ASCOLTA RADIO LUNA ASCOLTA RADIO IMMAGINE ASCOLTA RADIO LATINA  

Ospedale di Sezze, Moscardelli chiede spiegazioni a Di Giorgi

Il Consigliere regionale del PD Claudio Moscardelli

SEZZE – Sul problema della chiusura dell’Ospedale di Sezze occorre usare il linguaggio della verità e assumere una posizione lineare. Ho partecipato ieri al Consiglio Comunale di  Sezze, il quale ha approvato all’unanimità un documento in difesa della struttura ospedaliera chiedendo alla Presidente Polverini di modificare il decreto da lei adottato. Tra i presenti anche il consigliere regionale Di Giorgi il quale ha assicurato il proprio sostegno alla posizione assunta dal consiglio comunale di Sezze. Con grande sorpresa questa mattina sulla stampa si legge un intervento dello stesso Di Giorgi il quale ha assicurato che non vi sarà chiusura ma riconversione  della struttura di Sezze in Presidio Territoriale di Prossimità (PTP). Di Giorgi non può assumere due posizioni contrastanti. Delle due una: o difende la struttura ospedaliera o si dichiara d’accordo con la Polverini. Il decreto n. 48 del 31 maggio 2010 adottato dalla neo Presidente nella qualità di commissario sulla sanità prevede, tra le altre cose, la chiusura dell’ospedale di Sezze e di Gaeta e la loro riconversione in PTP. Continuare  a dire che la struttura non chiude ma viene riconvertita rappresenta una dichiarazione inaccettabile. La struttura di Sezze chiuderà in quanto ospedale, i servizi ospedalieri dovranno essere trasferiti a Latina e la stessa sarà utilizzata per fornire servizi di assistenza non più a carattere ospedaliero ma come poliambulatori, strumenti per la diagnostica, ecc. Il consigliere Di Giorgi e tutto il Pdl devono dire chiaramente cosa intendono fare. Ribadisco che in questa vicenda sia il centrodestra che il centrosinistra dovrebbero sostenere  con forza presso la Polverini che i provvedimenti adottati sia in ordine ai tetti di spesa per le strutture sanitarie private accreditate, sia per il taglio dei posti letto di quelle pubbliche,  non hanno fondamento né motivazione per la Asl di Latina poiché quest’ultima era partita nel 2005 con un deficit di 140 milioni di euro riducendolo nel 2009 a 20 milioni, con una previsione di pareggio per il 2010. È assurdo che tutte le Asl del Lazio subiscano tagli e blocco assunzioni e diminuzione delle risorse allo stesso modo pur avendo diverse situazioni:  a Roma è concentrato l’eccesso di offerta di servizi ospedalieri e di posti letto e le Asl di Roma producono la quasi totalità del deficit regionale. È inaccettabile che la provincia di Latina venga penalizzata ed è inspiegabile che i consiglieri regionali di centrodestra, espressione della maggioranza che governerà per i prossimi cinque anni la Asl di Latina, non difendano le posizioni della nostra provincia. È inutile che Di Giorgi si dilunghi nel magnificare l’esigenza di strutture di assistenza sul territorio quale filtro al ricorso inappropriato alle cure ospedaliere , in quanto la provincia di Latina non produce deficit, non deve subire tagli e inoltre deve avere il riconoscimento dei bilanci sanati con l’attribuzione di risorse in più per assumere personale, stabilizzare precari e potenziare le strutture di medicina sul territorio. L’ospedale di Sezze oggi è integrato funzionalmente con il Santa Maria Goretti di Latina, Dea di II livello che non è in grado per il momento di ospitare tutti i servizi che secondo il decreto Polverini andrebbero trasferiti da Sezze  a Latina. Ricordo a Di Giorgi che a Sezze  già sono attivi oltre ai servizi  di Medicina e Geriatria , i Day Hospital, i Day surgery chirurgico, è presente l’Università con alcune cliniche, dunque è una struttura destinata ad accrescere l’offerta di servizi per la popolazione del presidio Nord. In campagna elettorale non si può andare a Priverno  e affermare che non chiudono i piccoli ospedali per poi subito dopo chiudere Sezze. Stesso discorso vale per Gaeta e l’allarme da lanciare riguarda il futuro della sanità pontina messo a rischio con l’accorpamento della nostra provincia con quella di Roma al fine della stima dei fabbisogni della programmazione e dell’autosufficienza. L’accorpamento in questa macro area mette a rischio  la permanenza del Dea di II livello aprendo  la strada ad ulteriori tagli e riconversioni. Su queste tematiche decisive è bene essere chiari affinché ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Riceviamo e pubblichiamo

da Claudio Moscardelli

Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

In Alto