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alla stazione

Pietra d’inciampo per Gina Piazza, il consiglio comunale di Latina dice sì. Sarà la prima a Latina

La proposta lanciata da Proietti e Lanzidei contenuta in una mozione del Pd firmata da tutti

LATINA – Il consiglio comunale di Latina ha detto sì alla proposta di realizzare una pietra d’inciampo, la prima in assoluto a Latina,  in memoria di Gina Piazza. L’idea lanciata nei giorni scorsi dall’ex assessore alla scuola Gianmarco Proietti e poi sostenuta da Graziano Lanzidei che, attraverso la lettura di alcuni documenti, ha ricostruito tutta la storia della donna ebrea arrestata alla stazione di Littoria Scalo e poi deportata in due diversi campi di concentramento, Aushwitz e Dacau, era stata lanciata in vista del 27 gennaio Giornata della Memoria, e poi fatta propria dalla consigliera Valeria Campagna  del Pd che l’ha presentata all’assise cittadina. Il sì dei consiglieri è stato unanime.

“Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione presentata da Valeria Campagna e firmata da tutti i gruppi consiliari, per installare una Pietra di Inciampo alla stazione di Latina, dove il 24 novembre del 1943 fu arrestata Gina Piazza, per poi essere deportata ad Aushwitz –  La ricostruzione storica di Graziano Lanzidei è stata fondamentale perché insieme riuscissimo a incidere nel presente. Scoprire, raccontare un’altra storia è un modo sincero di costruire un altro modo di fare Politica. Cercando storie nella Storia, facendo memoria e guardando al futuro.
Con rigore, autorevolezza e cura”, commenta Proietti.”Il merito va a Gianmarco Proietti. Ha fatto una proposta su FB poco tempo fa, poi ripresa dai giornali e dalla politica. Segno che i social, se usati bene, possono portare a conseguenze positive nella vita di una comunità”, aggiunge Lanzidei.Resta ora da decidere quando far realizzare il piccolo mattoncino dalla superficie di ottone sui cui saranno incisi, secondo il progetto dell’artista tedesco Gunter Demning  – che inventò le pietre d’inciampo –  nome,  anno di nascita, giorno e  luogo di deportazione, data della morte, da posare alla stazione di Latina Scalo.

