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Proiettili in busta al Questore e al capo della Mobile

LATINA – Una busta contenente una pallottola calibro 9×21 è stata recapitata al Questore di Latina Nicolò D’Angelo e pochi giorni più tardi un’analogo plico ha raggiunto il capo della Squadra Mobile, Cristiano Tatarelli. Un fatto gravissimo sul quale è stata aperta un’inchiesta, ma sul quale gli investigatori hanno mantenuto fino ad oggi il più stretto riserbo.

Secondo quanto si apprende nelle buste anonime e con la scritta riservato personale in mezzo ad alcuni fogli c’era il proiettile avvolto nel cellophane e una scritta “Ti arriva questo”. Una minaccia rivolta contro gli investigatori che hanno messo sotto pressione la criminalità organizzata con il sequestro di ingenti patrimoni in tutta la provincia, ma anche quella locale con la lotta ai clan stanziali che esercitano attività illecite. Non è escluso che le minacce possano essere arrivate nell’ambito delle indagini sui fatti di sangue avvenuti nel capoluogo lo scorso gennaio.

SOLIDARIETA’ – Solidarietà è arrivata dal segretario provinciale del sindacato autonomi di polizia, dal Partito democratico e dal consiglio comunale di Cisterna.

Fabrizio Cirilli

CIRILLI – “Quando nel 2003 denunciai che si stava sottovalutando la gravità della situazione legata alla criminalità a sfondo mafioso sul nostro territorio, la risposta che ottenni fu lapidaria “nel nostro territorio la mafia non esiste”. Ora, con la stessa forza di allora, voglio tornare a lanciare un nuovo appello, affinché si faccia tutto il possibile per non far sentire soli coloro che operano in prima linea per combattere la criminalità organizzata. Il rischio, infatti, è quello che ci si possa sentire soli. Ed essere vittime di questa solitudine vale da una parte per le Forze dell’Ordine che operano in prima linea e che in questo periodo stanno compiendo uno sforzo eccezionale sul nostro territorio, ma anche per i politici (non moltissimi in verità), i cronisti e i cittadini che da sempre denunciano e intendono reagire e combattere la frustrazione che si trincera nell’omertà o nell’accettazione passiva dello stato di illegalità che ci circonda.

Per una persona della mia generazione, nata e cresciuta a Latina, è quasi impensabile credere di trovarsi di fronte ad un inquietante clima di questo tipo. Così come apparentemente sembra inimmaginabile pensare di vivere in una città nella quale oggi risulta radicata la presenza di una criminalità organizzata capace di condizionare una parte dell’ economia locale, e che con spavalderia che solo in rari altri posti di Italia è presente, si permette di lanciare atti intimidatori ai vertici delle Forze dell’Ordine. Eppure i fatti e gli scenari ormai parlano fin troppo chiaro e da questa evidenza nasce la consapevolezza che qualcosa in un recente passato non ha funzionato. L’esigenza ora è quella di capire per non ripetere gli errori commessi.

Errori, forse legati alla paura di dare nome e cognome a certi personaggi e ai fatti accaduti, di cui tutti erano a conoscenza sia Latina che nel resto della Provincia, e di cui tutti si chiedevano perché nulla accadesse per fermarli. Errori legati ad un apparato dello Stato che forse per mancanza di risorse umane ed economiche, di collegamenti con le procure antimafia e quant’altro, ha trascurato in passato segnali, personaggi e situazioni. Il ragionamento di comodo che registriamo, che abbiamo denunciato e continuiamo a denunciare, è legato all’ostinarsi a considerare normale ciò che normale non è, come le numerose finanziarie che sorgono come funghi, le macchine di lusso, gli appartamenti, gli intrecci societari e i tanti soldi che girano sul nostro territorio a fronte di una economia che non ha un solo settore (industria, turismo,commercio, agricoltura, artigianato) che non sia in crisi. A fronte di quanto accaduto, la riflessione della politica, quella vera, scevra dalle irritanti dispute di parte, è legata al fatto che di fronte ad un simile scenario c’è la necessità di prestare la massima attenzione e non trascurare le questioni che ruotano attorno a coloro che operano nel settore e che, mai come in questo momento, necessitano della vicinanza di tutti.

Il rischio di essere lasciati soli esiste se pensiamo che nel merito degli ultimi trasferimenti in Italia delle forze di Polizia che hanno interessato più di 4.000 nuovi agenti (4.480), di questi solo 6 unità sono arrivate a Latina, alle quali si sono aggiunti alcuni agenti inviati da Roma per fare fronte alle emergenze della criminalità locale (omicidi, gambizzazioni e quant’altro). Allo stesso tempo però, ad agosto, sono andate in pensione 7 persone che operavano presso la Questura di Latina e sembra che altrettanti faranno lo stesso alla fine di dicembre prossimo. Risulta quindi evidente che i cosiddetti rinforzi, ad oggi, non pareggiano nemmeno lontanamente  gli ammanchi avvenuti, o che presto avverranno. Agli sforzi del Questore D’Angelo per fare giungere altri poliziotti alla Questura di Latina e di tutti coloro che stanno cercando di fare la stessa cosa per gli uffici giudiziari (Procura e Tribunale), ritengo si debbano affiancare tutte le forze politiche e civiche della Provincia al fine di combattere sia la malavita che il senso di solitudine che questi episodi intendono generare.

La necessita è quella di evitare che di fronte a questi scenari possa prevalere l’indifferenza che ha contribuito a determinare l’attuale situazione. Ciò dipenderà dalla volontà di tutte le forze, sociali, politiche , istituzionali, religiose ed imprenditoriali del nostro territorio, di scendere in campo . Su tali questioni, solo la creazione di una rete civica, trasversale e non strumentalizzata dagli schieramenti e dalle contrapposizioni politiche, che pretenda risorse adeguate alla situazione e che offra vicinanza e sostegno a chi opera nel settore , potrà garantire il futuro e la vivibilità nella nostra città. Pertanto voglio lanciare un appello affinché qualcuno richieda la convocazione della Conferenza delle Istituzioni, al fine di poter attivare i parlamentari locali eletti per farli intercedere presso i Ministeri competenti per ciò che attiene l’incremento del personale e presso la Regione Lazio, al fine di riattivare l’Agenzia per beni confiscati, frutto di una legge regionale bipartisan (portata avanti da me e dall’allora collega capogruppo dei verdi Enrico Fontana)”.

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