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cronaca

Gruppi WhatsApp per dimagrire fino a stare male: è allarme “pro – ana”

Lo sportello dei minori di Latina ha già raccolto sei segnalazioni in venti giorni

LATINA – “Preferisco morire tra le mie ossa piuttosto che soffocare nel mio grasso”, “Se non si è magri non si è attraenti”, “Non si può mangiare senza sentirsi colpevoli e senza punirsi dopo”, sono solo alcune delle frasi che compaiono nel gruppi WhatsApp pro – ana, dove ana sta per anoressia. Sembra assurdo e incredibile e invece non lo è. Ragazzine dai 12 anni in su finiscono in queste chat dopo essere state indirizzare tramite blog che puntualmente vengono oscurati. E’ il nuovo fenomeno sociale che sta preoccupando più di qualche genitore. Sono dieci i comandamenti di ana e non si può sgarrare, chi lo fa, viene escluso. Sono già sei le segnalazioni arrivate allo sportello di ascolto dei Minori del garante dell’infanzia a Latina, guidato da Monica Sansoni e il numero purtroppo, sembra destinato a crescere.

Per curarle “C’è bisogno di un team di specialisti, medici, psicologi, psichiatri e forze dell’ordine per arginare il problema che va a toccare la salute delle giovani vittime”, spiega Sansoni che infatti ha indirizzato i genitori che si sono rivolti a lei, verso le forze dell’ordine e verso specialisti competenti in materia. Le segnalazioni sono tante, alcune anche anonime: “Proprio qualche giorno fa una docente che mi ha scritto in modo anonimo si è rivolta a me spiegandomi che una sua alunna le ha confidato di far parte di questo gruppo e di non riuscire a uscirne, ma le ha anche chiesto di mantenere il segreto. Quello che possono consigliare io è: non farlo. Questa ragazza ha chiesto aiuto”. Altre segnalazioni sono arrivate direttamente allo sportello da parte delle famiglie o “perfino dalle stesse ragazze nel corso dei miei incontri che lo Sportello del Garante dell’infanzia tiene nelle scuole. In un caso una ragazza mi ha mostrato come al posto della merenda avesse con se nello zaino pasticche dimagranti”.

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La raccomandazione di Monica Sansoni, dopo aver assistito anche a un ricovero presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma di una ragazzina di 13 anni, è di “Non indugiare rispetto alla scoperta di eventuali gruppi e segnalarli subito allo sportello o alle autorità”. Indagini per risalire agli ideatori del gruppo sono già in corso.

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