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CISTERNA, FINDUS
Lettera aperta dei lavoratori

Lo stabilimento a Cisterna

CISTERNA – I lavoratori della Findus di Cisterna rispondono a Fai Cisl e Uila Uil, i due sindacati che hanno richiesto il referendum tra i dipendenti dello stabilimento per una decisione sull’accordo che la società ha presentato in Confindustria e che secondo le due sigle avrebbe dei vantaggi. Una scelta che non trovato l’adesione della Flai Cgil. Il referundum non ha avuto successo e i tanti che si sono astenuti ora vogliono parlare. Lo fanno in una lettera aperta inviata a Fai Cisl e Uila Uil oltre che alla stampa.

LEGGI IL TESTO DELLA LETTERA:

«Siamo un gruppo di lavoratori dello stabilimento Findus di Cisterna che, dopo aver letto le dichiarazioni dei Segretari Provinciali di Fai Cisl e Uila Uil, ci siamo sentiti in dovere di intervenire pubblicamente.

Siamo molto amareggiati, per non dire contrariati, per le affermazioni fatte nei nostri confronti, da parte Di tali Segreterie sindacali che continuano a dipingere lo stabilimento della Findus e i loro dipendenti come un gruppo di facinorosi. Questa affermazione è oltremodo oltraggiosa se arriva da chi è delegato e pagato dagli iscritti o associati, per tutelarli i lavoratori.

La Fai e la Uila non hanno evidentemente voluto comprendere qual’era il clima nella nostra azienda. L’ipotesi di accordo già nelle tre assemblee effettuate il 3 febbraio scorso era stata abbondantemente bocciata da tutti i lavoratori, sia negli interventi durante le assemblee, che successivamente. Quello che forse non hanno ben compreso i Segretari di Fai e Uila è che non si può andare in “paradiso a dispetto dei santi” e che non si può organizzare un referendum verso il quale i lavoratori avevano chiaramente detto di non volerlo! E’ incomprensibile che i Segretari di due federazioni importanti abbiano commesso questo errore di valutazione, a meno che non ci sia altro e come diceva il buon Andreotti “ a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina”. Infatti è ancora di più incomprensibile sostenere un referendum che non vuole nessuno e che dovrebbe promuovere la possibilità di un accordo che di fatto smonta alcune tutele sancite dalle leggi e dai contratti nazionali. A meno che non si vogliano conservare rendite di posizione, o si abbiano altri interessi diversi dalla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

In riferimento al referendum stesso e al suo svolgimento, egregi Segretari di Fai e Uila, vorremo evidenziare un aspetto. In Findus ci sono 462 dipendenti, di questi solo il 33% è andato a votare, ovvero 156 persone e di queste 156 persone, solo 118 hanno detto si e 36 hanno votato no. Ora appare evidente a tutti, compresi quei giornalisti in buona fede e agli sprovveduti che il quorum necessario per decretare la validità del referendum non è stato assolutamente raggiunto.

La Legge 300/1970 che norma i referendum e che dovrebbero conoscere tutti o perlomeno i sindacalisti dice infatti che se non si raggiunge il quorum il referendum stesso non è valido e quindi neanche i voti che ne sono derivati. Non ci possono essere dubbi su questo e, invece, si continua ad insistere; perché? Perché non accettare i dati di fatto ed essere così arroganti da non volersi fare una ragione del fatto che in Findus le persone hanno una testa e un cervello per pensare e per decidere! Continuare ad accusare noi o altre organizzazioni vuol dire cercare di nascondere la propria incapacità dietro scuse e accuse rivolte sempre agli altri!

Se solo 156 persone sono andate a votare, significa che hanno voluto decidere autonomamente e liberamente di rendersi partecipi ed esercitare un diritto, così come gli oltre 300 dipendenti che invece non hanno partecipato al voto, hanno espresso autonomamente e liberamente lo stesso diritto.

È inaccettabile leggere che è stato impedito alle persone di andare a votare, ma come si permettono???

Invece di lanciare accuse fasulle, facciano nomi e cognomi se hanno una minima prova di ciò che dicono! Se invece continuano a sparare a caso nel mucchio non fanno altro che alimentare l’esasperazione dei dipendenti a favore di quella parte del management che ha già provato a dipingerci come inaffidabili magari per giustificare decisioni drastiche di chiusura e/o ridimensionamentio dello stabilimento di Cisterna a favore di altri stabilimenti del gruppo e che grazie proprio ai sacrifici fatti dai lavoratori nel 2011 sono stati scongiurati! È invece un dato di fatto che i delegati RSU di Fai e Uila abbiano fatta una intensa campagna di sensibilizzazione, durante le ore di lavoro, per invitare i lavoratori a recarsi al voto, mentre ai delegati della Flai Cgil l’azienda ha addirittura negato l’agibilità sindacale. Appare evidente a tutti che la stragrande maggioranza dei dipendenti, circa il 70% questa volta non ha abboccato!

Cari Segretari di Fai e Uila dovete solo prendere responsabilmente atto della vostra sconfitta referendaria e a questo punto piuttosto che puntare l’indice verso qualcun altro, pensate e riflettete sui vostri errori. Il dato è che i lavoratori non vi seguono perché volevate a tutti i costi che venisse firmato un accordo che toglie diritti ai lavoratori, anche alle donne in maternità, e questo è veramente incredibile se pensiamo che il segretario della Fai Cisl è una donna!

Ma l’opinione pubblica si starà domandando : come mai è accaduto tutto ciò?

L’azienda dopo mesi di trattativa, una cassa integrazione pesante nella quale sono stati lasciati a casa portatori di handicap e categorie protette di lavoratori e lavoratrici, che ha obbligato impiegati a diventare operai senza nessuna novazione contrattuale (altrimenti sarebbero rimasti per mesi in cassa integrazione), una procedura di mobilità ancora non conclusa, ha proposto un accordo sindacale di secondo livello, all’interno del quale si inserivano penalizzazioni per i lavoratori a rischio, le categorie protette, si inserivano penalizzazioni per coloro che subiscono infortuni, donne in maternità, lavoratori in regime di legge 104 (accompagno per invalidità o situazioni di neoplasie), oltre a ciò la riduzione delle pause di recupero psicofisico, il riassorbimento unilaterale della riduzione d’orario di lavoro e di parte delle ore di permessi per coprire particolari turnazioni presenti in azienda. Oltre a ciò l’azienda ha proposto di ridurre il salario dei dipendenti fissi e tenere a paga base e per sempre, senza l’applicazione di contratti di secondo livello e indennità varie, tutti i futuri nuovi assunti. Una richiesta incredibile visto che l’azienda ad oggi sta solo licenziando. Altro che salario di ingresso della Fiat!

Ecco perché di fronte a questa imposizione aziendale i lavoratori hanno detto no! Con buona pace per Fai Cisl e Uila Uil.

Dei degni rappresentanti dei lavoratori, piuttosto che abbaiare alla luna, come state facendo, avrebbero dovuto prendere atto del volere dei lavoratori e comportarsi di conseguenza. Di intimidatorio c’è solo la vostra arroganza con la quale ancora oggi, senza nessun consenso, continuate a dire che bisogna valutare la firma di questo accordo, barando senza pudore e ritegno sulle percentuali.

Ve lo diciamo una volta per tutte: il referendum è nullo perché non ha raggiunto il quorum e non c’è nulla da tenere in considerazione. Se non sapete queste elementari regole significa che siete ignari degli stessi accordi interconfederali che le vostre OO.SS. hanno firmato, se invece conoscete tali regole allora la vostra arroganza è davvero sospetta».

 

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