LATINA – Uscirà il 12 dicembre in libreria “Il mio nome è Balbir” (ed People) di Marco Omizzolo e Balbir Singh, il nuovo libro del sociologo e giornalista di Sabaudia che ha fatto della lotta al caporalato parte della sua vita. Lo ha scritto a quattro mani con Balbir, che ha conosciuto la schiavitù dei nostri giorni.
“Almeno sedici ore al giorno, sette giorni alla settimana, 365 giorni all’anno, il tutto moltiplicato per sei anni. A soli ottanta chilometri da Roma, nell’Agro Pontino, Balbir ha lavorato in condizioni di schiavitù per una retribuzione che variava tra i 50 e 150 euro al mese. Per mangiare, rubava il cibo che il padrone italiano gettava alle galline e ai maiali. Un inferno vissuto in un Paese democratico che afferma di essere fondato sul lavoro. Balbir ha però deciso di non rassegnarsi e di ribellarsi, di combattere per la sua e la nostra libertà e dignità, rischiando la vita più volte. Lui è Balbir Singh, un bracciante indiano, e questa è la sua storia”.
Il libro è già acquistabile su www.peoplepub.it
Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, presidente di Tempi Moderni, docente a contratto di Sociopolitologia delle migrazioni alla Sapienza, dipartimento di Scienze Politiche, lavora su mafie, sfruttamento, tratta internazionale, caporalato e schiavitù contemporanee. Nel 2019 è stato nominato, dal Presidente Mattarella, cavaliere della Repubblica per meriti di ricerca e impegno contro lo sfruttamento lavorativo.