latina le giocate crescono del 15%, la spesa pro capite è di 3350 euro

Raponi (Caritas diocesana): "Serve reagire insieme. Troppi danni umani e familiari provocati dall’azzardo"

LATINA – Dopo i pesanti dati sul Sud Pontino resi noti dall’Arcidiocesi di Gaeta, la Diocesi di Latina pubblica la triste la statistica sul gioco d’azzardo nei 17 comuni comuni che fanno parte del suo territorio dove nel 2022 sono stati spesi poco più di 955 milioni di euro, divisi tra le giocate fisiche (lotterie istantanee, gratta e vinci, slot machine ecc…) e quelle telematiche (rispettivamente 455.775.879 e 499.306.076 di euro), con una spesa pro capite media di 2.867,60 euro. “Una massa enorme di risorse finanziarie sottratte all’economia reale di un territorio”, commentano ricordando che i dati resi noti dalla Caritas si basano su quelli dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli.

I comuni in questione sono quelli di Bassiano, Cisterna di Latina, Cori, Latina, Maenza, Norma, Pontinia, Priverno, Rocca Massima, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Terracina, dove vivono  333.036 mila persone. E analizzando i dati, il comune di Latina raccoglie il 45% del giocato tra il fisico e il telematico con una spesa pro capite di 3350 euro circa. Seguono Terracina, con 140 milioni e Cisterna di Latina con 90 milioni di euro, subito dietro Sezze (75 milioni) e Sabaudia (45 milioni). Tra i piccoli centri balza all’occhio il dato di Roccagorga dove i 4172 residenti hanno speso poco meno di 3 mila euro a testa, a fronte di un giocato totale di oltre 12 milioni di euro, di cui 10,5 sul telematico e il resto sul fisico (lotterie istantanee, lotto, ecc…).  A San Felice Circeo se ne vanno poco più di 31 milioni di euro (21 sul telematico), ma con 10 mila abitanti la spesa pro capite si attesta appena sopra i 3 mila euro. Nei piccoli centri può esserci una oggettiva carenza di esercizi commerciali per il giocato fisso, così la tecnologia dei collegamenti telematici arriva a supporto. A Sermoneta sono stati spesi 21 milioni di euro come giocato telematico e solo 4,5 milioni sul fisso, fissando la spesa pro capite a 2500 euro a fronte dei 10 abitanti. Si gioca meno a Maenza (2,8 milioni), Bassiano (1,9), Roccasecca dei Volsci (1,6), Rocca Massima (1,0).

«Noi auspichiamo che tutte le forze sane di questo nostro territorio – commenta il direttore della Caritas diocesana Angelo Raponi (in foto) –  anche ma non solo quelle che in passato hanno anche dato vita a progetti a favore del buon gioco e di contrasto al sovraindebitamento delle famiglie, insieme con le istituzioni locali, possano sedersi attorno ad un tavolo e riflettere insieme sulla portata del fenomeno. Anche qui, come nelle altre province del Lazio, non è disponibile una sufficiente rete di centri per la terapia e per l’assistenza alle famiglie con uno o più congiunti in difficoltà per il gioco d’azzardo. Allo stesso modo, è alto il rischio dell’inserimento della criminalità organizzata anche in parte degli stessi canali legalizzati di distribuzione del gioco d’azzardo. Come Caritas Diocesana, da anni, insieme con le altre Caritas della Regione, prendiamo atto dei molteplici danni umani e familiari provocati dall’azzardo, dal sovraindebitamento e dall’usura ad esso spesso collegati. L’azzardo infatti non è un gioco! Esso, inoltre, sottrae troppe risorse all’economia reale, come ci dicono chiaramente i dati dei volumi di affari di questo che, evidentemente, è molto più che un gioco, e che diffonde una patologia clinica, la ludopatia, di dipendenza al pari della droga e dell’alcool».

I dati dei Comuni compresi nella Diocesi pontina non brillano anche se confrontati con quelli dell’anno precedente. Così, nei 17 Comuni “diocesani” nel 2022 vi è stato un incremento del 30% sul giocato fisso e un +4,3% sul telematico, che danno un +15% sul totale del giocato rispetto al 2021.

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