LATINA – La Uil di Latina insieme all’A.I.I.L. (associazione Integrazione Immigrati Latina), si era interessata alla situazione di un ragazzo indiano gravemente malato, Singh Baljinder, che era arrivato in Italia a ottobre 2011 con un visto di ingresso per lavoro stagionale, ma che poi non riuscì a completare la procedura di regolarizzazione, entrando in clandestinità.
Il ragazzo aveva lavorato alcuni mesi come bracciante agricolo nella zona di S. Felice Circeo, poi si era ammalato. Nel luglio 2012 è stato sottoposto ad intervento chirurgico alla colonna vertebrale all’ospedale Goretti di Latina, perdendo l’uso delle gambe a seguito dell’intervento. Da quel momento la sua sofferenza diventò costante, in quanto ad appena 32 anni, si ritrova solo in Italia perchè la moglie e le due bambine di 3 e 7 anni, vivono in India in un villaggio della regione del Punjab, una zona a modesta economia agricola. “A gennaio 2013 – dice Luigi Garullo Segretario Generale UIL Latina – riusciamo a mettere insieme l’interesse di tante persone ed enti che avevano aiutato lo sfortunatissimo ragazzo indiano, trasformando quell’attenzione in atti concreti, infatti la sera del 15 gennaio 2013 dopo tante difficoltà, e grazie ad una stupenda gara di solidarietà, riusciamo a rimpatriare il ragazzo che insieme ad un accompagnatore giunge fino a casa nel suo villaggio in Punjab, da dove era partito qualche anno prima.”
“Oggi – continua Garullo – il ragazzo è fra le cure dei suoi affetti, ci ha mandato una foto che lo ritrae con i suoi genitori, sua moglie e le sue due bellissime bambine, ci fa sapere anche di stare bene, e ci tiene sempre a ringraziare tutti coloro che lo hanno aiutato e tutta la comunità pontina, ci fa anche sapere che addirittura comincia a muovere le gambe, e questa è davvero la notizia più bella, segno – conclude Garullo – che qualche volta, al di là del facile qualunquismo e superficialità, se si mette da parte per un momento il pregiudizio, valutando le persone per ciò che sono, si possono fare delle cose importanti.”
“Credo che questa esperienza – aggiunge ancora Garullo – sia stata davvero utile esempio per tutta la società civile, per questo abbiamo sentito il bisogno di raccontare questa storia e anche di rendicontarne il positivo seguito fino in India.”