LA STORIA DI GINA PIAZZA – Come detto era stato Graziano Lanzidei a raccontare la storia che riportiamo qui dal suo post (per chi i social non li usa).
La storia di Gina Piazza, deportata ad Auschwitz perché ebrea il 24 novembre 1943 dalla stazione di Littoria, è una storia che ci è stata narrata più volte – direttamente e indirettamente, per intero o per una parte – da chi ha provato e prova ancora a raccontare questo territorio in modo completo, senza derive nostalgiche.
È una storia dolorosa che forse è arrivato il momento di rendere collettiva, grazie a Gianmarco Proietti che ha fatto la proposta e a Valeria Campagna che ha portato la mozione in consiglio comunale e a tutti i consiglieri e le consigliere che decideranno di firmarla e votarla, perché la memoria significa anche questo: assumersi delle responsabilità come comunità, perché fatti del genere – di discriminazione, razzismo, disumanità – non avvengano più.
Gina Piazza nel 1943 aveva 27 anni, era nata e abitava a Roma, era ebrea, e si era sposata con un uomo non ebreo. All’epoca ti classificavano così – ebreo, non ebreo, ariano – perché c’erano queste leggi sulla Difesa della Razza, promulgata nel 1938 dal governo italiano sulla base delle norme che già i nazisti avevano avviato in Germania. A questa legge, come potete prevedere, sono seguite tante disposizioni e circolari che hanno dettagliato le forme e le modalità dell’apartheid. Gina però, per cinque anni, era riuscita a convivere con questa terribile legislazione discriminatoria e razzista. Nascondendosi, non dichiarandosi, appoggiandosi ad una rete di conscienze e di contatti.
A novembre 1943, quindi dopo il 25 luglio e dopo l’8 settembre, Gina si trovava a Roma. Il fratello ingegnere, Bruno, invece si trovava a Sermoneta – dove c’è tradizionalmente stata sempre una comunità ebraica – che faceva parte dei gruppi che stavano organizzando la resistenza – seppur solo passiva – sui Colli Lepini. Una cellula importante, come tutte le altre create in quella zona – tra Colli Albani e Lepini – perché avrebbe operato dietro le linee tedesche.
È importante capire il contesto: Roma era stata dichiarata Città Aperta (Agosto 1943), ma solo dalle autorità italiane, mentre l’esercito tedesco, e poi Mussolini, non accettarono mai questa dichiarazione. Continuò l’occupazione dei nazifascisti con un inasprimento dei suoi metodi (l’eccidio delle Fosse Ardeatine è del 24 marzo 1944).
Latina invece era ancora sotto la neonata Repubblica Sociale Italiana, nata a Settembre 1943 dopo la liberazione di Mussolini a fine Agosto dello stesso anno. Lo sarebbe stata fino al Gennaio 1944, quando ci fu lo sbarco degli alleati tra Anzio e Nettuno e anche in parte sul nostro litorale, e l’agro pontino divenne zona di guerra. A Latina e nella provincia c’era un controllo importante dell’esercito nazista, con razzie e perquisizioni e arresti e deportazioni. Basti considerare che nell’Ottobre del 1943 ci fu una importante retata dei nazisti proprio a Littoria. Vigeva la legge del più forte, al di là degli ordinamenti istituzionali.
A novembre 1943, Gina, forse perché a Roma la situazione si era fatta davvero pericolosa, decide di raggiungere il fratello a Sermoneta. Convinta che lì avrebbe potuto trovare protezione e rifugio. Prende il treno per Littoria. Arrivata alla stazione, con ogni probabilità in base ad una delazione, viene arrestata – anche solo per non aver dichiarato di essere ebrea, all’epoca infatti era un reato – anche perché c’era una legislazione più stretta e vincolante, sì, diciamo pure militare. La Repubblica Sociale Italiana era in guerra, al fianco dell’alleato nazista, pochi giorni dopo l’arresto di Gina Piazza arriva l’ordinanza di polizia, la numero 5 del 1943, che prevede l’arresto di tutti gli ebrei.
Per Gina si apre un periodo di grande sofferenza: prima carcere a Velletri, poi a Regina Coeli, poi viene deportata a Fossoli, dove è rimasta cinque mesi perché si è dichiarata coniugata ad un non ebreo. Fu mandata prima ad Auschwitz insieme a tutte le altre «donne maritate a non ebrei», come dichiara. Fu poi trasferita, appena il fronte arriva anche in Polonia, a Dachau, vicino Monaco. E poi venne liberata. E tornò, miracolosamente viva, dopo due anni di internamento. Gli ultimi suoi anni li visse a Pontinia.
La comunità di Latina, dell’intero territorio, ha necessità di ricordare la memoria di Gina, del suo vissuto, del vissuto della comunità ebraica. Con una pietra d’inciampo. Ma anche con uno sforzo di ricostruzione della propria storia che vada oltre la nostalgia dei tempi che furono e un errato approccio ideologico.
Bibliografia e sitografia:
1) Archivio di Stato di Latina, Fondo “Questura”, b. Fascicoli personali di cittadini di origine ebraica, fasc. nn. 7 e 12;
2) Archivio Centrale dello Stato, Fondo Ministero degli Interni – Direzione Generale Pubblica Sicurezza- Divisione Affari Generali e Riservati- Località di Internamento – Affari per Provincia, b. 145;
3) Testimonianza di A. Di Veroli in L. Zaccheo, La comunità ebraica di Sezze, Sezze 1982, pp. 33-40;
4) A. Di Veroli, Racconto della famiglia Di Veroli (dattiloscritto);
5) A. Folchi, Cronache di guerra. Littoria 1940-1945, Formia, ed. D’Arco, 2010;
6) Emilio Drudi, “Non ha dato prova di serio ravvedimento”. Gli ebrei perseguitati nella provincia del duce (Giuntina, 2014);
7) Aldo Anziano, Il giorno della memoria (Dossier pubblicato su “La Provincia. Quotidiano di Latina”, 27 gennaio 2011, pp. 13-21).
8 – Antonio Pennacchi, Canale Mussolini e Fascio e Martello. Viaggio per le Città del Duce.
Sitografia:
1) I nomi della shoah italiana (a cura del CDEC);
2) Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico (a cura di A.Pizzuti);
3) La persecuzione degli ebrei in Italia 1938-1945 attraverso i documenti dell’epoca (mostra digitale Museo della Shoah di Roma).
Da segnalare: “I nomi e i luoghi… la Shoah nella provincia di Latina” è la sintesi del lavoro svolto tra il 2011 e il 2012 dagli alunni dell’ I.S.I.S.S.”Pacifici e De Magistris” – Sezze nell’ambito della ricerca “I nomi e i luoghi della memoria nella provincia di Latina”. La ricerca è inserita nel progetto “La geografia della memoria nel Lazio” promosso dall’Assessorato all’Istruzione e Politiche per i giovani della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah – Onlus di Roma.

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