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bancarotta

Caso Veneruso, dal Gip compagna e commercialista. Lui non risponde, lei sì. Ricorreranno al Riesame

Rispunta intanto il vecchio fallimento Flex. Il giudice annulla la vendita del sito di Capena

Latina 09dic04 - Stabilimento AvioInteriors Tor Tre Ponti Veneruso

Latina 09dic04 – Stabilimento AvioInteriors Tor Tre Ponti
Veneruso

LATINA – Sono stati ascoltati oggi in Tribunale a Latina dal Gip Giuseppe Cario, Giusy Pica e Giorgio Di Mare, la compagna e il commercialista di Alberto Veneruso agli arresti domiciliari nell’inchiesta Speedy Fly che ha portato alla luce un vero e proprio sistema di fallimenti pilotati, sedi societarie trasferite più volte nell’ambito di concordati che appaiono studiati per avere il tempo di occultare beni e lasciare sul campo solo debiti.

E’ l’ultimo atto degli interrogatori di garanzia e gli indagati hanno fatto scelte diverse:  il commercialista Giorgio Di Mare, considerato il braccio destro di Veneruso, di fronte alle contestazione del magistrato è rimasto in silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha parlato invece Giuseppina Pica, compagna di Veneruso, intestataria delle quote della società Gran Gusto di Napoli, la donna ha cercato di chiarire la sua posizione che sembra essere la più marginale dell’inchiesta. Il collegio difensivo per tutti e tre gli indagati ha già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Roma avverso la misura restrittiva.
Sotto chiave sono finiti anche i beni di Veneruso per un importo di oltre 14 milioni di euro. Le accuse per tutti sono quelle di bancarotta fraudolenta e poi appropriazione indebita.
Intanto a carico di Veneruso emergono non solo le bancarotte fraudolente di Alfer e Agw per l’Aviointeriors e Rail Interiors, ma all’attenzione della Procura, in un fascicolo a parte, c’è anche la Meccano.

IL CASO FLEX – E torna oggi alla ribalta anche una vicenda antica (risalente a venti anni fa), quella del fallimento Flex (Permaflex) da sempre sospetto, ma che aveva visto il proscioglimento di Veneruso per intervenuta prescrizione. Proprio come negli altri casi, i lavoratori e gli altri creditori erano rimasti con un palmo di naso. Il Tribunale Civile di Latina ha però ora dichiarato nulla la vendita del sito di Capena, perché realizzata a cifre troppo basse, grazie ad una perizia compiacente. Il giudice Linda Vaccarella ha poi tramesso gli atti in Procura individuando un’ipotesi di reato circa il deprezzamento del bene in corso di procedura. L’istanza era stata presentata dalla curatela fallimentare, beffata dal trasferimento del bene e che con la pronuncia del Tribunale civile di Latina ha ottenuto anche un risarcimento milionario pari a 4 milioni di euro.

La posizione dell’imprenditore campano rinchiuso da una settimana nel carcere di Poggioreale a Napoli, sembra aggravarsi ulteriormente.

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