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a scuola

Conflitto Israele-Palestina, l’impegno dell’Unicef spiegato ai ragazzi del Grassi di Latina

I volontari intervenuti hanno proiettato foto, video e materiale online

LATINA – Questa mattina il Comitato Provinciale per l’Unicef si è recato presso il liceo scientifico G.B. Grassi di Latina per partecipare ad un incontro con le classi seconde e terze della scuola secondaria di secondo grado, dedicato interamente al tema del conflitto israelo-palestinese. Nel corso della mattinata la Presidente del Comitato Michela Verga, accompagnata dai volontari Isabella Pino, Delegata Provinciale ad istruzione e cultura, e Fabrizio Scarfò, giornalista e addetto stampa, ha dialogato con i ragazzi per illustrare loro l’impegno profuso da Unicef nelle zone così duramente colpite dal conflitto, mentre la professoressa Bianchini, docente di storia, si è occupata di spiegare agli studenti l’aspetto storico della vicenda.
Attraverso foto, video e materiale online, i volontari intervenuti si sono soffermati su aspetti quali la tutela dei bambini nelle zone di guerra, il pericolo delle fake-news, l’importanza del volontariato e cosa può fare ognuno di noi per dare il proprio contributo.
«Come recita la frase sotto il nostro logo ufficiale, Unicef è per ogni bambino. Dopo il 7 ottobre, con una mobilitazione ancora in atto in Ucraina, abbiamo risposto subito anche a Gaza» le parole della Presidente della Comitato Provinciale di Latina Michela Verga: «L’organizzazione capillare di Unicef nel mondo, infatti, ha permesso di mobilitare il personale già presente ed attivo sul campo con forniture già stoccate in loco. Il numero di vittime civili per le violenze nella Striscia di Gaza, di cui circa il 70% sono donne e bambini, è drammatico – ha ricordato la Presidente –. 2.2 milioni persone, infatti, hanno bisogno d’assistenza umanitaria, di cui oltre 1 milione di bambini. Dall’11 ottobre la centrale elettrica di Gaza è fuori uso e due giorni prima sono anche state tagliate le forniture idriche, con i bambini privi del 90% dell’acqua di cui hanno bisogno. Senza contare ospedali e servizi sanitari direttamente colpiti da attacchi militari, con oltre i 2/3 di questi costretti a chiudere. Purtroppo, non esistono “zone sicure”, né tantomeno umanitarie, ma gli operatori Unicef hanno rifiutato l’evacuazione per fornire supporto di emergenza salva vita, che comprende la distribuzione di acqua con serbatoi idrici gonfiabili ed impianti di desalinizzazione, oltre alle forniture mediche di emergenza – vaccini e prodotti ad alto contenuto energetico per i bambini sotto i 5 anni – e quelle per l’inverno: vestiti pesanti e coperte con teloni impermeabili per allestire spazi per bambini. Ciò è fondamentale perché moltissimi di loro sono soli, separati per varie ragioni dalle proprie famiglie».

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