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Il racconto-verità in un video

Daniele Nardi e l’incidente sul Nanga Parbat: “Ecco com’è andata”

"Sto lavorando ad un progetto per le scuole in cui la montagna è metafora di vita"

LATINA – Alcuni mesi di silenzio dopo l’incidente sul Nanga Parbat, ora una lunga video intervista (pubblicata su you doc) per raccontare che cosa è accaduto sull’ottomila pakistano e il perché della decisione di abbandonare la spedizione dopo quattro anni di impegno e dedizione assoluti, iniziati sfidando lo Sperone Mummery, una via mai aperta per raggiungere una delle vette più alte del mondo.

Il racconto è quello dell’alpinista di Sezze, Daniele Nardi, una testimonianza in parte anche in presa diretta, con immagini drammatiche (alcune sono rimaste riservate) che non hanno bisogno di commenti. Un racconto  che in questi giorni sta animando il dibattito nel mondo degli scalatori e non solo e che ha aperto una riflessione sull’etica nello sport e sul confine tra impresa sportiva, rispetto delle regole e valore della vita.  Ne parlano i siti specializzati e le persone comuni, quelle che di Daniele Nardi hanno seguito sempre la carriera e le imprese sportive da quando si allenava sulle falesie dei Lepini. “E’ stato duro ripercorrere quei momenti della mia vita, ma sto ricevendo attestati di stima da molti colleghi non solo in Italia, che mi forniscono conferme fondamentali sulle mie scelte”, spiega in una chiacchierata a Radio Luna in cui racconta anche i progetti di oggi (ma non dell’imminente matrimonio).

“E’ una storia che colpisce il cuore e la passione di chi fa alpinismo, ma anche di tutte le persone che credono nei valori dello sport. Tanti amici e fan che mi hanno sempre seguito erano delusi, volevano sapere che cosa era successo per capire. Lo racconto oggi senza intenzione di fare polemica, ma solo per restituire la verità dei fatti”.

Intanto Nardi, che è considerato uno degli alpinisti italiani più preparati al mondo ed è ambasciatore dei diritti umani, si dedicherà ad un progetto  per le scuole in cui la montagna diventa metafora di vita. Ce lo racconta qui,  in compagnia di Maria Elena Martini, con cui ha ideato il percorso di formazione.

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