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Cusani “preoccupato per i beni nel Parco del Circeo”, ma la segreteria esprime alcune precisazioni

LATINA – Guardando con rammarico a quanto è accaduto alla Domus dei Gladiatori di Pompei, alcune riflessioni sullo stato dei beni archeologici all’interno del Parco Nazionale del Circeo, e più specificatamente nell’area del Lago di Sabaudia, sono necessarie.
Da mesi, infatti, il presidente della provincia di Latina ha formulato un programma di riqualificazione e utilizzo sostenibile del Lago di Sabaudia e del canale di Paola, rimasto però lettera morta.
Un progetto, quello commissionato dalla Provincia di Latina, che ha interessato un titolato gruppo di esperti e prevede la ristrutturazione di tutte le opere archeologiche esistenti, oggi in grave stato di abbandono.
Inoltre, è prevista la sistemazione del canale e dell’area verde, la realizzazione di una pista ciclabile, un percorso natura e la sostituzione del ponte rosso con un ponte mobile.
Un piano di lavoro da tre milioni di euro in cui non è menzionato un solo metro cubo di costruzione in aggiunta alle opere presenti, che sottoscrive un impatto ambientale limitato, di rispetto totale di un ecosistema di rara bellezza e della possibilità di creare un parco archeologico.
Un’idea che nasce dal fatto che un posto simile non può essere abbandonato, ma deve diventare un punto di forza del territorio pontino.
“Uno dei principali obiettivi che ci vorremmo porre – afferma il presidente Cusani – è il recupero integrale dei beni archeologici presenti nella zona che attualmente versa in una situazione di abbandono e degrado.
Vogliamo, inoltre, restaurare il reticolato di epoca imperiale all’ingresso del porto romano, circa 600 metri di muro che potrebbe crollare da un momento all’altro.
Ebbene, a questo importante progetto di recupero ambientale e archeologico la direzione del Parco Nazionale è rimasta muta,  anche dopo avergli significato a chiare note di diventare essa stessa il motore di questa iniziativa”.
Alla proposta di tre milioni di euro ha fatto dunque riscontro l’assordante disinteresse delle istituzioni, ad iniziare dal Parco Nazionale del Circeo, al Ministero dell’Ambiente, diretto dall’ottimo ministro Stefania Prestigiacomo, per terminare alla curiosa disposizione dall’arch. Galletti della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, braccio operativo del ministero per i beni e le attività culturali, che ai “Ai sensi della Legge 241/1990 comunicava in illo tempore di aver avviato il procedimento urgentissimo diretto a sottoporre a tutela il Ponte Rosso della cateratta sul canale romano.
Come a dire: all’interno del Parco Nazionale del Circeo e del Lago di Sabaudia non è possibile muovere foglia, e le preesistenze storiche in stato di abbandono e prossime a fare la fine della Domus dei Gladiatori di Pompei non possono né devono essere interessate da qualsivoglia progetto di recupero, tantomeno da quello proveniente dalla provincia di Latina.
La burocratica e penalizzante decisione adottata dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, cozza inoltre anche con la “Carta di Siracusa”, documento sottoscritto da tutti i ministeri dell’ambiente presenti al G8 Ambiente, che sollecita i governi alla costituzione, ristrutturazione e gestione efficace delle aree protette e la loro connettività con il mondo economico, culturale e sociale.
Anche per questi comportamenti di poca ortodossia politica e istituzionale, che il presidente della provincia di Latina Armando Cusani ha apertamente proposto di adottare, con il concorso delle Comunità del Parco Nazionale del Circeo, l’oasi naturalistica e tutti i monumenti presenti all’interno del perimetro del Lago di Sabaudia.
Con pazienza via Costa attende ancora una risposta utile per iniziare a lavorare in favore della tutela degli importanti monumenti storici, prima che crollino tutti, miseramente.

LA RISPOSTA DEL PARCO – In relazione alla nota della Provincia di Latina con cui, a seguito del crollo della “Casa dei Gladiatori” a Pompei, si esprime preoccupazione per lo stato bel Canale Romano nel Parco del Circeo e si imputa all’Ente Parco inerzia a fronte di un progetto d’intervento della Provincia, corre l’obbligo di esprimere alcune precisazioni.

Per l’ennesima volta si ribadisca che la Provincia di Latina non ha mai formalizzato alcun progetto all’Ente Parco con cui si chiedeva nulla osta per interventi sul Canale Romano; infatti lo studio di fattibilità presentato nell’ottobre 2008, e giudicato incompleto dalla stessa Provincia, non può essere in alcun modo considerato un progetto.

Lo studio di fattibilità prevedeva un intervento di recupero delle sponde del Canale Romano contestualmente ad una trasformazione dello stesso al fine di renderlo navigabile sino ad una profondità di 2 metri e 90 centimetri (contro l’attuale metro e mezzo circa); prevedeva inoltre l’abbattimento del Ponte Rosso e alla sua sostituzione con un ponte mobile. Come si comprende perfettamente dalla prima pagina e da una serie di tavole introduttive dello stesso studio, che illustra come un’imbarcazione di dimensioni significative avrebbe potuto attraversare il Canale Romano, l’obiettivo prioritario dell’ipotesi era quello di rendere accessibile il Lago di Paola attraverso un intervento strutturale sul canale di accesso; il resto, in massima parte condivisibile, appariva come accessorio rispetto a questo obiettivo.

Nell’ambito dei confronti preliminari che si sono svolti, l’Ente ha dichiarato la propria disponibilità ad assumere sin da subito la parte relativa ai meri interventi di restauro e di fruizione ed ha proposto di dividere in due distinti progetti l’ipotesi proposta dalla Provincia, un progetto relativo alla parte di recupero e restauro ed un altro relativo agli interventi strutturali; la Provincia di Latina non ritenne di dover aderire a questa proposta.

Se la Provincia di Latina intende rivedere questa posizione e mettere a disposizione della Soprintendenza la somma (o parte di questa) accantonata per l’intervento sul Canale Romano per consentire i primi interventi di restauro e messa in sicurezza, da realizzarsi senza ulteriori richieste sull’abbattimento del Ponte Rosso o sull’escavo del Canale Romano che nulla c’entrano con gli interventi di tutela che vanno posti in essere,  l’Ente Parco è assolutamente disponibile a qualunque forma di collaborazione per rendere possibili i lavori nel più breve tempo possibile.

Si ricorda che dalle recenti analisi della Soprintendenza e dagli studi della Facoltà di Archeologia dell’Università La Sapienza commissionati dall’Ente Parco, i principali problemi al Canale Romano sono derivati dall’abbattimento della vecchia “chiusa a mare, detta “Chiusa Innocenziana”, avvenuto (come dichiarato formalmente anche dal Comune di Sabaudia) in termini di illegalità poiché fatto prima che la conferenza si servizi insediatasi per le autorizzazioni di rito si pronunciasse in via definitiva.

I crolli di Pompei hanno giustamente suscitato in tutti sdegno ed impressione, è giustissimo dunque riflettere su situazioni analoghe e prevenire ulteriori disastri al nostro patrimonio culturale.  Si faccia però attenzione ad evitare confusioni ed ad non utilizzare l’emotività come pretesto per interventi dove la tutela costituisce l’abbellimento formale di progetti che potrebbero stravolgere luoghi e manufatti e con essi ambienti naturali oltre che assolutamente significativi per la nostra storia di un territorio.

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