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l'intervista

Daniele Nardi e la Via Perfetta che lo aveva stregato. La vita e l’ultima discesa di notte nel racconto di Alessandra Carati

A distanza di nove mesi dall'incidente è in libreria la biografia dell'alpinista di Sezze appena pubblicata da Einaudi Stile Libero

LATINA – In un rifugio a forma di botte in Val Ferret, fu la prima volta da capospedizione per Daniele Nardi. Ragazzino di scuola media, nemmeno adolescente, era il maggiore di tre fratelli e dunque il più esperto, e il bivacco spoglio trovato in alta montagna, l’occasione perfetta per “un’avventura estrema di sopravvivenza”. Il papà acconsentì; la mamma si sentì quasi svenire al pensiero; Daniele con Luigi di dieci anni e Claudio di otto ci trascorsero la notte da soli. Il resto è storia. Anzi, è la storia del primo alpinista nato sotto la linea del Po ad essere riuscito a scalare l’Everest, il K2, e alcuni altri Ottomila, raccontata oggi da Alessandra Carati in La via Perfetta. Nanga Parbat: Sperone Mummery  (ed  Einaudi Stile Libero, 265 pagine, 17,50 euro).

IL TESTAMENTO – ”Se non dovessi tornare dalla spedizione desidero che Alessandra continui a scrivere questo libro perché voglio che il mondo conosca la mia storia” era stato il testamento. “Ma quando Daniele ha scritto quella e-mail davanti a me, nessuno dei due pensava  che ne avremmo davvero avuto bisogno. Quando poi mi sono trovata  ad affrontare il fatto che questo mandato c’era e che invece Daniele non c’era più, mi sono chiesta quale poteva essere il modo per avvicinarmi alla sua vita ora che le premesse erano completamente ribaltate, perché questo progetto nasce quando Daniele era in vita”, racconta oggi l’autrice.

NON UN SUPEREROE – L’esaltazione e la paura, il dolore per gli amici rimasti per sempre in montagna, il grande amore per Daniela, la famiglia, suo figlio Mattia che gli appare in sogno, l’impresa che doveva consacrare  il suo nome nella storia dell’alpinismo, fare di lui un esploratore dei nostri giorni, l’incidente che ha interrotto tutto. “Non volevamo fare un libro che fosse idilliaco, edulcorato. Volevamo raccontare che cosa muove una persona che si appresta ad affrontare una montagna come il Nanga Parbat in inverno. Non volevamo costruire l’immagine di un supereroe, ma quella di un uomo con le sue paure, le sue debolezze, i suoi punti di forza. Daniele conosceva il rischio ed è andato avanti con consapevolezza”.

L’INCIDENTE DI NOTTE – “Questo libro è anche un viaggio di formazione, il ragazzo che diventa uomo attraverso la montagna”, spiega l’autrice che nelle ultime pagine ha provato a ricostruire l’incidente che ha fermato per sempre Nardi e Tom Ballard. “Dal momento che i corpi, come ha ufficializzato la famiglia, non saranno recuperati, non sapremo mai davvero che cosa è accaduto . Sappiamo che alle 8 di sera ora pakistana, Daniele chiama il campo base e avverte che hanno deciso di scendere. Di notte. E ogni alpinista sa che nessuno lascia la tenda di notte a meno che non sia a rischio della vita”. Durante la discesa nessuna valanga, nessun seracco, forse un incidente in parete fermano per sempre Daniele Nardi e il suo compagno di scalata. L’ultimo pensiero è per Daniela e Mattia.

Il volume La via Perfetta sarà presentato a Sezze il prossimo 6 dicembre dall’autrice. Per Latina non c’è ancora una data, ma  si lavora ad un evento.

 

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