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AUDIO – Studenti in rivolta, domani l’occupazione di ingegneria

L'ingresso dell'Università di Latina in Viale XVIII Dicembre

LATINA – Gli studenti universitari di Latina sono in rivolta. Le Facoltà di ingegneria ed economia rischiano di chiudere i battenti: mancano i fondi e già dal prossimo semestre con ogni probabilità le lezioni, così come gli esami dovranno essere svolti a Roma. E’ per questo motivo che i ragazzi si sono radunati in un comitato che già da domani si metterà all’opera: la facoltà verrà occupata dopo un incontro con tutti gli studenti e alcuni professori.

Che cosa c’è che non va dalla voce del consigliere Luigi Mazzoli

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DE MARCHIS – Stamattina ho incontrato gli studenti delle facoltà di Ingegneria, Economia e Medicina dell’Università di Latina. Decine di ragazzi e ragazze che hanno voluto  esprimere tutte le difficoltà, le paure, i bisogni di chi non chiede altro di poter studiare, crescere e formarsi nella propria città. La situazione della nostra università, infatti, è paradossale, soprattutto per quanto riguarda la Facoltà di Ingegneria: nonostante il rettore Luigi Frati ad ottobre abbia dato delle rassicurazioni, c’è il rischio che possa chiudere a partire dal prossimo semestre. Già oggi, essendo iniziate le lezioni in ritardo rispetto al calendario accademico, gli studenti sono costretti a fare 2-3 ore di lezione in più al giorno. Il problema di fondo è la mancanza di fondi per la didattica, nonostante i quasi 2000 studenti di Ingegneria, a cui si aggiungono 130/150 iscritti ogni anno, paghino le tasse con un bollettino in cui la causale è esplicitamente LA SAPIENZA – POLO PONTINO.  Stiamo parlando di 650.000 euro. Il punto è, sostengono i ragazzi, che i soldi sono versati alla sede centrale, a Roma, ma non vengono poi destinati alla sede di Latina. Per scoprire come stanno effettivamente le cose basterebbe vedere il bilancio dell’università ma pare che sia impossibile venirne a conoscenza, nonostante sia un loro  diritto. Intanto il rischio è che 1500 studenti debbano trasferirsi a studiare ingegneria a Roma. Ma siamo sicuri che tutti possano permettersi di andare a studiare nella capitale, magari dovendo prendere una stanza in affitto? L’esodo di studenti in realtà è già  cominciato, ma chi vuole rimanere teme che questo diventi un assist alla sede centrale per giustificare la chiusura della sede di Latina. In sintesi: non solo i nostri ragazzi pagano una tassa per un servizio che non viene loro corrisposto ma sono costretti a vivere in una situazione di perenne incertezza e precarietà. Ma non finisce qui, purtroppo. Anche la facoltà di Economia, fino ad oggi una delle poche certezze dell’università pontina, tra due anni potrebbe trovarsi nella stessa situazione. Non è possibile che la nostra università, che dovrebbe essere un punto fermo per Latina ed il suo futuro, non riesca nemmeno a  garantire lo svolgimento delle lezioni. Non lo possiamo accettare come latinensi, al di la di qualsiasi colore politico. Perché Latina non potrà mai essere la città del futuro se i nostri ragazzi sono costretti ad andarsene anche per studiare. Il mio impegno sarà, nell’immediato, cercare di ottenere, anche grazie al sostegno della parlamentare Sesa Amici, il bilancio dell’università per vedere come stanno effettivamente le cose oltre a sollecitare nuovamente il commissario Nardone per sbloccare i 400.000 euro del bilancio comunale destinati al nostro ateneo e finiti chissà dove. Ma non basta. Come ho già detto, da sindaco mi impegnerò a realizzare un Forum dell’innovazione, perché solo creando una sinergia tra Comune, Università e tessuto produttivo di Latina garantiremo alla nostra università di non dover vivere di sussidi “tappa-buchi” ma poter diventare collettore di progetti, fondi e iniziative. Il Comune in primis, si impegnerà a creare con l’università una partnership strategica coinvolgendola nella progettazione e gestione dei più importanti progetti per la città, come il sistema dei trasporti locali, il wi-fi pubblico e l’informatizzazione della macchina amministrativa, le politiche di sviluppo energetico a basso impatto ambientale.

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